Quello delle allergie è un problema in costante crescita: si stima che colpisca il 20% della popolazione mondiale. Sebbene solo di rado associate a morte, le allergie impattano sulla crescita del soggetto, comportando nel contempo un’ingente fonte di spesa per le famiglie e anche i sistemi sanitari. Crescono le evidenze che, alla base della loro formazione, vi siano disequilibri nel microbiota intestinale. È noto che, alla nascita, il neonato ha un microbiota estremamente complesso, che fluttua e reagisce prontamente agli stimoli esterni; è solo intorno al 18esimo mese di vita che il microbiota intestinale si stabilizza. Come, dipende dagli stimoli che ha ricevuto nei mesi precedenti, anche con l’alimentazione. L’allattamento al seno sembra favorire il rinforzo di ceppi batterici utili all’uomo, come Lattobacilli e Bifidobatteri. Diverso è il discorso per chi fa uso di latte artificiale.
Di recente un gruppo multispecialistico, composto da nutrizionisti, paediatri, gastroenterologi, allergologi e neonatologi, ha pubbicato su “Nutrients” una serie di indicazioni da seguire per ridurre il rischio che un bambino sviluppo allergia a seguito dell’assunzione di formulazioni artificiali. Focalizzate sui neonati a rischio di sviluppare allergie, i suggerimenti offerti potrebbero essere generalizzati a tutta la popolazione neonatale che assume latte artificiale. Fermo restando che l’allattamento al seno è da suggerire e supportare, perché è quello indubbiamente più adeguato ai nascituri. L’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea (EFSA) impone che le formule del latte artificiale offrano un apporto totale tra i 1,8 e 2,5 grammi di proteine, tra i 4,4 e i 6 grammi di grasso e tra i 9 e i 14 grammi di carboidrati, in tutti i casi ogni 100 kcalorie. Recenti studi hanno inoltre evidenziato come le formulazioni che contengono proteine del latte intatte e non idrolizzate sono più sicure nel proteggere dallo sviluppo di allergie. Nate per evitare lo sviluppo di allergia al lattosio, le formule con proteine idrolizzate hanno avuto un successo diverso nei vari Paesi del mondo, rappresentando poco meno dell’1% degli acquisti in Paesi come Italia e Spagna, ma raggiungendo il 47% in Portogallo.
Sebbene siano state per anni suggerite dalle Associazioni di Pediatria, gli studi più recenti non trovano alcun nesso tra queste formulazioni e la protezione dalle allergie. É quindi meglio introdurre le proteine intere, anche se sono un possibile allergene, per aiutare il neonato ad accettarle. Le proteine idrolizzate sono tuttavia consigliate in allattamenti di breve termine nei primi giorni di vita. L’altro aspetto importante sembra essere la scelta di formulazioni arricchite in prebiotici, probiotici e sinbiotici, perché ci sono studi che supportano la loro capacità di favorire la crescita di ceppi batterici “buoni”. Ovviamente, al pediatra e al neonatologie resta la parte più “difficile”, ovvero individuare i soggetti a maggior rischio di sviluppare allergia. Ecco alcune indicazioni. Se si lasciano da parte i fattori non mutabili, come etnia e storia famigliare, bisogna tenere conto dell’esposizione a fumo di tabacco, inquinamento ambientale, allergeni alimentari, la possibile carenza di vitamina D, la storia gestazionale della madre, il tipo di parto – il parto cesario è predisponente -, l’uso di antibiotici nei primi mesi di vita e l’attenzione a disinfettare biberon e tettarelle. Lo studio ha visto la collaborazione di ricercatori portoghesi e spagnoli.
Studio: Amil Dias, J.; Santos, E.; Asseiceira, I.; Jacob, S.; Ribes Koninckx, C. The Role of Infant Formulas in the Primary Prevention of Allergies in Non-Breastfed Infants at Risk of Developing Allergies–Recommendations from a Multidisciplinary Group of Experts. Nutrients 2022, 14, 4016. https://doi.org/10.3390/nu14194016