Durante la gravidanza il corpo della donna è sottoposto a grandi sconvolgimenti di carattere sia fisiologico che anatomico e ormonale: tutto cambia per consentire all’embrione prima, e al feto poi, di crescere e svilupparsi correttamente. Tra le altre cose, la placenta produce una serie di ormoni che bloccano l’effetto dell’insulina, causando quindi un innalzamento della glicemia nel sangue: la maggioranza delle donne riesce a compensare questa situazione aumentando la produzione di insulina… ma non tutte ce la fanno. Compare così il diabete gestazionale.

Si calcola che in Europa ciò si verifichi nel 6-7% delle donne gravide non affette da diabete al momento del concepimento, il che significa, per l’Italia, più di 40.000 casi all’anno. Se si allarga lo sguardo, la prevalenza nel mondo arriva al 30%. Generalmente la donna è sottoposta a test diagnostici per il diabete gestazionale tra la 24esima e la 28esima settimana di gestazione: esistono però specialisti che pensano sarebbe meglio anticipare questo momento per poter intervenire precocemente e migliorare il decorso della gravidanza e la qualità di vita della donna. Ciò sarebbe importante anche perché difficilmente queste donne presentano sintomi, come aumento della minzione e della sete. Inoltre, anche se nella maggior parte dei casi il diabete rientra dopo il parto, questa condizione può innescare una serie di squilibri nel corpo che possono portare, in futuro, a un diabete di tipo 2. Infine, le donne che soffrono una volta di diabete gestazionale rischiano di svilupparlo anche nei prti successivi.

Tra i fattori di rischio modificabili ci sono sovrappeso e obesità: è quindi importante che la donna sia consapevole di dover dimagrire, con una dieta sana e attività fisica, se vuole ridurre la probabilità di sviluppare questa patologia e comunque tenerla sotto controllo. Gli altri interventi sono poi di carattere farmaceutico, in particolare l’uso di insulina. Raramente ci somministrano degli ipoglicemizzanti. Recentemente si sono osservati benefici anche dall’assunzione del mioinositolo: strutturalmente simile al glucosio, questa molecola biologica può migliorare la resistenza insulinica. È infatti già utilizzato nella sindrome dell’ovaio policistico. Un recente studio italiano randomizzato e controllato ne ha verificato l’efficacia in un gruppo di 330 donne con diabete gestazionale: 150 hanno assunto 4.000 mg di mioinositolo al giorno, mentre le restanti 180 sono state di controllo. Tutte le donne coinvolte hanno iniziato la terapia insulinica, ma gli autori hanno osservato che quelle che hanno assunto mioinositolo hanno migliorato il controllo glicemico nel tempo, arrivando al terzo trimestre di gravidanza in condizioni tali da consentire la riduzione delle dosi di insulina, se questa era necessaria. Benefici si sono osservati anche nei neonati: in particolare, questi avevano un peso minore e meno eventi di ipoglicemia, se confrontati con i figli delle donne non trattate con lo zucchero. Pubblicato su “BMC Pregnancy and Childbirth”, lo studio è stato condotto dal Dipartimento di Promozione della Salute, Materno-Infantile, Medicina Interna e Specialistica di Eccellenza “G. D’Alessandro” (PROMISE) dell’Università di Palermo.

 

Studio:

Guarnotta V, Cuva G, Imbergamo MP, Giordano C. Myoinositol supplementation in the treatment of gestational diabetes mellitus: effects on glycaemic control and maternal-foetal outcomes. BMC Pregnancy Childbirth. 2022 Jun 26;22(1):516. doi: 10.1186/s12884-022-04852-3. PMID: 35754028; PMCID: PMC9233779.