Una integrazione, quotidiana e costante, con frutti rossi – fragole in particolare, ma anche mirtilli – potrebbe contribuire a rallentare il declino cognitivo in persone di mezza età, agendo su fattori alla base di diverse malattie neurodegenerative, quali l’Alzheimer ad esempio.

Una patologia che rappresenta un problema di salute pubblica: la tipicità nell’età dell’invecchiamento e il calo demografico in una popolazione sempre più anziana a livello globale, fanno ipotizzare un’incidenza in forte incremento nel prossimo futuro di questa come di molte altre malattie della stessa natura.

I dati, preliminari, ma interessanti sul contributo nel ritardo/prevenzione del declino cognitivo associato alle fragole arrivano da uno studio americano dell’Università di Cincinnati, pubblicato su Nutrients.

L’ingrediente chiave

Il merito dell’azione dei frutti rossi, secondo una prima ipotesi, sarebbe da ipotizzare agli antociani, sostanza antiossidante responsabile anche della tipica colorazione di fragole, mirtilli, more e della gamma dei piccoli frutti, ma soprattutto in grado di impattare positivamente sui meccanismi metabolici e cognitivi. Rallentando, o comunque riducendo il rischio, di manifestare una forma di demenza.

I migliori benefici attualmente si sarebbero osservati in persone di mezza età, almeno secondo quanto emerso da uno studio su piccoli numeri, pertanto sperimentale, e non ancora sufficienti per trarre delle somme certe, avviato da ricercatori americani.

Obiettivo dell’indagine era valutare in soggetti che dichiaravano un lieve declino cognitivo i potenziali benefici dall’introito, sotto forma di supplementazione/integrazione, di antociani e altre sostanze contenute nei frutti rossi, fra cui i micronutrienti, quali ellagitannini e acido ellagico, anch’essi benefici per la salute.

Lo studio

E’ stato concepito come uno studio controllato con un gruppo di intervento vs placebo. I ricercatori americani hanno arruolato 30 volontari di entrambi i sessi, con età compresa tra 50 e 65 anni, in sovrappeso e con resistenza all’insulina che lamentavano un lieve declino cognitivo.

Questi sono stati suddivisi in due gruppi: l’uno destinato a ricevere una somministrazione giornaliera, a colazione, di polvere di fragola intera per 12 settimane, l’altro un placebo. I partecipanti sono stati successivamente sottoposti a test di abilità cognitiva e memoria a lungo termine, oltre a esami di monitoraggio dell’umore, dell’intensità dei sintomi depressivi e a controlli metabolici.

I risultati al termine dello studio avrebbero rilevato, nel gruppo di intervento, sensibili miglioramenti: una diminuzione dell’interferenza/alterazione della memoria (p = 0,02; f di Cohen = 0,45) e dei sintomi depressivi (p = 0,04; f di Cohen = 0,39). Benefici coerenti anche con il miglioramento delle capacità esecutive, del controllo emotivo e di coping. Anche i parametri metabolici, in questo gruppo, rimanevano soddisfacenti.

In conclusione

I primi risultati supporterebbero un potenziale ruolo dell’integrazione di fragole nella riduzione del rischio di demenza quando introdotta nella mezza età, quindi in un’ottica di prevenzione-protezione.

Un dato che invita a proseguire le indagini su più larga scala, più a lungo termine e con differenti regimi di dosaggio per valutare, in concreto, i benefici dell’assunzione di fragole rispetto alla cognizione e alla funzione metabolica nel contesto dell’invecchiamento.

Fonte

Krikorian R, Schidler MD, Summer SS. Early Intervention in Cognitive Aging with Strawberry Supplementation. Nutrients, 2023, 15(20), 4431. Doi: https://doi.org/10.3390/nu15204431