Il microbioma intestinale, ovvero l’insieme del patrimonio genetico di microrganismi che specificatamente compongono la popolazione batterica intestinale, potrebbe rappresentare uno “strumento” per determinare la risposta terapeutica a una terapia farmacologica. Nel caso alle statine impiegate nel controllo/gestione del colesterolo, finalizzata al trattamento e/o alla prevenzione delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche (Acvd). Ovvero la maggiore o minore efficacia della terapia sarebbero influenzati dalla presenza di alcuni popolazioni batteriche rispetto ad altre.

È quanto evidenzia uno studio (Heterogeneity in statin responses explained by variation in the human gut microbiome”) dell‘Institute for Systems Biology di Seattle, Stati Uniti, pubblicato su Med.

Le statine

Rappresentano la terapia maggiormente prescritta nel mondo per la gestione del rischio di Acvd, specie nella popolazione più anziana, in cui si evidenzia un importante impatto nella riduzione del rischio di mortalità patologia-specifico. Simili benefici, invece, non si registrerebbe nei riguardi dell’LDL, ovvero delle lipoproteine a bassa intensità, in cui si evidenzia una eterogeneità dei risultati.

Il dato non è irrilevante poiché, sebbene il colesterolo LDL non sia l’unico fattore che contribuisce alla progressione dell’Acvd, la capacità delle statine di ridurre il colesterolo LDL è direttamente proporzionale alla diminuzione di possibile sviluppo di manifestazioni cardiovascolari.

Esistono “eventi” esterni che possono condizionare questa relazione e influire sulla diversità di riposta terapeutica tra paziente e paziente? Se lo sono chiesto un gruppo di ricercatori americani, andando a fondo su evidenze di letteratura che dimostrerebbero un legame tra il microbioma intestinale e l’uso di statine, così come tra il microbioma intestinale e il rischio di Acvd.

L’ipotesi

Troverebbe fondamento nel fatto che, similmente ad altri farmaci, anche le statine sono prontamente metabolizzate dai batteri intestinali in composti secondari, ovvero il microbioma intestinale può influire sulla biodisponibilità o sulla potenza delle statine al suo ospite, contribuendo alla variabilità interindividuale nella risposta alle LDL indotta dalle statine stesse. Non solo: la modifica biochimica delle statine da parte dei batteri intestinali potrebbe potenzialmente contribuire agli effetti avversi del farmaco.

In buona sostanza, le diverse risposte dei pazienti alle statine potrebbero essere spiegate dalla variazione del microbioma umano, cioè dalla composizione/presenza batterica di specifici ceppi a livello intestinale. Lo studio americano sembrerebbe evidenziare che il microbioma arricchito con Bacteroides con livelli di diversità più bassi si associ a una risposta più forte di riduzione delle LDL con statine e a variazioni importanti del glucosio nel sangue, mentre un microbioma arricchito con Ruminococcaceae sembrerebbe legarsi alla maggiore protezione di effetti collaterali delle statine sulla resistenza all’insulina, pur continuando a mostrare una risposta di riduzione di LDL.

Lo studio

I ricercatori, sulla base di queste informazioni, hanno costruito dei modelli statistici, tenuto conto anche di microbioma, metaboloma, genoma umano e delle informazioni cliniche di una coorte americana di oltre 1.800 persone. L’obiettivo era quello di confermare la possibile variabilità degli effetti delle statine sia sul colesterolo sia sui marcatori della glicemia.

A ulteriore garanzia i ricercatori hanno poi convalidato i risultati in una coorte europea indipendente di quasi 1.000 persone, potendo così asserire e dimostrare che la variabilità nelle risposte delle statine sarebbe legata (anche) al microbioma in maniera completamente indipendente dalla variabilità catturata dal genoma.

In conclusione, sarebbe possibile ipotizzare che la sinergia di genoma e microbioma dia una motivazione più chiara e esaustiva del perché si assista a una risposta personalizzata e individuale alle terapie farmacologiche, compreso alle statine. Nella pratica questo aspetto si tradurrebbe, secondo i ricercatori, nella necessità di strutturare modelli che includano genetica e microbioma intestinale al fine di raffinare le previsioni circa l’impatto delle statine. Un dato di base su cui sarà necessario avviare a conferma una sperimentazione clinica.

Fonte:

  • Wilmanski T, Kornilov SA, Diener C et al. Heterogeneity in statin responses explained by variation in the human gut microbiome, Med 2022.