L’estratto del bergamotto (Citrus bergamia risso et poiteau), agrume che cresce anche nel nostro Meridione, sembra avere proprietà utili nel trattamento della steatosi epatica non alcolica o metabolica associata (NAFLD). In particolare, potrebbe avere un ruolo nel sostenere la riduzione del grasso epatico. È ancora poco chiaro quale sia il meccanismo d’azione che sostiene questa proprietà. Scoprirlo potrebbe essere utile, soprattutto considerando che, a oggi, non esiste un farmaco attivo contro la NAFLD, condizione che aumenta il rischio di sviluppo di cirrosi epatica e tumore al fegato.

Possibile azione dei polifenoli di bergamotto sulla riduzione del grasso epatico

Gli studi sin qui condotti sul bergamotto, in uomo e topo, puntano l’attenzione su una frazione polifenolica del frutto che contiene melitidina e brutieridina. Sono due molecole che si comportano come le statine. Altri polifenoli tenuti in considerazione rispetto al bergamotto sono neoeriocitrina, naringina e neoesperidina. Un recente lavoro italiano, condotto da ricercatori dell’Università della “Magna Grecia” di Catanzaro, conferma l’azione della frazione polifenolica dell’agrume sulla riduzione del grasso epatico e ne indaga l’intervento a livello di espressione genica. Bisogna, infatti, ricordare che gli epatociti producono grasso con una sintesi interna, inoltre la componente genetica ha un peso importante nello sviluppo di NAFLD.

Le due fasi dello studio

Gli autori hanno utilizzato una frazione polifenolica contentente al 40% di peso i tre polifenoli già elencati sopra, neoeriocitrina, naringina e neoesperidina. Lo studio è totalmente in vitro e parte con l’esaminare gli effetti di questi componenti su una cultura 2D di cellule di epatoma di ratto (McA Rh7777): questa prima fase evidenzia una riduzione del contenuto intracellulare di lipidi e la sua associazione con un aumento dell’espressione dei geni Acox1, Pparα e Ucp2, legati alla ß-ossidazione, e del gene Atg7, responsabile della lipofagia.

I risultati sono stati poi confermati in culture cellulari 3D, uno sferoide di cellule HepG2, derivate da tumore al fegato umano, e un organoide prodotto a partire da epatociti primari umani. Ovviamente servono ulteriori verifiche, ma questo lavoro nostrano sembra confermare che il bergamotto potrebbe essere un valido aiuto nel trattamento della NAFLD.

ruolo dei polifenoli del bergamotto nella steatosi epatica non alcolica
Immagine tratta dall’articolo originale sul ruolo dei polifenoli del bergamotto nella steatosi epatica non alcolica in studi in vitro

Accumulo di grassi nel fegato, condizione rischiosa per la salute

Questa è un’affezione che interesserebbe, secondo alcune stime, almeno un quarto degli italiani, con percentuali di prevalenza che variano tra il 20% e il 40% e che crescono nella popolazione obesa e diabetica.

Da un punto di vista medico, si parla di NAFLD quando vi sia un accumulo di trigliceridi nel fegato superiore al 5% e il soggetto assuma meno di 30 g/die di alcol se maschio e di 20 g/die se femmina. Oltre ad aumentare il rischio di cirrosi e cancro al fegato, questa condizione sembra aumentare il rischio di sviluppo di neoplasie in generale e di affezioni cardiovascolari, oltre a portare a un generale dismetabolismo: da qui l’importanza di individuare strategie per ridurre la quantità di grasso epatico. Ovviamente, la dieta è un fattore essenziale da prendere in considerazione, ma può non essere sufficiente, soprattutto in coloro che presentano una componente genetica che sostiene il dismetabolismo. Allo studio, pubblicato su “Nutrients”, ha collaborato anche l’Università of Gothenburg (Svezia).

Studio: Mirarchi, A.; Mare, R.; Musolino, V.; Nucera, S.; Mollace, V.; Pujia, A.; Montalcini, T.; Romeo, S.; Maurotti, S. Bergamot Polyphenol Extract Reduces Hepatocyte Neutral Fat by Increasing Beta-Oxidation. Nutrients 2022, 14, 3434.

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