Progettare e costruire modelli di Health City. Con questo obiettivo era stato redatto, nel 2016, il primo Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune”, oggi aggiornato in relazione al nuovo assetto sociale e alle necessità di offrire ai contesti urbani e alla comunità tutta, strumenti e prontezza per affrontare eventuali possibile emergenze, una eventualità non trascurabile, dopo la recente pandemia di Covid-19. Occorre agire per rendere le città promotrici della salute, con politiche chiare, sostenibili, in grado di tutelarla e migliorarla.
Il Manifesto
«Urban Health e One Health corrono sullo stesso binario – dichiara il Sottosegretario di Stato alla Salute Marcello Gemmato – perché il benessere dei cittadini è incentrato su un approccio olistico che vede salute umana, animale e ambientale strettamente correlate fra loro». Un concetto racchiuso nel Manifesto “La Salute nelle Città: Bene Comune”, nella sua prima versione e in quella attuale, rivisitata secondo le nuove esigenze sociali, grazie al contribuito di oltre 200 esperti e 36 tra Istituzioni, enti, università, società scientifiche, associazioni pubbliche e private tra cui ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Sport e Salute, Health City Institute, C14+, Federsanità, Istituto per la competitività I-COM, Fondazione SportCity.
Il ben-essere della città parte dalla prevenzione
Il concetto trasla dalle misure messa in atto in ambito clinico per allontanare il rischio di malattia. «Prevenzione – prosegue Gemmato – anche in un contesto urbano significa educazione a corretti stili di vita, attività fisica, conoscenza dei fattori di rischio per la salute, fra cui l’inquinamento atmosferico e acustico delle città e la loro “fisicità”, ovvero la disponibilità o meno di spazi verdi accessibili, trasposto urbano, servizi educativi e sanitari. La pianificazione urbana può rappresentare, quindi, una forma di “prevenzione primaria” che, attraverso politiche intersettoriali e con il coinvolgimento delle comunità interessate, diventa strategica nel processo di promozione della salute a tutti i livelli».
Una necessità emergente, quella della prevenzione nelle città, se si considera che ad oggi il 37% della popolazione italiana vive nelle aree Metropolitane, che sale a oltre il 50% a livello mondiale nelle città, con previsione di raggiungere una quota del 60% entro il 2030. Questo ha portato le città e le aree metropolitane a contribuire per il 70% alle emissioni globali di carbonio e per oltre il 60% all’uso delle risorse.
Le misure di sicurezza
«Occorre mettere in atto politiche sociali, culturali ed economiche che favoriscano uno sviluppo urbano consapevole – continua Antonio Decaro, Presidente ANCI – che abbia la salute come obiettivo primario, secondo il modello di “Health City”, tracciato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): città che siano cioè coscienti dell’importanza della salute come bene collettivo, necessità che è espressa e sottolineata nell’Obiettivo 11, “Rendere le città inclusive, sicure, resilienti”, nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU». Occorre pertanto pensare a modelli di riqualificazione e rigenerazione urbana nei quali la salute sia un fattore di crescita, coesione e di “formazione” di Health City, promotrici della salute, amministrate da politiche chiare per tutelarla e migliorarla. Ciò include anche la protezione degli aspetti psicologici, condizioni naturali, ambientali, climatiche e abitative, vita lavorativa, economica, sociale e culturale: un contesto urbano che sia salutogenico e non patogeno risulta ormai non trascurabile.
I 10 punti del Manifesto
Hanno l’obiettivo di guidare le città nella disamina dei determinanti della salute nei propri contesti e in relazione ad essi, pianificare strategie per migliorare stili di vita e stato di salute dei cittadini. Ecco i contenuti:
- ogni cittadino ha diritto a una vita sana ed integrata nel proprio contesto urbano. Bisogna rendere la salute il fulcro di tutte le politiche urbane;
- assicurare un alto livello di alfabetizzazione e di accessibilità all’informazione sanitaria per tutti i cittadini e inserire l’educazione sanitaria in tutti i programmi scolastici con particolare riferimento ai rischi per la salute nel contesto urbano;
- incoraggiare stili di vita sani nei luoghi di lavoro, nelle comunità e nei contesti familiari;
- promuovere una cultura alimentare e la lotta alla povertà alimentare;
- ampliare e migliorare l’accesso alle pratiche sportive e motorie per tutti i cittadini, favorendo lo sviluppo psicofisico dei giovani e l’invecchiamento attivo;
- sviluppare politiche locali di trasporto urbano orientate alla sostenibilità ambientale e alla creazione di una vita salutare;
- creare iniziative locali per promuovere l’adesione dei cittadini ai programmi di prevenzione primaria, con particolare riferimento alle malattie croniche, trasmissibili e non trasmissibili;
- intervenire per prevenire e contenere l’impatto delle malattie trasmissibili infettive e diffusive, promuovendo e incentivando i piani di vaccinazione, le profilassi e la capacità di reazione delle istituzioni coinvolte con la collaborazione dei cittadini;
- considerare la salute delle fasce più deboli e a rischio quale priorità per l’inclusione sociale nel contesto urbano;
- studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadini attraverso una forte alleanza tra Comuni, Università, Aziende Sanitarie, centri di ricerca, industria e professionisti.
Agire con tempestività
«La configurazione attuale delle città e l’inquinamento urbano rappresentano una fonte di rischi per i cittadini, compreso lo sviluppo di diverse malattie legate ai polmoni, ictus, demenze, malattie renali o diabete. Includere la salute nello sviluppo urbano – conclude Andrea Lenzi, Presidente di Health City Institute e del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri – è un fattore di crescita e di coesione per il Paese, come anche di inclusione sociale a favore di un’azione concreta anche per il clima e l’ambiente. Occorre cioè promuovere un assetto One Health che tiene conto delle connessioni tra salute umana, animale e ambientale considerando tutti i rischi per la salute umana».