Programmi di attività fisica, integrati in un percorso di presa in carico globale, possono contribuire a migliorare la salute mentale di bambini e adolescenti con disturbo specifico e con problematiche di sviluppo neurologico (NDD).

Programmi che devono essere modulati in funzione delle richieste e caratteristiche del disturbo, dell’età del bambino e di altre variabili. Le evidenze da un recente studio cinese, pubblicata su JAMA Pediatrics.

Background

Quale apporto può dare l’attività fisica nel migliorare la salute mentale nei bambini e negli adolescenti con NDD? Può agire specificatamente anche su alcune specificità come la funzione cognitiva, il miglioramento del benessere psicologico, i problemi interiorizzati ed esternalizzati?

Domande ancora non completamente risolte che sono state il “trigger” per l’avvio di uno studio dedicato, una metanalisi, da parte di ricercatori cinesi che hanno provveduto dapprima a una selezione di quanto presente sul tema in letteratura fino a Maggio 2023, tramite una indagine su specifici motori di ricerca/database, quali Web of Science, PsycINFO, SPORTDiscus, MEDLINE, CINAHL ed ERIC, arrivando a estrapolare 5.890 totali.

Di questi sono stati poi considerati 76 studi fra studi clinici randomizzati o non randomizzati, che applicavano interventi di attività fisica e riportavano almeno 1 risultato sulla salute mentale in bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 17 anni con NDD, per un totale di 3.007 partecipanti.

Un numero sufficientemente ampio per arrivare ad alcune indicazioni, su base scientifica. Obiettivo dello studio attuale era infatti arrivare a comprendere il potenziale impatto di interventi di attività fisica in termine di beneficio generale per la salute mentale e per i vari suoi sottogruppi, funzione cognitiva, benessere psicologico, problemi internalizzanti ed esternalizzanti, in questi cluster di piccoli/giovani pazienti. 

Le evidenze

Lo studio sembra attestare che sì, in generale l’attività fisica può contribuire al miglioramento globale della salute mentale e che, sì, può favorire anche i sotto-aspetti associati al disturbo, con dati positivi su tutte le componenti.

Nello specifico: per la salute mentale complessiva (g, 0,67; IC 95%, 0,50-0,85), funzione cognitiva (g, 0,74; IC 95%, 0,53-0,95), benessere psicologico (g, 0,56; IC 95%, 0,16-0,96), problemi internalizzanti (g, 0,72; IC 95%, 0,34-1,10) ed esternalizzanti (g, 0,58; IC 95%, 0,28-0,89).

Lo studio è andato oltre chiedendosi quale tipologia di attività fisica fosse la più indicata in relazione alla variabile considerata e per rispondere alla domanda i ricercatori hanno “messo in gioco” alcuni moderatori e modulatori: frequenza, sessioni totali e durata.

È così emerso che frequenza, numero di sessioni e durata totali dell’attività fisica condotta sono importanti per la salute mentale complessiva; sessioni totali e durata totale impattano in misura maggiore sulla funzione cognitiva; che durata e frequenza delle sedute incidono sul benessere psicologico; che tipo di attività fisica influenza i problemi di internalizzazione e che, infine, la durata della sessione va presa in considerazione in maniera specifica per problemi esternalizzanti.

In conclusione

I risultati della metanalisi sembrano suggerire che bambini e adolescenti con diversi tipi di NDD possono beneficiare di programmi di attività fisica con trattamenti comuni, condotti anche in una sessione che li vede insieme partecipi in caso di esercizi per il miglioramento della salute mentale generale, a fronte invece della necessità di organizzare specifici sottogruppi di trattamento in funzione del sotto-disturbo considerato, con sessioni di attività fisica appositamente studiati sulle variabili di maggiore efficacia.

Fonte

Liu C, Liang X, Sit HC. Physical activity and mental health in children and adolescents with neurodevelopmental disorders. A systematic review and meta-analysis. JAMA Pediatrics 2024. Doi: http://doi.org/10.1001/jamapediatrics.2023.6251