Quando si parla di Echinacea, sarebbe bene precisare che si tratta in realtà di Echinacee, ossia di ben tre specie considerate officinali nell’ambito del genere Echinacea: E. pallida (radice), E. angustifolia (radice) ed E. purpurea (pianta intera). Pur esistendo, ovviamente, delle differenze nell’ambito dei singoli fitocomplessi, le tre Echinacee sono relativamente simili dal punto di vista della composizione chimica e quindi delle proprietà farmacologiche.

Complice dell’attività immunostimolante, antinfiammatoria, antiossidante e antivirale è la composizione articolata del fitocomplesso, che caratterizza non solo le radici, considerate la droga vegetale dalla fitoterapia occidentale, ma anche la parte aerea di questa famiglia di piante.

Nell’ambito della chimica delle specie Echinacea, sono diversi i gruppi di costituenti chimici, variabili in base alla specie considerata: vanno evidenziati glicosidi flavonoidici, un olio essenziale, polisaccaridi, polifenoli derivati dall’acido caffeico (echinacoside, acido cicorico, acido clorogenico, acido caftarico), alchilamidi, polieni e glicoproteine.

Echinacea, l’azione sul sistema immunitario

L’azione di Echinacea sul sistema immunitario è soprattutto di modulazione più che di stimolazione. Presi in considerazione negli ultimi 50 anni da più di 300 studi scientifici, gli estratti di E. purpurea e le loro frazioni sono stati testati sia clinicamente, ex vivo su cellule immunocompetenti dopo trattamento, su modello animale e in maniera molto approfondita in vitro. Questi si sono dimostrati capaci di modulare la risposta aspecifica, incrementando la capacità ossidativa delle cellule del sistema immunitario e attivando le cellule protagoniste dell’immunità innata dell’organismo, quali macrofagi, cellule NK e linfociti T, ma anche nella produzione di citochine (interleuchine IL-1 e IL-6, TNF-α).

Nello specifico, le ricerche farmacologiche su Echinacea hanno dimostrato in vitro un aumento di oltre il 50% dell’attività fagocitaria dei macrofagi e linfociti umani. L’attività immunostimolante è accompagnata da un’aumentata liberazione di TNF (Tumour Necrosis Factor) e sembra indicativa di un’attivazione non-specifica dei linfociti T.

Anche se tuttora non è ben chiaro l’esatto meccanismo responsabile degli effetti immunomodulanti dei preparati di Echinacea, quest’ultimo sembrerebbe correlato a un’interazione sinergica tra alcune delle sostanze funzionali del fitocomplesso quali glicoproteine, polisaccaridi e derivati dell’acido caffeico, oltre alle alchilamidi. Un dettaglio sorprendente è costituito dal fatto che la risposta sarebbe, secondo alcune ricerche, inversamente proporzionale allo status immunitario di base del soggetto.

Esaminando, in fase di pretrattamento, con un estratto etanolico di Echinacea purpurea, le concentrazioni delle citochine MCP-1, IL-8, IL-10 e INF-α, è stato possibile evidenziare che i valori di questi parametri tendono a subire un aumento rilevante nei soggetti con scarsa produzione basale, mentre nei soggetti con livelli basali già elevati i parametri sono rimasti praticamente invariati. In definitiva, una “stimolazione” al sistema immunitario che si attiva quando effettivamente ne sussiste la necessità.

Non solo sistema immunitario

L’azione di Echinacea, però, non è solo rivolta al sostegno del sistema immunitario. Grazie alla presenza, nel fitocomplesso, di alchilammidi e poliacetileni, soprattutto di isobutilammidi di acidi grassi alifatici, presenti in maggiore concentrazione in E. angustifolia, è possibile parlare di un’attività antiflogistica e analgesica, per inibizione delle COX e 5-LOX, ma anche di modulazione dell’espressione genica dell’mRNA relativo al TNF-α per interazione con i recettori dei cannabinoidi di tipo CB2.

Le alchilamidi, presenti in concentrazioni considerevoli in E. angustifolia radice, in proporzione minore in E. purpurea radice e ancor meno in E. purpurea parti aeree, possiedono, in vitro, attività antiialuronidasi, contribuendo così all’attività antinfiammatoria.

Numerosi i clinical trials randomizzati e le metanalisi che evidenziano l’efficacia di questa pianta come trattamento da utilizzare soprattutto in prevenzione e con grado di efficacia minore “ai primi sintomi di influenza e raffreddore”, indicata anche in acuto, allo scopo di ridurre la durata del tempo medio di malattia e la severità dei sintomi. Anche una recente metanalisi (Wagner e coll., 2015) e la monografia dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) riconoscono a Echinacea il ruolo di medicinale vegetale di uso consolidato per la prevenzione e il trattamento del raffreddore.

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Fonte:

  • Articolo tratto dal Modulo 3 del corso ECM “Nutraceutica e fitoterapia: le giuste sinergie a supporto del benessere”. Autori del modulo: Stefania La Badessa, Marco Biagi, Arrigo Cicero, Luca Gelardi, Alessandro Targhetta