Tra i batteri tipicamente presenti nel microbiota intestinale c’è anche il Clostridium difficile, specie anaerobia che nel soggetto sano porta raramente a malattia. In presenza di una forte alterazione della popolazione microbica intestinale, però, si può assistere a una sovraffollamento da parte di questo battere, con comparsa di diarrea liquida, febbre, nausea, dolori addominali e colite. Tra i soggetti più a rischio vi sono quelli sottoposti a più cicli antibiotici, causa dell’alterazione del microbiota intestinale: non a caso, è anche una delle infezioni tipicamente correlate all’assistenza ospedaliera. Sembra infatti che C. difficile sia causa del 20-30% dei casi di diarrea che si verificano in ospedale e che colpisca l’8% dei pazienti ricoverati. L’infezione è particolarmente pericolosa nei soggetti anziani, perché già fragili e caratterizzati da un equilibrio fisiologico delicato. Il trattamento terapeutico prevede l’uso di antibiotici, come per esempio metronidazolo, vancomicina e fidaxomicina. Purtroppo, nel 20% dei casi l’infezione si ripropone nel tempo.
La ricerca
Alcuni gruppi di ricerca stanno cercando alleati in sostanze capaci di intervenire sul microbiota intestinale, riequilibrandolo e rendendo quindi difficile al C. difficile di ripresentarsi con prepotenza: come ogni altra specie batterica opportunista, infatti, questo “gram positivo” può riprodursi in modo incontrollato solo se le altre popolazioni intestinali sono deboli. Ecco allora che il Primo Ospedale affiliato alla Facoltà di Medicina dell’Università di Zhejiang, in Cina, si è concentrato, insieme al Centro di Ricerca Clinica Nazionale sulle Malattie Infettive, sulla principale catechina presente nel tè verde, l’epigallocatechina gallato, che ha si è già mostrato capace, in vitro, di contrastare la crescita di C. difficile.
Gli autori propongono uno studio in vivo su modello animale, in particolare su topi femmine del ceppo C57BL, divise in 4 gruppi per studiare varie soluzioni terapeutiche e avere un confronto con i tipo sani. Il primo gruppo, con 8 soggetti, è infatti “di controllo”. Il secondo gruppo, con 12 individui, è infettato con C. difficile e viene trattato per 5 giorni con un cocktail di antibiotici e, in coda, con acqua sterile per 2 giorni. Il gruppo 3, di 10 individui, ha assunto per via orale 25 mg per Kg di peso corporeo di epigallocatechina gallato, mentre il gruppo 4, con altri 10 individui, una dose di 50 mg per kg della stessa sostanza. Alla fine della sperimentazione, i ricercatori hanno raccolto le feci dei roditori per esaminarle e, quindi, li hanno sacrificati per poterne studiare il tessuto del colon prossimale, alla ricerca di segni di colite.
Gli autori hanno così potuto osservare che l’epigallocatechina gallato protegge le pareti intestinali da infiammazione dovuta al C. difficile, con un grado di protezione che aumenta al crescere della dose assunta. Inoltre, mettendo a confronto la popolazione del microbiota intestinale dei 4 gruppi, si può osservare che la varietà di specie microbiche presenti nei roditori infettati da C. difficile è inferiore a quella del gruppo di controllo. Inoltre, l’assunzione di epigallocatechina gallato si associa con una minore presenza di C. difficile e una crescita dei ceppi di Lactobacillaceae e Lachnospiraceae, entrambi associati al benessere intestinali. È probabile, quindi, che la catechina intervenga nelle infezioni da C. difficile sia riducendone il potere infiammatorio, sia supportando la crescita di ceppi sani. Pubblicato su “Nutrients”, lo studio è molto approfondito e analizza nel dettaglio anche i cambiamenti di specie che avvengono nei diversi gruppi di topi presi in considerazione.
Studio: Wu, Z.; Shen, J.; Xu, Q.; Xiang, Q.; Chen, Y.; Lv, L.; Zheng, B.; Wang, Q.; Wang, S.; Li, L. Epigallocatechin-3-Gallate Improves Intestinal Gut Microbiota Homeostasis and Ameliorates Clostridioides difficile Infection. Nutrients 2022, 14, 3756. https://doi.org/10.3390/nu14183756