La vitamina B6 ad alte dosi potrebbe contribuire a ridurre stati ansiosi e depressivi, grazie alla capacità di generare uno specifico messaggero chimico ad azione inibitoria sugli impulsi cerebrali, dunque con un effetto calmante. Sono le indicazioni, molto preliminari, che emergono da uno studio inglese

Le vitamine B6 e B12, è ben noto, sono coinvolte nei processi metabolici che riducono l’eccitazione neurale e aumentano l’inibizione. Potenzialmente, dunque, possono contribuire anche alla regolazione di stati umorali, quali ansia e depressione. Non solo: recenti teorie correlerebbero i disturbi dell’umore e alcune altre condizioni neuropsichiatriche a un disturbo di questo equilibrio che porta all’espressione di livelli elevati di attività cerebrale.

È altresì noto che il funzionamento del cervello si basa su un delicato equilibrio tra i neuroni eccitatori che trasportano le informazioni e quelli inibitori prevenendone l’attività incontrollata. La relazione tra i due fattori (stati umorali e vitamine), dunque, potrebbe avere una ragione d’essere, anche in un rapporto di stretta dipendenza. Come scoprire se si tratta solo di una ipotesi o se vi sia un fondo di attendibilità? Alcuni ricercatori inglesi della School of Psychology and Clinical Language Sciences dell’Università di Reading hanno a tal proposito avviato uno studio mirato in doppio cieco (High-dose Vitamin B6 supplementation reduces anxiety and strengthens visual surround suppression”) pubblicato su Human Psychopharmacology: Clinical and Experimental.

Lo studio

È stato condotto su numeri troppo piccoli per arrivare anche solo a formulare un’ipotesi, tuttavia sembra fornire alcune indicazioni preliminari meritevoli di approfondimenti successivi. I ricercatori hanno reclutato 478 partecipanti, di cui 381 donne (stante che i disturbi dell’umore sono a maggiore appannaggio della popolazione femminile) e 92 uomini di età compresa fra 18–58 anni, di media 23.0) suddivisi in modo casuale ad assumere per un mese durante i pasti integratori a base di vitamina B6 o B12 a dosaggi di circa 50 volte superiori alle dosi giornaliere raccomandate, oppure un placebo.

Perché proprio la vitamina B6? Questa aiuta il corpo a produrre un messaggero chimico specifico che inibisce l’attività cerebrale, tradotta dall’organismo in un effetto calmante. L’intento dello studio era dunque valutare se l’integrazione fosse stata in grado di ridurre stati umorali ansiosi e/o depressivi, non solo in termini di percezione da parte soggetti arruolati nello studio, ma anche in relazione ad alcune misure di esito comportamentale legate all’equilibrio tra inibizione neurale ed eccitazione.

Tra queste, l’ansia autoriferita e la depressione valutate al basale e dopo l’integrazione, il rilevamento/sensibilità al contrasto e soppressione del contorno visivo, la rivalità binoculare (fenomeno della visione durante il quale la coscienza alterna immagini molto diverse presentate a ciascun occhio), il test di batteria tattile utili e valutare la soglia di stimolazione vibrotattile di diverse dita.

La vitamina B12, invece, contribuisce, per sua natura, al metabolismo delle cellule cerebrali e la sua carenza porta a stati di affaticamento, depressione e ansia, appunto, ma anche a perdita di concentrazione e memoria e a diversi altri processi mentali e cognitivi.

In particolare i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sul potenziale ruolo della vitamina B6 nell’aumentare la produzione di acido gamma-aminobutirrico (GABA) che svolge una azione di blocco degli impulsi tra le cellule nervose nel cervello.

I risultati emersi

Le (re)azioni all’assunzione di vitamina B12 e/o B6 sono state valutate separatamente. È emerso che la vitamina B12 non ha effetti significativi rispetto al placebo durante il periodo di follow-up, diversamente dalla vitamina B6. Questa, infatti, avrebbe prodotto differenze statisticamente importanti tra i diversi gruppi: gli elevati livelli di GABA tra i partecipanti che avevano assunto integratori a base di vitamina B6 sono stati confermati dai test visivi effettuati alla fine del processo, dimostrando l’ipotesi che la vitamina B6 sia fra le possibili responsabili della riduzione dell’ansia. Inoltre, anche il rafforzamento della soppressione del contorno visivo sarebbe risultato coerente con livelli controllati di attività cerebrale.

In conclusione

Premessa iniziale è che, come detto, da un lato lo studio è ancora preliminare, su numeri troppo piccoli per fare ipotizzare anche minime conclusioni, e che, dall’altro i potenziali effetti della vitamina B6 sull’ansia sono sensibilmente inferiori rispetto a un tradizionale trattamento farmacologico.

Tuttavia vi sarebbero le indicazioni per avviare studi di approfondimento, condotti anche in altre direzioni, ad esempio testando l’eventuale effetto superiore derivante dall’associazione tra integratori a base di vitamina B6 e terapia cognitivo-comportamentale o avviando interventi specifici sulla correzione dello stile alimentare. Impostando cioè un dieta a supporto anche dell’aspetto cognitivo con sensibile riduzione degli effetti collaterali rispetto alla terapia tradizionale.

In buona sostanza, i primi risultati dello studio inglese suggeriscono che la supplementazione di vitamina B6 ad alte dosi può aumentare le influenze neurali GABAergiche inibitorie, in coerenza con il suo ruolo noto nella sintesi del GABA.

Fonte:

  • Field, D. T., Cracknell, R. O., Eastwood, J. R., Scarfe, P., Williams, C. M., Zheng, Y., & Tavassoli, T. (2022). High-dose Vitamin B6 supplementation reduces anxiety and strengthens visual surround suppression. Human Psychopharmacology: Clinical and Experimental, e2852