Uno studio osservazionale americano sembrerebbe dimostrare che un consumo maggiorato di noci può contribuire ad allontanare il rischio di sviluppo di recidive e ridurre il rischio di mortalità in donne con tumore del seno. Saranno tuttavia necessari studi clinici per confermare la relazione di causa e effetto, avvertono i ricercatori
Un campione di grande portata, comprendente quasi 3.500 donne con tumore del seno, di cui la gran parte positive al recettore per gli estrogeni (ER) o al recettore per il progesterone (PR), afferenti allo Shanghai Breast Cancer Survival Study. Su questa popolazione ricercatori del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, Tennessee (US), Shanghai Municipal Center for Disease Control and Prevention, Shanghai, Cina e del The Second Hospital of Shandong University, Jinan, Cina hanno voluto indagare l’impatto sull’evoluzione della malattia a oltre 5 anni dalla diagnosi derivante dal consumo di noci, alimento contenente nutrienti e fitochimici con effetti antiossidanti, antinfiammatori e inibitori della crescita tumorale.
Elemento discriminante nella selezione è stato inoltre avere risposto a un questionario di valutazione alimentare al follow-up a 5 anni. Dall’indagine, pubblicata sull’International Journal of Cancer, sono state escluse pazienti con tumore al seno in situ e con un consumo di qualsiasi tipo di noci superiore a 500 grammi al giorno. Le donne sono state successivamente suddivise in 3 gruppi: coloro che avevano escluso le noci dalla propria dieta, coloro che ne consumavano una quantità mediana e infine donne con un apporto superiore alla media.
Le prime evidenze osservazionali
Dalle informazioni raccolte i ricercatori hanno potuto registrare che le donne consumatrici di noci avevano maggiori probabilità di ricevere una diagnosi di tumore del seno allo stadio 1, in più giovane età, di avere un indice di massa corporea inferiore e un apporto energetico totale superiore, un punteggio CHFP (Chinese Food Pagoda)-2007 più elevato e un maggior apporto di alimenti a base di soia. Inoltre, erano donne con un livello di istruzione superiore, reddito più elevato, maggiormente dedite alla pratica fisica e essere stata sottoposta a immunoterapia. A 10 anni dalla diagnosi fra le consumatrici di noci, rispetto a coloro che non le includevano nella dieta, si sono osservate sopravvivenza più elevata (93,7% vs 89,0%, P=0,003) e maggiore sopravvivenza libera da malattia (94,1% vs. 86,2%, P<0,001).
Sono stati infine rilevati, fra gli eventi avversi intercorsi durante il follow-up, 374 decessi per tutte le cause, tra cui 252 per tumore al seno. Dunque, dopo aver incrociato i parametri considerati, ovvero età alla diagnosi, apporto energetico totale, reddito, stadio della malattia, stato ER, stato PR, età di menopausa, attività fisica, punteggio CHFP-2007, consumo di alimenti a base di soia, indice di massa corporea e variazioni del peso, i ricercatori concludevano che il consumo di noci era associato a una sopravvivenza libera da malattia significativamente migliore (hazard ratio, 0,52), ma non a una sopravvivenza generale significativamente migliore.
Rapporto dose-effetto
I ricercatori sono poi passati ad analizzare la quantità di noci consumate per stabilire un eventuale rapporto dose-risposta in termini di sopravvivenza generale e libera da malattia. È emerso che le donne con un consumo di noci superiore alla mediana, pari a circa 17,32 grammi a settimana, e uguale o inferiore alla mediana presentavano rispettivamente un rischio del 52% e del 45% inferiore di recidiva, metastasi o decesso per tumore al seno, con un rapporto dose-risposta lineare. Le premesse sono buone, ma non sufficienti a trarre conclusioni di efficacia definitive; sull’eventuale nesso di causalità dell’associazione dovranno rispondere studi clinici dedicati.
Fonte:
- Wang C, Gu K, Wang F et al. “Nut consumption in association with overall mortality and recurrence/disease-specific mortality among long-term breast cancer survivors”. Int J Cancer 2021 Oct 19. doi: 10.1002/ijc.33824. Online ahead of print.