Il ritardo delle cure e degli interventi terapeutici tra le cause delle numerose ospedalizzazioni e dell’alta letalità del virus. È quanto affermano alcuni medici protagonisti nelle terapie domiciliari precoci sul Journal of Pharmacy and Pharmacology Research

Perché l’Italia ha avuto (e continua ad avere) un numero di morti di Covid-19 così alto? Se lo chiedono oggi in tanti. Una possibile causa è il ritardo degli interventi terapeutici, responsabile di numerose ospedalizzazioni e di alta letalità.

A sostenerlo è uno studio pubblicato dal Journal of Pharmacy and Pharmacology Research, che racconta la storia delle terapie domiciliari Covid-19 in Italia (“The problem of home therapy during Covid-19 pandemic in Italy: Government guidelines versus freedom of cure?”). Uno studio a cura di un gruppo di medici italiani, tra cui alcuni protagonisti nel trattamento della pandemia con terapie domiciliari precoci: Serafino Fazio, Marco Cosentino, Franca Marino, Sergio Pandolfi, Elisabetta Zanolin e Paolo Bellavite.

Gli errori del Ministero

Sotto accusa, in particolare, la circolare del 2020 che propugnava la vigile attesa e l’utilizzo di paracetamolo a contrasto del virus (solo nella revisione di aprile del 2021 sono stati aggiunti gli antinfiammatori), tra l’altro in assenza di studi che ne dimostrassero l’efficacia.  La molecola, poi, si fa notare, manca di attività antinfiammatoria e rischia di esaurire le riserve di glutatione (“Paracetamol-Induced Glutathione Consumption: Is There a Link With Severe COVID-19 Illness?”).

Le linee guida del Ministero – riporta l’articolo – affermavano che, se la saturazione di ossigeno non scendeva al di sotto del 92%, non era necessario alcun trattamento farmacologico durante le prime 72 ore (quando, si fa notare, andare sotto quel livello indicava già un danno evidente ai polmoni).

Quel ritardo nell’intervento terapeutico potrebbe essere stato responsabile di numerosi ricoveri ospedalieri e di una letalità molto elevata (3,5%) in Italia nella prima fase, secondo i dati di Worldometers Coronavirus. Il tasso di letalità, nel nostro Paese, è poi sceso nel 2021 a 1,55% e a maggio del 2022 a 1%. Sono numeri che, in ogni caso, rimangono doppi rispetto a quelli di Paesi come Germania o Francia (0,53% e 0,50%) e superiori anche a quelli della Svezia (0,75%), che ha avuto un approccio free alla pandemia. Potrebbe non essere, inoltre, il fattore età a spiegare l’anomalia: il 21% della popolazione italiana è over 65, più o meno come in Portogallo (18%), ma quest’ultimo ha avuto una letalità dimezzata rispetto all’Italia.

Terapia precoce domiciliare: gli studi ne confermano l’efficacia

A molti medici è sembrato non etico non iniziare subito un trattamento farmacologico per combattere l’infezione e bloccare la progressione della malattia. Da qui la nascita di Gruppi per la terapia precoce. I più attivi sono il Comitato Cura Domiciliare Covid19, fondato a marzo 2020 dall’avvocato Erich Grimaldi, e IppocrateOrg, fondato tra maggio e luglio 2020 da Mauro Rango. Queste organizzazioni si sono appellate all’articolo 13 del codice deontologico (La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico).

Entrambe le organizzazioni hanno trattato migliaia di casi a domicilio con farmaci principalmente antinfiammatori non steroidei, la cui efficacia era validata dall’osservazione clinica, in associazione con farmaci antitrombotici, più protettori gastrici, ma anche altri farmaci come ivermectina, idrossiclorochina, con il supporto di vitamine e integratori. I risultati sono documentati da diversi studi osservazionali retrospettivi che documentano un drastico abbattimento delle ospedalizzazioni, minori decessi e minore durata dei sintomi.

La riscoperta dell’indometacina

In particolare, l’indometacina, un vecchio antinfiammatorio con proprietà antivirali usato per miocarditi e pericarditi, si sta confermando come uno dei rimedi migliori. Uno studio clinico, randomizzato in ambiente ospedaliero, ha messo a confronto la risposta a indometacina e paracetamolo in malati Covid (“Indomethacin Use for Mild & Moderate hospitalised Covid-19 patients: An open label randomized clinical trial”). Dei 103 pazienti del gruppo indometacina, nessuno ha sviluppato desaturazione, mentre 20 dei 107 della coorte paracetamolo ha sviluppato desaturazione.

A testarne l’efficacia era stato dapprima lo Spallanzani di Roma contro il SARS-Cov-1. È stato poi il professor Serafino Fazio, componente del Consiglio scientifico del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, già professore di Medicina Interna all’Università degli Studi di Napoli Federico II e specialista in medicina interna e cardiologia, a intuirne l’utilizzo per il SARS-Cov-2.

Il mix proposto prevede anche l’uso di acido acetilsalicilico a 100 mg, un protettore gastrico, l’omeprazolo e, grazie alla collaborazione con il professor Paolo Bellavite, due flavonoidi, quercetina ed esperidina, che agiscono in sinergia con l’indometacina, e ne permettono un minore dosaggio. La quercetina, in particolare, può avere, effetti positivi sull’evoluzione della malattia, possibilmente in associazione con antivirali, come dimostrano diversi studi (tra questi, “The therapeutic efficacy of quercetin in combination with antiviral drugs in hospitalized COVID-19 patients: A randomized controlled trial”).

L’abbinamento delle tre sostanze (indometacina, esperidina e quercetina), in sostanza, svolge il compito di fermare il virus sulle mucose delle alte vie aeree, in attesa che si sviluppi la reazione immunitaria naturale, con la formazione delle IgA secretorie, impedendo che scatti la seconda fase della malattia, ovvero che, entrando nel circolo ematico, la Spike eserciti l’azione trombotica, come si è visto anche dalle autopsie, inizialmente vietate da una circolare dell’aprile 2020.

«Le 72 ore sono fondamentali, come mostrano anche le linee guida per l’assunzione di monoclonali e antivirali – commenta il professor Fazio – Se blocchiamo il virus sulla porta di ingresso, sulle mucose delle vie aeree e intestinali, i danni non si verificano. Dare, invece, il tempo al virus di moltiplicarsi, replicandosi, entrare nel sangue e avere una diffusione negli organi vitali, significa poi non avere più molte chance di ripresa. Intervenire dopo che si sono verificati i danni non serveIl virus, infatti, si lega ai recettori Ace2 delle piastrine e le rende iperaggreganti e si formano microtrombi. Per precauzione, diamo in aggiunta la cardioaspirina: se parte del virus supera le barriere trova piastrine non pronte ad aggregarsi».

Bibliografia:

  • Serafino Fazio, Marco Cosentino, Franca Marino, Sergio Pandolfi, Elisabetta Zanolin, Paolo Bellavite. The Problem of Home Therapy during COVID-19 Pandemic in Italy:
    Government Guidelines versus Freedom of Cure?. Journal of Pharmacy and Pharmacology Research 6 (2022): 100-114
  • Sestili P, Fimognari C. Paracetamol-Induced Glutathione Consumption: Is There a Link With Severe COVID-19 Illness? Front Pharmacol. 2020 Oct 7;11:579944.
  • Ravichandran R, Mohan SK, Sukumaran SK, Kamaraj D, Daivasuga SS, Ravi SOAS, Vijayaraghavalu S, Kumar RK. An open label randomized clinical trial of Indomethacin for mild and moderate hospitalised Covid-19 patients. Sci Rep. 2022 Apr 19;12(1):6413. Erratum in: Sci Rep. 2022 Jun 20;12(1):10389. 
  • Shohan M, Nashibi R, Mahmoudian-Sani MR, Abolnezhadian F, Ghafourian M, Alavi SM, Sharhani A, Khodadadi A. The therapeutic efficacy of quercetin in combination with antiviral drugs in hospitalized COVID-19 patients: A randomized controlled trial. Eur J Pharmacol. 2022 Jan 5;914:174615.