Uno specifico livello di metilazione e la frammentazione legate al fenotipo e al comportamento delle cellule: sono questi due nuovi potenziali biomarcatori che potrebbero migliorare la certezza diagnostica del carcinoma midollare della tiroide (MTC), tumore neuroendocrino raro in cui spesso la rilevazione resta dubbia.
La scoperta è di un pool di ricercatori italiani dell’Università Sapienza di Roma, dell’Università di Siena, di Pisa e di Cagliari e dell’Istituto Pascale di Napoli che hanno pubblicato il loro lavoro “Circulating cell-free DNA (cfDNA) in patients with medullary thyroid carcinoma is characterized by specific fragmentation and methylation changes with diagnostic value” sulla rivista Biomarker Research.
La criticità diagnostica
La rilevazione dell’MTC si basa oggi in gran parte sulla valutazione dei livelli sierici di calcitonina, ormone prodotto dalle cellule C della tiroide da cui origina il tumore, i quali tuttavia non sono un indice specifico per questa neoplasia: le fluttuazioni, anche di grado elevato, infatti potrebbero essere attribuite anche ad altre condizioni cliniche.
Da qui la criticità diagnostica che potrebbe essere superata dall’identificazione di nuovi biomarcatori presenti nel sangue.
Ricercatori italiani, grazie a una tecnologia innovativa, altamente specifica come la Pcr digitale o il droplet digital Pr (ddPCR), relativamente a basso costo avrebbero identificato la frammentazione del DNA circolante e i cambiamenti di metilazione, una modificazione chimica importante del Dna per la regolazione dell’attività dei geni, come potenziali biomarcatori per l’MTC.
La tecnica
È stata eseguita su campioni di biopsia liquida prelevati da pazienti con MTC al momento della diagnosi dai quali i ricercatori hanno estratto DNA circolante (cell-free DNA) utilizzando ddPCR sul DNA libero da cellule (cfDNA) isolato dal plasma.
Nello specifico poi l’analisi della frammentazione del cfDNA è stata condotta studiando la distribuzione delle dimensioni dei frammenti di una famiglia di geni e calcolando la frazione di frammenti corti (SFF), mentre le analisi di metilazione hanno valutato i livelli di metilazione di CG_16698623, un dinucleotide CG nel gene MGMT, risultato ipermetilato nei tessuti affetti da MTC dalla consultazione dei database pubblici.
Tali indagini hanno fatto osservare un rapporto fra SFF e metilazione di CG_16698623 significativamente aumentati nel plasma dei pazienti con MTC alla diagnosi, diversamente da pazienti in remissione clinica o malattia stabile al follow-up che non presentavano differenze significative di SFF rispetto ai soggetti sani.
Le prime evidenze
Farebbero supporre che il valore diagnostico dei tratti del cfDNA possa consentire una migliore diagnosi e gestione dei pazienti con MTC, profilando quindi la frammentazione e metilazione come possibili nuovi biomarcatori non invasivi, nell’ambito della medicina di precisione.
Se ulteriori dati confermassero questa prima evidenza, i biomarcatori circolanti potrebbero essere indagati come potenziale strumento diagnostico anche per altre tipologie di tumore, dove indicatori diagnostici e prognostici specifici restano ancora un unmet need.
Fonte
Citarella A, Besharat ZM, Trocchianesi S et al. Circulating cell-free DNA (cfDNA) in patients with medullary thyroid carcinoma is characterized by specific fragmentation and methylation changes with diagnostic value. Biomarker Research, 2023, 2023 Sep 19;11(1):82. Doi: 10.1186/s40364-023-00522-4