Si stima che in Italia il 25-35% della popolazione soffra di “sindrome metabolica”, termine con il quale si indica una condizione di squilibrio metabolico, appunto, che porta a maggiore rischio di sviluppare patologie cerebro e cardiovascolari e diabete. Si parla di un BMI eccessivo, della presenza di grasso addominale, di alte concentrazioni di colesterolo LDL associate a basso HDL, trigliceridi elevati, pressione alta, resistenza all’insulina e iperuricemia: più sono gli aspetti presenti in un individuo e maggiore cresce il rischio di incorrere in patologie. Importante è il ruolo degli stili di vita e dell’alimentazione, ma ci sono integratori che possono aiutare?

Un recente studio portoghese, pubblicato su “Frontiers”, valuta la possibilità di utilizzare gli scarti della lavorazione del caffè per supportare il trattamento di questa condizione metabolica. Più nel dettaglio, ci si concentra sul sottile rivestimento dei chicchi di caffè, chiamato “silverskin”, il principale scarto della torrefazione, ricco in: caffeina (~1 g/100 g); fibre alimentari (~60 g/100 g), soprattutto insolubili; proteine (~12 g/100 g) e aminoacidi, soprattutto acido aspartico e acido glutammico, sebbene siano rappresentati anche leucina, isoleucina e valina; minerali, soprattutto potassio (5 g/100 g), magnesio (2 g/100 g) e calcio (0.5 g/100 g); vitamina B2 (0.18–0.2 μg/g), B3 (2.5–3.1 μg/g) e vitamina E; fenoli, in particolare l’acido clerogenico. Normalmente il “silverskin” viene eliminato. Nel suo insieme, tuttavia, questo prodotto potrebbe influenzare l’assorbimento intestinale di zucchero e il suo metabolismo nel corpo, il metabolismo dei lipidi e interagire con il microbiota intestinale, arrivando a svolgere anche funzioni anti-infiammatorie. Questi, almeno, i risultati della mini-revisione condotta dal gruppo di ricercatori partendo da studi di letteratura.

Più nel dettaglio, il controllo dell’assorbimento di glucosio e del suo metabolismo sarebbe da imputare all’acido clorogenico che sembrerebbe agire da antagonista per il trasporto del glucosio, oltre che interferire con alcune attività fisiologiche richieste per l’assorbimento del glucosio, appunto. Il “silverskin” potrebbe essere addirittura migliore della bevanda caffè perché al suo interno ci sono alcune sostanze derivate dalla torrefazione, che sembrano amplicare l’azione “contro” il glucosio. Inoltre, l’estratto acquoso di “silverskin” sembra ridurre la glicemia post prandiale e i picchi glicemici, sempre più sotto la lente di ingrandimento della ricerca, perché associati a maggiore infiammazione e a una tendenza all’aumento ponderale. Infine, ci sono studi che indicano il “silverskin” come capace di ridurre gli accumuli di grasso nel corpo. Gli autori intendono suggerire di continuare a studiare questo scarto: se ne potrebbe avere un vantaggio medico e anche ambientale. Ogni anno, infatti, sono più di 10 milioni le tonnellate di rifiuti solidi che restano dalla lavorazione del caffè e devono essere eliminate in qualche modo. Non tutto è “silverskin”, ovviamente, ma sarebbe interessante poterlo utilizzare.

 

Studio:

Andrade N, Peixoto JAB, Oliveira MBPP, Martel F, Alves RC. Can coffee silverskin be a useful tool to fight metabolic syndrome? Front Nutr. 2022 Sep 21;9:966734. doi: 10.3389/fnut.2022.966734. PMID: 36211502; PMCID: PMC9534380