Covid-19, prevenzione, vaccini: intervista a Luca Speciani

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Covid-19: disinteresse per la prevenzione, scarsa trasparenza sui dati, rischi della vaccinazione sottovalutati, il circolo vizioso delle varianti e molto altro. Abbiamo intervistato Luca Speciani, che tra le altre cose si occupa di medicina di segnale

Tra i “silenzi” sulla pandemia c’è l’aspetto, cruciale, della prevenzione: poco o nulla è stato fatto, dimenticando il principio che i germi potenzialmente patogeni provocano malattie gravi solo in individui con il sistema immunitario temporaneamente o cronicamente indebolito. Il fattore stile di vita è, invece, al centro di Ampas, Associazione di medici per una medicina di segnale, nata nel 2011 con lo scopo di proporlo come strumento di cura.

Luca Speciani, presidente Ampas

«Alimentazione, movimento fisico, psiche per il ripristino della salute, cercando di evitare il più possibile l’uso di farmaci o di cure invasive – spiega il presidente Luca Speciani, medico che vanta una tesi di Laurea in Medicina nel “tempio dell’infettivologia”, l’Ospedale Sacco, nonché già laureato in Scienze Agrarie e che si occupa da anni di medicina e nutrizione – Ampas è nata con dodici medici fondatori e a oggi siamo 1.052 medici iscritti in tutta Italia e una decina all’estero. Abbiamo professionisti di ogni tipo: da quello che lavora come privato ad anestesisti che hanno operato in prima linea a Bergamo (durante la prima ondata della pandemia). Da qualche anno abbiamo creato anche una sezione per biologi, farmacisti, infermieri, psicologi».

Cure precoci e fattore prevenzione

Sulle cure contro il Covid, i medici di Ampas hanno operato in “scienza e coscienza” affrontando la malattia in maniera pragmatica e trattandola come si presentava (al di là della positività al test della Pcr). «L’abbiamo contrastata con la prevenzione, cura dell’alimentazione, qualità del sonno, integratori naturali, vitamine C e D ad alti dosaggi, zinco e rame – spiega Speciani – Di norma, i miei pazienti con questo tipo di trattamento sono guariti in 4-5 giorni, massimo una settimana. Nei casi di peggioramento ci sono altre “armi” su cui ragionare: idrossiclorochina, eparina, cortisone somministrato nel momento giusto per non abbattere le difese immunitarie, fino all’antibiotico. Vieto, invece, il paracetamolo, che non blocca il virus, essendo un antifebbrile.

Purtroppo, il Governo italiano non si è occupato di alimentazione (tanto che, pure la tassa sullo zucchero è passata in fanteria). Anzi, ci hanno tenuti bloccati in casa con i “lockdown” senza nemmeno apporto di luce e, quindi, di vitamina D (così importante per il buon funzionamento del sistema immunitario, oltre che per l’umore). Un autogol pazzesco. Però si poteva fumare».

I dati nascosti di Eudravigilance

Il principio di fondo di Ampas è tenere lontane le interferenze dell’industria farmaceutica. «Coltiviamo l’analisi scientifica e il dubbio. “Big Pharma” è ormai onnipervasiva: è dentro le riviste scientifiche, le Università, i centri di ricerca, in Aifa, Ema, Fda – prosegue il presidente dell’Associazione – È di questi giorni la notizia che il vaccino Pfizer è stato “finalmente approvato”. In realtà, è stata semplicemente rinnovata l’autorizzazione in stato di emergenza e decade la stessa quando finisce questo stato».

Uno dei punti nodali è la trasparenza e l’accesso ai dati, come quelli di Eudravigilance, la banca dati europea per la gestione e l’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai medicinali. «I dati sono nascosti, tanto che alcuni miei colleghi non li conoscono. Occorre fare un calcolo manuale e certosino per ottenerli. Gli effetti avversi sospetti sono divisi in 27 categorie per tipo di organo colpito, respiratorio, circolatorio, oculistico. Poi c’è la tabellina che divide per gravità. Va fatto il conteggio manuale e per ognuno dei 4 tipi di “vaccini”. Un lavoro che nessuno fa. Un sito ha calcolato le somme globali ed emerge che i morti sono oltre 20mila e 2 milioni gli eventi avversi (di cui la metà gravi, come ictus e cecità). Attenzione: i dati sono tutti da sorveglianza passiva e, quindi, per ottenere quelli reali vanno probabilmente moltiplicati per cinque o per dieci. Per rendere l’idea: 5 o 6 anni fa, in Veneto, hanno svolto un’indagine chiedendo ai medici di base di segnalare tutti i danni per le vaccinazioni obbligatorie e ci sono voluti ben sei mesi di test. In quel lasso di tempo, le segnalazioni sono decuplicate, ma tante ne sfuggono comunque».

Covid

Le segnalazioni degli affetti avversi ad Aifa? Una gimkana

Che qualcosa non funzioni nei numeri emerge anche dal report di Aifa: il 7° informa che le segnalazioni di reazioni avverse per le vaccinazioni anti-Covid sono circa 84mila, un quarto della britannica Medicines and helthcare products regulatory agency (Mhra). Possibile?

«Ogni segnalazione attraverso il sito di Aifa, che sarebbe teoricamente aperto a tutti, richiede minimo un’ora di lavoro. Sembra fatto per scoraggiare, più che per favorire la comunicazione – aggiunge Speciani – Anche i dati sui ricoveri non sono reali. Ho visionato una circolare della Regione Puglia, inviata a un ospedale foggiano, dove si dice che le persone che si presentano con sintomi febbrili in pronto soccorso, se vaccinate, non vanno nei reparti Covid, ma nei reparti ordinari, in quanto la loro infettività è ridottissima. Sembra che venga applicata anche in altre Regioni. Ecco perché alla fine, in Italia, chi è ricoverato o muore per Covid è sempre non vaccinato, ma in Israele è il contrario. Mio figlio è in Svezia per studiare e lì non c’è nessuno con la mascherina e gli ospedali non sono pieni, ma non è solo la Svezia ad andare controcorrente, anche Danimarca, Slovenia e Bielorussia».

Altro dato contrastante e cruciale è poi quello dei cicli Pcr dei tamponi, su cui a settembre si aprirà una causa che vede sotto accusa Ministero e Iss per essere andati oltre la soglia massima di 28, ritenuta il limite per avere risultati affidabili, secondo la letteratura internazionale e confermato dall’Ecdc.

«Non si nega la malattia, ma se un tampone “farlocco” scambia come infette persone che hanno qualche altro coronavirus nel naso non trasmissibile, vuol dire che a ottobre ci fanno chiudere di nuovo quando ci saranno le prime influenze. Vaccinando, poi si sviluppano varianti e non se ne esce più. Hanno messo la regola che sopra il 30% dell’occupazione delle terapie intensive una Regione diventa zona rossa e sopra il 10% gialla. In poco tempo saranno riempite con le influenze gravi. Stiamo vaccinando sulla base del ceppo di Wuhan quando siamo già passati alle varianti inglese e Delta. Se facessi il vaccino antinfluenzale del 2017, cosa otterrei? Niente, solo gli affetti collaterali».

La proteina Spike è trombigena

Un patologo tedesco dell’Università di Heidelberg, Peter Schirmacher, ha effettuato più di 40 autopsie su persone vaccinate entro due settimane dall’inoculazione e ha ipotizzato che tra il 30-40% di queste possa essere deceduto a causa dei vaccini. Più ricercatori stanno evidenziando che il cuore del problema vaccinale è la tossicità della proteina Spike.
«Il problema della proteina Spike è che può generare una serie di microtrombi. Chi si vaccina deve prestare grande attenzione a ciò che è trombigeno, pressione alta, pillola anticoncezionale, oltre che assunzione di vitamina K. Robert Malone, tra gli inventori dei vaccini a mRna, ha detto chiaramente che abbiamo usato la proteina Spike, che è sì immunogena, ma è tra le più dannose perché trombogenica e crea mille problemi nelle persone sensibili, infiammate (per esempio, come nelle donne che assumono la pillola anticoncezionale). È poi l’estate dei malori: ho letto una statistica e i morti da malori da aprile a Ferragosto sono passati da poche migliaia a 44mila. La vaccinazione per i bambini è poi una follia totale (dato che i rischi sono maggiori dei benefici, avendo un sistema immunitario che funziona meglio rispetto a quello di un adulto con patologie)».

Come tutelarsi

C’è poi tutta la vicenda delle cause legali che riguardano sia la legge sull’obbligatorietà vaccinale dei sanitari, con le opposizioni in corso avanti al Tar, sia il Green Pass “all’italiana”, che non ha recepito quanto prescrive il regolamento europeo, ovvero di non discriminare tra vaccinati e non vaccinati, tanto che in Spagna è già stato bocciato da diversi tribunali.

«Ho letto una lettera dell’Ordine nazionale dei medici inviata a tutti gli Ordini provinciali – continua Speciani – il quale ammoniva di prestare attenzione quando si deve notificare un atto di sospensiva. E invitava a sottolineare di essere solo dei comunicatori della notizia e che la responsabilità è dell’Asl. È una deresponsabilizzazione ed è evidente che si teme la richiesta di risarcimento. Fermare un medico per un anno significa danni materiali, morali, perdita di pazienti: sono milioni. Il Tar del Lazio e della Calabria ci hanno già dato ragione contro l’obbligo della vaccinazione sanitaria antinfluenzale grazie alla documentazione scientifica che abbiamo prodotto. Dobbiamo difenderci con la legge, a cominciare dalla Costituzione – conclude Luca Speciani – e il Green Pass viola la Costituzione: nessuno ha il diritto di chiederlo per entrare in un locale, poiché sono dati sensibili».