Il digiuno, insieme alla restrizione calorica, rappresenta una strategia per contrastare la crescita ponderale, ovvero per il contenimento di sovrappeso e obesità, sensibilmente in aumento nel nostro Paese, secondo dati recenti.

Di gran voga, in particolare, sembra essere il digiuno intermittente: questa pratica dietetica è davvero efficace all’obiettivo? Un documento del TaSiN, Tavolo tecnico sulla Sicurezza Nutrizionale del Ministero della Salute, sembrerebbe metterebbe in luce qualche criticità sulle potenzialità del digiuno intermittente di agire efficacemente sulla perdita di peso, mentre vi sarebbe evidenza circa i vantaggi sul contrato a malattie croniche legate al sovrappeso e all’obesità dell’obesità come anche sulla prevenzione di malattie croniche correlate.

Il digiuno

Il “digiuno” si indica una modalità dietetica atta a favorire la perdita di peso. Tuttavia il termine è troppo generalizzato considerando che nella pratica clinica sono utilizzate diverse forme di digiuno.

Tra queste: un approccio dietetico che prevede una restrizione calorica continua, a favore di una importante riduzione della massa grassa, il digiuno intermittente, che si struttura alternando un digiuno assoluto per alcuni giorni a altri con assunzione di cibo ad libitum, il digiuno modificato, che consta nel consumo nei giorni di digiuno solo del 20-25% del fabbisogno energetico a giorni di digiuno assoluto (ne fa parte ad esempio la dieta mima-digiuno impiegata anche in ambito oncologico, ma con finalità differente, allo scopo di privare il tumore dei nutrienti che ne favoriscono la progressione) e, non ultimo, il digiuno religioso tipico di alcuni credo, come il periodo di Ramadam nella cultura musulmana.

Proprio sul digiuno intermittente si stanno concentrando interessi scientifici e clinici finalizzati a valutarne i reali benedici in termine di riduzione di peso. ovvero di contrasto e contenimento di obesità/sovrappeso e un eventuale ulteriore impatto benefico a favore di altre patologie metaboliche correlate all’aumento ponderale.

Studi di letteratura

Ricerche condotte con l’obiettivo di testare gli esiti del digiuno intermittente sembrerebbero non evidenziare vantaggi aumentati, rispetto alla restrizione calorica continua, nel favorire la perdita di peso, bensì vi sarebbe dimostrazione di alcuni benefici metabolici. Il digiuno intermittente sarebbe cioè in grado di agire sui meccanismi fisiologici alla base delle malattie cronico degenerative tramite un efficace controllo su alcuni fenomeni, quali la sensibilità insulinica, la dislipidemia, l’ipertensione.

Le maggiori evidenze riguarderebbero la capacità del digiuno intermittente di bloccare lo sviluppo dell’infiammazione tramite specifiche risposte neuroendocrine a carico di percorsi metabolici che coinvolgono glucosio, IGF-1 e insulina, con effetti di down-regulation sulla risposta. Si tratta al momento di interessanti ipotesi, o comunque di evidenze preliminari che dovranno essere confermate soprattutto da studi a lungo termine, oggi assenti, ma in attesa di risultati che ne dimostrino la veridicità clinica del digiuno intermittente, gli esperti del tavolo tecnico suggeriscono di avviare strategie m rate allo stile di vita, adottando in primo luogo un modello alimentare di tipo mediterraneo, il più possibile personalizzato alle esigenze della persona cui è rivolta, affiancato e sostenuto da un programma di attività fisica, regolarmente praticato, studiato sulla base delle condizioni cliniche di ciascun paziente, così da potenziarne l’efficacia.

I dati in Italia

Obesità e sovrappeso sono un fenomeno globale, salvo alcuni territori in paesi e aree in via di sviluppo, con dati importanti e in continua crescita. Da cui non è esclusa neppure l’Italia, a carico dell’intera popolazione.

Secondo il “Rapporto Osservasalute” del 2016 erano in sovrappeso all’incirca il 45% degli adulti, splittati in oltre il 35% in sovrappeso e quasi il 10% di obesi, mentre per quanto concerne l’età pediatrica, il sistema di sorveglianza “OKkio alla salute 2019” registra una prevalenza di bambini in sovrappeso pari a più del 20%) e oltre il 9% di obesi di cui il 2,4% gravemente obesi.

Tali fenomeni hanno importanti implicazioni sulla salute: obesità e sovrappeso, secondo quanto riferito dal WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità), a livello globale, sono responsabili dell’80% dei casi di diabete mellito, del 35% delle malattie cardiovascolari e del 7-41% di alcune tipologie di tumori: ovvero delle 4 principali malattie non trasmissibili (appunto diabete, aterosclerosi, tumori e affezioni polmonari), che si sta cercando di contrastare anche con adeguati interventi di carattere nutrizionale.

Fonte:

  • Sicurezza ed efficacia delle varie forme di digiuno nella dietoterapia finalizzata alla perdita della massa grassa, Tavolo Tecnico TaSiN, Ministero della Salute