Bruno Renzi: Ayurveda Maharishi e Psichiatria

5020

Un Ayurveda moderno?
No, non moderno ma più comprensibile per un medico occidentale in perfetto accordo con la letteratura Vedica Tradizionale. È stata proprio questa la grande intuizione di Maharishi Mahesh Yogi. Un grande lavoro che ha avuto  il merito di facilitare l’approccio medico-scientifico a concetti prima di difficile comprensione per i medici allopatici o considerati troppo esotici. Ciò ha ampliato i margini di collaborazione tra medicina allopatica e le medicine tradizionali. Il tutto nel rispetto più assoluto della conoscenza tradizionale Vedica. La formazione alla medicina Vedica di Maharishi prevede, infatti, l’insegnamento completo dell’Ayurveda in accordo con la letteratura Vedica Classica.

Come intende in quest’ottica la psichiatria?
Occorre premettere che ancora oggi, in misura minore rispetto ad alcuni decenni fa, esiste una psichiatria prevalentemente biologica che attraverso gli studi tende a monitorizzare alcuni parametri neurobiologici con un approccio prevalentemente “scientifico”. C’è poi un’altra psichiatria più attenta allo studio dei processi psicodinamici. Per il particolare percorso che Maharischi ci fece fare utilizzando la fisica quantistica sono giunto a una visione neuro-psicofisica della mente ossia della fisica quantistica applicata alla neurofisiologia questo vuol dire che non ci si limita più alla visione prettamente biochimica ma si va oltre a utilizzare delle griglie di tipo elettromagnetico e un livello della realtà molto più sottile.

Qual è la sfida della psichiatria? E quale il suo punto di vista?
La grande sfida degli ultimi venti anni è stata quella di creare un ponte tra mente e cervello:il cervello è un organo, una struttura. La mente, invece, non può essere compresa in termini di localizzazione ovvero di strutture con determinate funzioni, questo può essere parzialmente vero su un piano neurobiologico. Ma ci sono alcune funzioni superiori, come la capacità di astrazione, l’intuizione, la capacità di ridefinizione critica ed altre ancora che possono essere compresi solo in termini olografici e quindi la scienza si sta muovendo in questa direzione. Io personalmente, condivido le ipotesi di Pribram. Ai fenomeni bioelettrici cerebrali sono correlati fenomeni elettromagnetici, l’integrazione di questi realizza delle densità elettromagnetiche che a loro volta consentono le rappresentazioni tridimensionali in termini olografici. Ogni percezione viene costruita attraverso l’interazione fra una memoria preesistente e percezioni complesse, ovvero in base a quanto preesiste nella nostra mente e, a un livello più profondo, nella nostra anima.