Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia circa 5 milioni di donne soffrono di cistiti ricorrenti. Il trattamento prolungato con antibiotici comporta dei rischi, non ultimo la resistenza.

Nuovi approcci integrati suggeriscono il ruolo chiave dei lattobacilli e dunque l’utilizzo dei probiotici, come sostiene uno studio di cui è primo firmatario Mattia Dominoni, ginecologo del Policlinico San Matteo di Pavia. 

Corretta alimentazione e riduzione degli zuccheri

Si tratta di una revisione sistematica della letteratura che ha analizzato 90 articoli, poi scremati a 31 più pertinenti, che in particolare hanno valutato l’interazione tra il microbiota vaginale della donna e le cistiti ricorrenti.

«La letteratura attuale analizza moltissimo il rapporto tra microbiota intestinale e cistiti ma pochissimo il ruolo che gioca la flora lattobacillare della vagina – spiega Dominoni –. Alcuni lavori hanno cominciato ad analizzare che le alterazioni della flora lattobacillare della vagina determinano una serie di popolazioni batteriche che vanno a colonizzare lo stato tessutale della vescica e causano queste forme di cistiti».  

Oltre alla questione anatomica, che mette più a rischio la donna da questi episodi, ci sono altri fattori che causano la disbiosi del tratto urinario. 

«Dalla letteratura sappiamo che l’omeostasi della vagina e la sua flora lattobacillare hanno una serie di fluttuazioni fisiologiche determinata da fattori perturbanti: alterazione dello stile di vita, alimentazione non corretta, eccesso di zuccheri, fumo, stato menopausale, contraccezione, gravidanza». 

Una terapia efficace

Lo studio indica risultati positivi con supposte vaginali contenenti Lactobacillus, in particolare Crispatus, più oralmente Reuteri e Rhamnosus.

La riduzione della cistite ricorrente è avvenuta nell’86% dei pazienti e l’effetto soppressivo è persistito nel 77% di loro per almeno un anno dopo la fine della terapia.

«Questi lattobacilli vanno a ripristinare la flora ‘buona’. Se quella della vagina è attiva e funzionante fa fronte a tutte le infezioni vaginali e vescicali; se è alterata da diversi fattori, si deve intervenire per ripristinare l’omeostasi. La cura dovrebbe durare almeno sei mesi. Va studiata sulla paziente la posologia. Abbiamo una buona risposta, ma bisogna educare al corretto utilizzo dei probiotici. Che non può prescindere dal seguire un corretto stile di vita. Più difficile, se ci sono co-morbidità, contrastare la ricorrenza solo con i probiotici. Ma spesso diventano coadiuvanti nella terapia antibiotica». 

Raccomandazioni in menopausa

Le cistiti sono spesso frequenti in menopausa a causa della modificazione del microbiota di vagina e vescica dovuta all’alterazione del ciclo ormonale.

«Diminuiscono i lattobacilli perché calano gli estrogeni. Occorre allora ripristinare il trofismo vaginale, dando maggiore elasticità ai tessuti. È, pertanto, utile rinforzare la mucosa vaginale non solo con probiotici ma anche con ovuli, che hanno azione locale (per esempio a base di acido ialuronico) e danno tonicità ai tessuti. Il rapporto sessuale è, per esempio, elemento disturbante della vagina. Quella giovane è più soffice e attiva grazie al ciclo ormonale: in menopausa diventa meno elastica e si determinano microlesioni che rischiano di diventare un centro dove i batteri possono crescere e spostarsi poi verso la vescica».

Un estrogeno intravaginale può fornire un grande beneficio con meno rischi rispetto all’estrogeno orale, si suggerisce nello studio. Gli estrogeni regolano l’equilibrio del microbioma urogenitale, promuovono la crescita dei lactobacilli vaginali, mentre la loro insufficienza ne determina una diminuzione, aumentando il rischio di cistiti.

«Nel lavoro pubblicato molte volte la donna ha la cistite ma quando andiamo a fare l’urinocoltura non troviamo più il batterio. Quando infetta, probabilmente colonizza la vescica, dà lo stimolo irritativo che causa la cistite, ma poi è in grado di nascondersi».

A livello fitoterapico per il trattamento delle cistiti, alcuni studi internazionali, anche se le casistiche sono ridotte, indicano un efficace ruolo antibatterico dell’oroxindina, un principio attivo ricavato dalla Bacopa monnieri, una piccola pianta che cresce nelle zone umide e più calde del mondo utilizzata anche nella medicina ayurvedica. 

Fonte

M. Dominion, A.L. Scattino, et. al., Microbiota Ecosystem in Recurrent Cystitis and the Immunological Microenvironment of Urothelium, NCBI, PMID: 36833059, 2023 Feb 10. doi: 10.3390/healthcare11040525

J.Metha, K. Utkarsh, et al., Antibacterial Potential of Bacopa monnieri (L.) Wettst. and Its Bioactive Molecules against Uropathogens-An In Silico Study to Identify Potential Lead Molecule(s) for the Development of New Drugs to Treat Urinary Tract Infections, PuMed, Molecules, 2022, PMCID: PMC9370325 DOI: 10.3390/molecules27154971