Esiste una relazione tra il consumo di alimenti vegetali, frutta e verdura in particolare, e il microbioma, cioè la totalità del patrimonio genetico posseduto dal microbiota?

Pare di sì, almeno secondo le ultime evidenze di uno studio austriaco, dell’Istituto di biotecnologia ambientale dell’Università tecnologica di Graz, pubblicato su Gut Microbes, secondo cui questi alimenti avrebbero due potenzialità: favorire la biodiversità dei geni del microbioma intestinale e trasversalmente, in funzione dei microrganismi presenti in frutta e verdura, influenzare anche la formazione composita del microbiota intestinale e la sua buona funzionalità.

Il ruolo della dieta e degli alimenti

Che la dieta influisca sulla composizione del microbiota è un dato di fatto, con una relazione di “reciprocità”: se da un lato il microbiota contribuisce a digerire i nutrienti presenti nel cibo, dall’altro quegli stessi alimenti possano mutarne in maniera sensibile la composizione, con effetti negativi e positivi sulla salute.

Vi è evidenza che una dieta bilanciata può assicurare la formazione di un microbiota vario in cui le molte specie di microrganismi vivono in un sistema in equilibro, in uno stato di eubiosi. Mentre una dieta ricca in grassi saturi, ad alto consumo di carne rossa e carboidrati raffinati, povera di pesce e alimenti di origine vegetale, può favorire la disbiosi (un microbiota alterato e/o in cui dominano i batteri cattivi) con l’innesco di stati pro-infiammatori e quanto ne consegue.

Ad oggi tuttavia, nell’ambito di una dieta sana, ad esempio di tipo mediterraneo, non sono stati identificati eventuali cibi favorenti, più di altri, la buona salute del microbiota. Ossia la sua biodiversità.

Con questo scopo alcuni ricercatori austriaci hanno avviato uno studio concentrando le analisi in particolare su (microrganismi di) frutta e verdura per determinarne gli effetti – la possibile relazione – con e sulla composizione del microbiota intestinale.

Il “sequenziamento”

Per arrivare a capo della questione, i ricercatori hanno provveduto ad analizzare oltre 2.400 campioni di feci, con l’intesto di rilevare la frequenza di possibili batteri intestinali correlabili a frutta e verdura.

Successivamente per ciascuno di essi, comprendente da uno a dieci milioni di sequenze, hanno ricostruito i genomi arrivando a definire 156 metagenomi, specifici cioè per di frutta e verdura nel setting dei microrganismi intestinali, tramite il sequenziamento e l’isolamento del DNA, e poi interpretati con l’ausilio di software e procedure statistiche.

Un processo che ha consentito non solo di studiare ma anche di rilevare l’effettiva prevalenza, in termini di qualità e quantità, dei germi riferibili a questa categoria di alimenti.

Si è potuto, così, rilevare che i microbiomi di frutta e verdura fresca e dell’intestino umano sono accomunati da un “fil rouge”, rappresentato dalla presenza di alcuni ceppi batterici, tra questi Enterobacterales, Burkholderiales e Lactobacillales, ma soprattutto osservare che l’esposizione ai batteri introdotti dal consumo di frutta e verdura sembrerebbe in grado di favorire la (bio)diversità funzionale del microbiota intestinale, dunque alimentando la buona salute del microbiota stesso e dunque anche dell’organismo in generale. Ciò, si suppone, grazie alla presenza di presunti geni che promuoverebbero la produzione di vitamine e acidi grassi a catena corta. 

Tirando le somme

I dati dello studio dimostrerebbero la presenza costante di batteri buoni nell’intestino umano, associati al consumo di frutta e verdura seppure in una percentuale piuttosto contenuta, pari a poco più del 2,2%, con variabilità dipendente da alcuni fattori: età dell’ospite, frequenza del consumo di alimenti vegetali e della loro diversità.

Pertanto, si potrebbe desumere che i batteri provenienti da frutta e verdura siano in grado di colonizzare l’intestino umano, impattando positivamente sullo sviluppo del sistema immunitario nei primi tre anni circa di vita, periodo in cui si sviluppa il microbioma intestinale, proseguendo l’azione favorevole anche negli anni successivi, con effetti tanto maggiori in termine di biodiversità degli stessi batteri intestinali, quanto più vario è il consumo di alimenti vegetali. Una strategia dunque, a basso costo, da non sottovalutare in termini di benefici per la salute.

Fonte

Wicaksono WA, Cernava T, Wassermann T et al. The edible plant microbiome: evidence for the occurrence of fruit and vegetable bacteria in the human gut. Gut Microbes, 2023, Vol. 15, Issue 2. Doi: https://doi.org/10.1080/19490976.2023.2258565