Studi di ricerca preclinica, in vitro e in vivo, e studi clinici sembrerebbero dimostrare l’efficacia di alcune sostanze vegetali nel trattamento e gestione dei tumori maligni della tiroide. Prima patologia per quanto concerne le forme endocrine di cancro, conta nel mondo, ogni anno, oltre 500mila nuove diagnosi. Tra queste le più ricorrenti riguardano tumori meno aggressivi, dunque meglio trattabili con le terapie tradizionali. Ciò ha limitato lo sviluppo di studi su altri possibili rimedi diversi dallo standard, ma in questa direzione cominciano ad arrivare positive attestazioni.

Studi in vivo e in vitro

Genisteina, resveratrolo, curcumina, glucosinolati, epigallocatechina-3-gallato, apigenina: sono queste le molecole bioattive che sembrano agire più efficacemente sulle cellule tumorali del carcinoma della tiroide, inducendone l’apoptosi, o comunque inibendo la proliferazione e invasione cellulare, sensibili vantaggi si registrerebbero anche sul potenziamento dell’efficacia della terapia con radioiodio.

Studi clinici ed epidemiologici

Sono scarsi e limitati a poche sostanze, tra queste la fosbretabulina, un profarmaco derivato dal Combretum caffrum, pianta di origini africane, che inibendo l’azione dei microtubuli, indice l’arresto mitotico e l’apoptosi endoteliale. Ci sarebbe evidenza in studi di fase I e fase II della capacità della fosbretabulina di impattare sui tumori anaplastici avanzati della tiroide, con effetti antitumorali accettabili. I dati di efficacia sono ancora preliminari e dovranno essere confermati da ulteriori studi che indaghino anche sulla sopravvivenza globale.

In parallelo si stanno sviluppando studi di valutazione su sostanze di uso comune, tra queste il. Ricerche epidemiologiche, in particolare una metanalisi che ha preso in considerazione 14 studi (2 studi di coorte e 12 studi caso-controllo) per un totale di quasi 3 mila casi di tumore della tiroide e all’incirca 106.500 partecipanti, suggerirebbero in pazienti con il più alto consumo di tè rispetto a quelli più bassi, un rischio relativo per malattia dello 0,774 (IC 95% = 0,619-0,967), ovvero un effetto protettivo sul cancro alla tiroide, registrato soprattutto in soggetti residenti in America ed in Europa rispetto all’Asia. Un dato confermato anche da una umbrella review secondo cui il rischio di cancro orale nelle popolazioni che consumano tè è significativamente ridotto (OR = 0,62; IC 95%: 0,55, 0,72).

Fonti:

  • Ma S, Wang C, Bai J et al “Association of tea consumption and the risk of thyroid cancer: a meta-analysis”. Int J Clin Exp Med. 2015 Aug 15;8(8):14345-51.eCollection 2015.
  • Granata R; Locati LD, Licitra L “Fosbretabulin for the treatment of anaplastic thyroid cancer” Future Oncol. 2014 Oct;10(13):2015-21. doi: 10.2217/fon.14.154.
  • Kim TL, Jeong GH, Yang JW et al. “Tea Consumption and Risk of Cancer: An Umbrella Review and Meta-Analysis of Observational Studies” .Adv Nutr, 2020 Nov 16;11(6):1437-1452. doi: 10.1093/advances/nmaa077.