Il cancro è una patologia con incidenza in crescita nel mondo moderno, sia per l’invecchiamento della popolazione che, probabilmente, per il peggioramento delle condizioni ambientali: le cause profonde che portano allo sviluppo di una neoplasia in un soggetto sono complesse e vedono fattori genetici che si intersecano con fattori ambientali e microambientali, questi ultimi legati fortemente agli stili di vita. Sono in crescita le evidenze, per esempio, che determinati metabiliti prodotti dalle comunità batteriche che abitano il nostro intestino, e non solo, possono favorire la crescita tumorale piuttosto che rallentarla. Allo stesso modo, sembra che la carenza di alcuni macro e microelementi possa giocare un ruolo importante nel tasso di rischio di incorrere in una neoplasia.

Lo studio statunitense

Una delle sostanze studiate è senza dubbio la vitamina D, perché importante per l’attività del sistema immunitario che dovrebbe vigilare per eliminare le cellule neoplastiche al loro formarsi. Questa vitamina potrebbe avere poi altri importanti ruoli. Un recente studio statunitense, realizzato dal National Institute of Environmental Health Sciences del Research Triangle Park, in North Carolina, e dal National Institute on Minority Health and Health Disparities di Bethesda, in Maryland, ha indagato il ruolo protettivo della vitamina D nei confronti dei tumori in donne ispaniche e nere. Ci sono evidenze che le donne di queste etnie hanno livelli di vitamina D circolanti inferiori rispetto alle donne bianche, probabilmente dovute alla diversa capacità della radiazione solare di penetrare nella cute chiara rispetto a quella scura per attivarne l’assorbimento.

Allo studio hanno partecipato 415 donne, 290 nere africane/americane e 125 ispaniche/latine non nere, con tumore alla mammella. Per ognuna si sono calcolati i livelli circolanti di 25(OH)D e 24,25(OH)2D al tempo 0, per poi confrontarli con quelli di 1545 donne delle stesse etnie ma che non hanno sviluppato tumore al seno. Il confronto ha permesso di evidenziare alcuni aspetti interessanti. Innanzitutto, le donne di entrambe le etnie con livelli di 25(OH)D circolante superiore a 20 ng/mL, considerata la soglia minima clinica, hanno un minor rischio di sviluppare tumore alla mammella rispetto alle donne con concentrazione inferiore. Interessante osservare inoltre che questa associazione inversa è più forte tra le donne ispaniche non nere/latine, rispetto alle donne nere africane/americane. Nessuna evidenza, invece, dell’influenza di altri aspetti, quali menopausa, stato dei recettori degli estrogeni, invasività o tempo del follow-up.

Questo studio, pubblicato sulla rivista “Cancer” ha una doppia importanza: da una parte conferma il ruolo protettivo della vitamina D in donne nere e ispaniche contro lo sviluppo del carcinoma alla mammella, dall’altro, suggerisce indirettamente l’importanza di tenere sotto controllo i livelli ematici di vitamina D per individuare donne con maggior rischio di incorrere in questa neoplasia, la prima per incidenza nel sesso femminile. Non è ancora chiaro se una supplementazione esterna possa essere di aiuto nel ridurre il rischio tumorale, ma questo è un aspetto al momento sotto la lente di ingrandimento della ricerca.

Studio

  • O’Brien KM, Harmon QE, Jackson CL, Diaz-Santana MV, Taylor JA, Weinberg CR, Sandler DP. Vitamin D concentrations and breast cancer incidence among Black/African American and non-Black Hispanic/Latina women. Cancer. 2022 Apr 25. doi: 10.1002/cncr.34198. Epub ahead of print. PMID: 35466399.