Introdurre la prevenzione come materia di insegnamento nelle scuole, digitalizzare i processi di invito allo screening, promuovere un’informazione costante e capillare ed estendere il programma sperimentale della Rete Italiana Screening Polmonare – RISP – per ridurre la mortalità del tumore del polmone, che resta il “big killer” in ambito oncologico.

Sono queste alcune delle richieste che la coalizione multistakeholder di clinici, pazienti, industria ed esperti sanitari, attiva nel proporre soluzioni volte a migliorare il percorso dei pazienti oncologici, All.Can, ha sollecitato ai decisori sanitari lo scorso 15 febbraio in una tavola rotonda ospitata presso il Ministero della Salute dal titolo “La Raccomandazione UE sugli screening oncologici come priorità sanitaria”

Al centro dell’incontro – che ha visto un’ampia partecipazione della comunità scientifica e del mondo dell’associazionismo di area oncologica – la necessità di estendere l’offerta e l’adesione agli screening oncologici come richiesto dalla Raccomandazione UE.

La Raccomandazione UE

La Raccomandazione europea sugli screening oncologici esorta gli Stati Membri ad estendere gli screening già attivi – per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon-retto – e ad introdurne di nuovi per il carcinoma polmonare, prostatico e gastrico.

In Italia, nonostante le 395mila nuove diagnosi oncologiche registrate nel corso del 2023, e nonostante il SSN offra gratuitamente un percorso organizzato di prevenzione secondaria, il tasso di adesione agli screening della cervice uterina e del colon retto resta al di sotto della media UE, rischiando così di compromettere gli outcome di salute dei pazienti oncologici.

Nel 2022, stando al rapporto OCSE “Health at a glance”, in Italia si è sottoposto a screening mammografico solo il 43% delle donne aventi diritto, mentre i livelli di copertura degli screening cervicale e colorettale sono stati rispettivamente del 41% e del 27%, e con un evidente gradiente Nord-Sud, che penalizza le regioni del Meridione.

Aumentare l’offerta per incrementare l’adesione

«È fondamentale fare dell’Italia un’apripista in Europa per quanto riguarda le politiche di prevenzione e diagnosi precoce», ha sostenuto Paolo Bonaretti, portavoce di All.Can Italia. «Per farlo, All.Can Italia, da anni ormai impegnata nell’efficientamento del percorso del paziente oncologico, chiede con forza che i decisori pubblici si attivino per recepire la nuova Raccomandazione europea sugli screening oncologici ed ampliare i programmi di screening, partendo da progetti pilota sperimentali – come avvenuto per la Rete Italiana Screening Polmonare (RISP) – fino alla loro messa a regime».

La prevenzione: uno strumento chiave per ridurre i decessi

Per quanto ormai l’importanza di prevenzione e diagnosi precoce sia consolidata e riconosciuta a tutti i livelli, a fornire un’ulteriore conferma le evidenze scientifiche.

Uno studio recentemente pubblicato su JAMA Network ha messo in luce che un accesso più equo e capillare agli screening raccomandati per i tumori del polmone, del colon-retto, della mammella e della cervice uterina, potrebbe portare a un’importante riduzione delle morti per cancro, dal momento che il riconoscimento precoce della malattia offre maggiori possibilità di accedere a cure più tempestive, personalizzate e, in molti casi, definitive. 

Diffondere la cultura della prevenzione 

«La prevenzione primaria e gli screening oncologici sono determinanti per vincere il cancro – ha dichiarato Francesco Schittulli, Presidente della Lega italiana per la Lotta contro i Tumori – LILT – Per questo ritengo strategico un coinvolgimento sempre più diretto e attivo di una task force composta dalla Scuola, dalla Famiglia e dai Media. La LILT, parte della European Cancer League è impegnata da un lato a sensibilizzare il mondo scolastico, diffondendo la cultura della prevenzione come metodo di vita e, dall’altro, ad intensificare l‘operatività dei propri ambulatori diagnostici dedicati alla prevenzione secondaria».

Introdurre la prevenzione come materia scolastica

A sottolineare gli ampi margini di miglioramento nell’offerta e adesione agli screening è stata Rossana Berardi, Tesoriere AIOM – Associazione Italiana Oncologia Medica – e direttrice della Clinica Oncologica dell’AOU delle Marche – Università Politecnica delle Marche, la quale ha sottolineato che «Il punto di partenza non può che essere un cambio di paradigma in favore di maggiori investimenti e di una maggiore attenzione sulla prevenzione, sin da giovanissimi, introducendola come materia di insegnamento nelle scuole. Parallelamente, è necessaria un’azione più capillare e incisiva, anche prendendo spunto dalle buone pratiche introdotte in alcune realtà con successo e pubblicate in letteratura. La digitalizzazione dei processi di invito e prenotazione degli screening, in sostituzione della lettera cartacea, e l’utilizzo di reminder tramite contatto telefonico o telematico hanno dimostrato di essere efficaci nel migliorare la fruizione degli screening».

Ampliare i programmi di prevenzione per tumore del polmone

Di grande rilevanza anche le iniziative rivolte alla popolazione per informare circa l’opportunità di prevenzione, intercettare i soggetti ad alto rischio stimolando la partecipazione volontaria ai programmi di screening attivi.

Rispetto al cancro del polmone, che ha spesso una prognosi infausta e che continua ad avere una incidenza significativa – oltre 44mila casi nel 2023 su un totale di 395mila nuove diagnosi in Italia –  interessante notare come lo screening con TAC del torace a basse dosi nei grandi fumatori possa ridurre del 20% la mortalità.

«Ne deriva l’opportunità di ampliare i programmi nazionali di prevenzione oncologica anche verso questa neoplasia, così come indicato dalla Raccomandazione europea – ha ribadito Silvia Novello, presidente di Women Against Lung Cancer – WALCE – La Rete Italiana Screening Polmonare – RISP, nata nel 2021 con l’obiettivo di reclutare 10mila volontari eleggibili, dei quali oltre 8mila sono già stati sottoposti alla prima TAC, dimostra la fattibilità dell’iniziativa sul territorio nazionale e la buona aderenza da parte dei cittadini. Il programma ha un valore aggiunto in quanto coniuga prevenzione secondaria (con l’impiego della TAC) a prevenzione primaria (con programmi di disassuefazione tabagica). L’ulteriore estensione di questo programma ministeriale al momento attivo in 18 centri e 15 regioni italiane, fino a renderlo strutturale, potrà realmente consentire un cambio di paradigma nella lotta al tumore del polmone». 

Ancora, dall’evento è stata sottolineata l’opportunità di promuovere progetti pilota di screening basati sulla ricerca di familiarità ed ereditarietà documentata, in particolare rispetto ai geni BRCA1 e 2 che, oltre al tumore della mammella e dell’ovaio, possono essere collegati ad altri tipi di neoplasie, tra cui il tumore della prostata.