Nel 1880 Emily Dickinson giocava sottilmente sul doppio significato del corpo di lui e di lei, che culla l’umanità negli anni di straordinaria fertilità anche mentale, e il tempo dedicato alla famiglia si traduce, per lei, in opportunità “perse”. In ambito Sanitario, un dato importante da considerare è la maggior parità di genere raggiunta durante il periodo di specialità/dottorato, con uno scostamento importante a partire dai cinque anni di inizio della carriera, per lo più in concomitanza alla scelta e al percorso di gravidanza.
I numeri del Gender Gap
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel settore sanitario sono le donne a fornire i servizi essenziali a 5 miliardi di persone, contribuendo 3 trilioni di dollari/anno al finanziamento globale, 50% in forma di lavoro non retribuito. Nella Sanità mondiale le donne costituiscono il 75% dei professionisti, ricoprendo paradossalmente solo il 20% dei ruoli di leadership, prevalgono nelle mansioni meno retribuite, rappresentano un cameo nella dirigenza, con una retribuzione media del 25% inferiore ai colleghi uomini. Le stesse statistiche OMS sono state confermate nei 36 Paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Il British Medical Journal denuncia la devalorizzazione delle competenze dei medici donna, confermando il “soffitto di cristallo (glass ceiling)”, ovvero “l’insieme di barriere sociali, psicologiche, culturali” che condiziona la presenza femminile in alcuni settori e la progressione di carriera.
Secondo il rapporto Women in Business and Management che ha coinvolto 70 paesi e 13.000 imprese, favorire politiche di promozione di genere, soprattutto a livello senior, aumenta i profitti. Secondo le stime della Banca d’Italia, se in Italia avessimo gli stessi livelli di occupazione femminile di altri Paesi Europei (49% contro una media europea del 60%) il nostro Pil aumenterebbe del 7%, con impatto favorevole sui tassi di natalità.
La proroga delle Disposizioni in tema di tutela del genere meno rappresentato e la legge Golfo-Mosca hanno consentito a donne altamente qualificate di portare il proprio contributo ai più alti livelli delle società pubbliche e quotate, con incremento dal 6 al 36% della rappresentanza femminile, anche se non sufficiente a creare un “effetto cordata”.
L’OMS raccomanda la costruzione di basi legislative per favorire la donna nell’accesso incondizionato al lavoro, nella contrattazione collettiva, nella parità di retribuzione, nella tutela della salute psico-fisica, rafforzando la centralità delle politiche in tema di congedo parentale, lavoro flessibile, assistenza all’infanzia. A questo si ispirano i Gender Equality Plan in crescita esponenziale nelle aziende pubbliche e private (22 italiane sono nell’indice Bloomberg Gender Equality).
Parità di genere in salute per la sanità
Gli ultimi dati relativi al global Gender Index identificano l’Italia in arretramento di 13 posizioni in tema di disparità di genere, dati che stimolano nei differenti settori e aziende la caratterizzazione di dati statistici specifici. Le aziende farmaceutiche secondo le valutazioni di Farmindustria contemplano una presenza femminile pari al 45% del totale e superiore al 50% nel R&D, con un modello di welfare aziendale che contrasta il gap promuovendo misure per il benessere lavorativo, la genitorialità, la prevenzione oltre allo sviluppo di competenze e la formazione. Proprio la prevenzione in ambito della salute della donna, oggi appare come una delle contromisure più efficaci a ridurre il gap tra i generi, ed un passo importante è stata la approvazione del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere sul territorio nel 2019.
I dati riportano che le donne sono più soggette a malattia, consumano più farmaci e sono più esposte alle difficoltà sociali (dalla violenza alle difficoltà economiche). Questo stimola anche la ricerca a considerare celermente l’applicazione della gender equality nei trial clinici quando si testino farmaci e dispositivi medici, perché ad oggi la quota femminile arruolata negli studi clinici raggiunge mediamente il 30%, e nelle stesse patologie il genere femminile si differenzia in modo importante già dalla sintomatologia.
Colmare questo gap di informazioni specifiche sulle patologie e sui relativi outcome nel genere femminile, significa calibrare gli algoritmi di machine learning in modo corretto e non sbilanciato rispetto ad un genere, avviando un processo di digital health paritaria.
Questione di cervello
Nel 2009 Francis Collins, direttore del National Institute of Health (NIH) fino al 2021, istituzione cardine nella ricerca biomedica, declinava la partecipazione a conferenze con inadeguata rappresentanza femminile tra i relatori. Oggi il direttore del NIH è Monica Bertagnolli, quarta presenza femminile su 25 direttori storici.
Speculando sulla differente biologia dei due cervelli, abbiamo sentito parlare spesso di capacità multitasking della donna e di inscalfibile dedizione alla professione dell’uomo, quest’ultima vincente in termini di carriera. Gli studi di imaging del cervello in relazione al genere indicano che le differenze relative alla funzionalità si estendono ben oltre l’ambito strettamente riproduttivo.
Correggendo i parametri di imaging per la dimensione totale del cervello (fisiologicamente maggiore nel genere maschile), l’ippocampo di una donna, centro dell’apprendimento e la memorizzazione, è più esteso di quello di un maschile e con funzionalità differente. Al contrario, l’amigdala dell’uomo, associata all’esperienza e al ricordo delle emozioni, è più esteso rispetto al genere femminile e con funzionalità differente.
Ringraziamo gli scienziati che hanno recentemente chiarito come in tema di cervello, le differenze dimensionali e anatomo-funzionali tra uomo e donna, non correlino con qualità professionali e gradiente intellettivo. Questo stimola a relegare al passato il titolo di “Quote Rosa” o “QR” e a considerare il QI come contribuito dal genere femminile ai “salti quantici” nella ricerca, nella scienza e nelle professioni in ambito sanitario.
La situazione negli ultimi mesi è in rapida evoluzione con un netto incremento delle rettrici nelle sedi universitarie, la elezione di presidenti donna nelle Fondazioni IRCCS. Una rapida evoluzione che conferma la estrema fragilità dei tetti di cristallo e fa auspicare un buon effetto cordata nonché la promozione di nuove sinergie tra generi.
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