Indipendentemente dalla causa scatenante, l’insufficienza del circolo venoso determina un complessivo rallentamento del flusso ematico, con relativo accumulo del sangue alla periferia: l’apporto di ossigeno e di principi nutritivi all’endotelio venoso risulta così notevolmente ridotto e questa condizione di ipossia determina, purtroppo, una sofferenza della parete vasale, che perde la sua normale permeabilità selettiva nei confronti delle cellule e delle sostanze circolanti nel sangue.

A causa dell’eccessiva tensione cui è sottoposta, la parete venosa diventa sempre meno resistente e tende a dilatarsi, perdendo la sua normale capacità di contenimento nei confronti del sangue, come riduzione del tono venoso. L’alterazione della permeabilità dell’endotelio consente la migrazione di liquidi e cellule nei tessuti adiacenti e conduce inevitabilmente ad un processo infiammatorio ed alla formazione di edemi che si manifestano esternamente e visibilmente come gonfiore localizzato (prevalentemente al di sotto della caviglia).

A causa del suddetto processo infiammatorio, l’endotelio modifica la sua permeabilità nei confronti della componente liquida del sangue, per facilitare il passaggio di sostanze che possono risultare utili per combattere il processo infiammatorio od infettivo (come gli anticorpi o PMN). I polimorfonucleati (PMN) − che in condizioni normali non attraversano l’endotelio e non migrano nei tessuti extravascolari − aderiscono, quindi, alla superficie endoteliale e, facendosi strada fra una cellula e l’altra, migrano al di fuori del vaso per raggiungere i tessuti extravascolari.

Qui vengono “attivati” e liberano nei tessuti sottocutanei una serie di enzimi, come le elastasi e la ialuronidasi, che idrolizzano due componenti essenziali del tessuto connettivo, l’elastina e l’acido ialuronico. Questi enzimi compromettono, quindi, la struttura della parete venosa e dei tessuti sottocutanei di sostegno del vaso, contribuendo a ridurne ulteriormente il tono e la capacità di contenimento nei confronti del sangue.

Il vaso venoso tende infine a dilatarsi progressivamente, assumendo la tipica forma “tortuosa” caratteristica delle varici. Alla liberazione degli enzimi consegue, inoltre, un’estensione del processo infiammatorio anche ai tessuti sottocutanei circostanti il vaso venoso che altera il normale trofismo cutaneo: la pelle si fa secca ed atrofica, tende a desquamare, perde i suoi normali annessi (peli, ghiandole sudoripare, ecc.) e, con la progressione della patologia, si rendono evidenti piccole ragadi o persino ulcerazioni cutanee.

L’intervento fitoterapico

Per quanto progressivo e irreversibile, il processo degenerativo che si verifica a carico delle vene è piuttosto lento e pur non potendo ripristinare l’integrità di un distretto venoso compromesso è tuttavia possibile limitare la progressione della malattia venosa in maniera significativa, tanto più efficacemente quanto più il processo è in una fase precoce.

L’estrema efficacia nella prevenzione e nel trattamento della sintomatologia che caratterizza la malattia venosa, unita ad un’elevata tollerabilità conferiscono alla fitoterapia un ruolo di grande rilievo nel mantenere l’omeostasi venosa, soprattutto nel trattamento a lungo termine. La validità della fitoterapia trova peraltro proprio nel campo dell’insufficienza venosa una lunga serie di conferme : basti pensare infatti che anche in ambito puramente farmacologico, il trattamento è incentrato prevalentemente sull’uso di molti principi attivi di origine vegetale – come la Centella asiatica, il Rusco, gli antocianosidi della Vite rossa o del Mirtillo, l’escina dell’Ippocastano – che hanno ampiamente dimostrato la capacità di incrementare il flusso ematico, ridurre il danno endoteliale, migliorare il trofismo cutaneo, facilitando al contempo la guarigione o la cicatrizzazione di eventuali ulcere cutanee.

Costanza e durata del trattamento diventano più che mai in questo caso fattori determinanti per il conseguimento di risultati soddisfacenti, valutando – soprattutto nei periodi di maggiore intensità dei disturbi circolatori – l’associazione di prodotti per uso topico alla terapia orale. Naturalmente, intervenire su un problema così complesso implica, oltre all’impiego dei fitoterapici più idonei per via orale e topica, anche un intervento multifattoriale, rimuovendo in primo luogo le varie condizioni che tendono a favorire l’IVC, come, per esempio, la sedentarietà, la prolungata stazione eretta, l’obesità, gli squilibri alimentari, e così via.

Sostenere la struttura della parete vasale con la centella

Nota soprattutto per la sua efficacia tra gli integratori naturali indicati in caso di cellulite, la centella (Centella asiatica) rappresenta una tra le piante medicinali più utilizzate nei disturbi venosi, attiva nello stimolare la rigenerazione dei tessuti cutanei e sottocutanei, producendo un miglioramento del tono e dell’elasticità della parete venosa.

L’effetto è legato al miglioramento dell’impalcatura connettivale, correlato ad una stimolazione della produzione di collagene da parte dei fibroblasti − sostanza indispensabile per un normale processo di riparazione della cute, nonché costituente fondamentale della struttura della parete vasale − che determina un miglioramento della riepitelizzazione ed una normalizzazione del tessuto connettivo perivascolare, favorendo così il mantenimento del tono e dell’elasticità della parete vascolare venosa.

Attraverso una riduzione della stasi ematica e della permeabilità dell’endotelio vasale (az.antiedematosa), la centella stimola il ripristino del normale equilibrio fra circolazione capillare/venosa e trofismo tissutale. Assunta periodicamente a scopo preventivo e di mantenimento, la centella permette, inoltre, di prevenire la comparsa di nuove varici.

I principi attivi sono localizzati nella frazione triterpenica della droga – rappresentata dalla parte epigea della pianta – e consistono principalmente nell’asiaticoside e due acidi triterpenici (acido asiatico e madecassico). Indicata, pertanto, nel trattamento delle varici, della sintomatologia ad esse associata (pesantezza, prurito, edema, dolore, crampi notturni) e nella prevenzione delle complicanze, la centella può essere utilizzata come estratto secco (titolato in derivati triterpenici totali min.5%) e anche come estratto idroalcolico (Tintura Madre).