Confondere i farmaci per via del colore della scatola, la forma della pasticca, assumere farmaci “doppioni” senza averne consapevolezza, interrompere trattamenti cronici ovvero modificare autonomamente posologia sono degli errori in cui possono facilmente incappare i pazienti, in particolar modo quelli in poli-terapia, rischiando così di mettere a rischio la propria salute.

A dare l’allarme sono gli esperti della Società italiana di Medicina Interna – SIMI, che forniscono istruzioni pratiche utili a scongiurare gli errori.

Mai interrompere le terapie e chiedere al medico

Alcuni pazienti, in particolare quelli anziani con diverse patologie croniche, sono costretti ad assumere quotidianamente numerosi medicinali. Talvolta le indicazioni del medico o dello specialista possono non essere chiare, o possono sorgere dubbi una volta a casa.

In tal caso, gli esperti SIMI esortano i pazienti a chiedere chiarimenti al proprio medico o al proprio specialista laddove la prescrizione non dovesse essere chiara per essere sicuri sulle modalità corrette da seguire. Ancora, alcuni pazienti, in presenza di un miglioramento della propria condizione, decidono autonomamente di interrompere la terapia per una cronicità.

«Non interrompere mai le terapie prescritte per una condizione cronica come diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, Bpco… Alcuni pazienti interrompono la cura quando finiscono le compresse contenute nella scatola, altri perché ritengono di star meglio. Ma il diabete, come la pressione alta o l’ipercolesterolemia necessitano di un trattamento cronico, anche vita natural durante. Le patologie croniche non si comportano come una polmonite che guarisce dopo una settimana di terapia antibiotica. E anche se la colesterolemia o la glicemia sono rientrati nella norma nelle analisi del sangue, non bisogna sospendere una statina o un farmaco anti-diabete perché si tornerà rapidamente al punto di partenza», è il monito del Presidente SIMI, Giorgio Sesti.

Non modificare la posologia

Allo stesso modo, va consigliato ai pazienti di «Non ridurre, né aumentare autonomamente, la dose dei farmaci».

Nel primo caso, il dosaggio del farmaco potrebbe non essere sufficiente, nel secondo si rischia di incorrere nei suoi effetti indesiderati o in problemi di sovradosaggio. È sempre bene consultare il medico o lo specialista per qualsiasi variazione.

Politerapie, doppioni, interferenze e allergie

Un altro problema non infrequente nei pazienti polipatologici – si stima che il 75% degli over 60 assuma 5 o più farmaci su base quotidiana – è assumere farmaci doppioni.

Il problema può insorgere laddove il paziente si reca da uno specialista senza comunicare le terapie che sta già assumendo o, a seguito di una dimissione ospedaliera quando, tornando a casa, riprende ad assumere anche i farmaci pre-ricovero.

«È importante informare sempre il medico delle terapie in corso, portando con sé un elenco completo dei farmaci e della posologia assunta. È bene, inoltre, informare sempre il medico di famiglia delle terapie proposte dai diversi specialisti, per aggiornare la scheda farmacologica e verificare che non ci siano problemi di “incompatibilità” e interferenza farmacologica che possono verificarsi sia con alcuni farmaci ma anche con farmaci da banco, integratori e fitoterapici. Un altro consiglio è di portare sempre nel portafoglio la lista dei farmaci assunti con orari e dosaggi, in caso di emergenza» riporta il vademecum, nel quale viene ricordata anche l’importanza di informare sempre il medico delle proprie allergie, non solo farmacologiche, ma soprattutto delle eventuali reazioni manifestatesi a seguito dell’assunzione di un medicinale.

Molti pazienti, infine, rischiano di confondere le confezioni, per via del colore o della forma della compressa. È sempre importante riportare sulla confezione l’indicazione del prodotto.

Orari, modalità di assunzione, antibiotici

Un elemento su cui insistono gli internisti è il rispetto degli orari di assunzione dei farmaci. Difatti, numerosi prodotti devono essere presi lontano dai pasti, altri subito dopo il pasto, altri ancora a 8-12-24 ore, per non rimanere “scoperti”.

Per aiutare la memoria, si può ricorrere alle sveglie sul cellulare, esorta la SIMI. Ancora, mai assumere un antibiotico ‘fai-da-tè’ alle prime linee di febbre.

«È un errore perché non tutti i mal di gola, sinusiti, bronchiti o cistiti necessitano di una terapia antibiotica, e comunque l’antibiotico che troviamo in casa potrebbe non essere efficace su quel germe e semmai contribuire al fenomeno dell’antibiotico-resistenza».

Per quanto riguarda le modalità di assunzione dei farmaci, gli internisti rimarcano l’importanza di assumerli sempre e solo con acqua. Latte o pompelmo, o peggio ancora alcolici, potrebbero alterare le capacità di assorbimento.

Farmaci e microbiota 

Infine, la SIMI evidenzia che “il microbiota partecipa alla terapia“. Stando infatti ad uno studio recente pubblicato su Nature, sono state individuate 70 possibili interazioni tra batteri intestinali e farmaci; il problema è di così vasta portata da aver fatto coniare il termine “farmaco-microbiomica“. 

«Gli antibiotici o la terapia cronica con inibitori di pompa protonica modificano il microbiota intestinale e questo può avere un impatto sull’efficacia di alcuni farmaci come i contraccettivi orali o la terapia anticoagulante orale. Le terapie che alterano il microbiota intestinale possono insomma interferire con l’attivazione di altri farmaci, riducendone o aumentandone la biodisponibilità. In caso di assunzione di antibiotici o sospensione di terapie croniche (Ppi, statine, eccetera), bisogna sempre verificare con il proprio medico se questo può avere ricadute su altre terapie in corso», ha concluso Sesti.