In Italia il 79% delle donne fra i 25 e i 64 anni di età si sottopone allo screening cervicale [1]. Un dato elevato, che lascerebbe intendere la propensione della popolazione femminile ad aderire agli screening per patologia e secondo le età. Atteggiamento veritiero solo in parte. Manca infatti la consapevolezza, soprattutto in relazione ad alcune neoplasie, e quella della cervice uterina è una di queste, verso la regolarità ai programmi di prevenzione per ricavarne la maggiore efficacia, in termine di salute e efficienza della cura.

È quanto emerge da un’indagine dell’Hologic Global Women’s Health Index, i cui dati sono stati resi noti in occasione della Giornata Nazionale della Salute della Donna (22 aprile 2022). Da qui la necessità di agire, facendo cultura e sensibilizzazione concreta al cervicocarcinoma che ancora, ogni anno, colpisce in Italia all’incirca 2.400 donne rappresentando il quinto tumore per incidenza sotto i 50 anni [2].

Siamo ancora un passo indietro

Almeno in termini di cultura e educazione alla neoplasia della cervice uterina e lontani dall’essere in linea con gli obiettivi dell’UE. Una considerazione che fa leva su alcuni dati presentati dall’Hologic Global Women’s Health Index, il primo studio comparativo globale che ha analizzato lo stato di salute delle donne in 116 Paesi del mondo, commissionato da Hologic Inc. nell’ambito del Gallup World Poll. Emerge la forte diffidenza delle donne italiane a partecipare ai programmi di prevenzione oncologica: solo il 16% nell’ultimo anno ha aderito agli screening gratuiti del Sistema Sanitario Nazionale. Con sensibili differenze anche per fasce di reddito: le più virtuose e attente sono le donne con reddito medio (19%), seguite dalle fasce più basse (13%) e in coda le donne del ceto alto (11%).

Tuttavia nella totalità il 79% di donne si sottopone a programmi di screening per la cervice: un dato che dimostra un’elevata attenzione all’autocontrollo, ma con scarsa e reale sensibilità al problema. I test, infatti, avvengono per lo più in ambito privato durante visite ginecologiche più estese, senza l’intendimento a proseguire i controlli di follow-up mirati e cadenzati negli anni successivi. Manca cioè il controllo spontaneo, riservato invece ad altre neoplasie, come il tumore del senso cui l’azione di attenzione e sensibilizzazione è più elevata.

Si impone un cambio di passo, a partire dalla sensibilizzazione della popolazione, fin dalle ragazze e giovani in età adolescenziale cui è rivolta la vaccinazione contro il papilloma virus, e una azione educazionale sull’insorgenza della malattia, screening, igiene, corrette abitudini comportamentali e sessuali, potendo così agire potenzialmente sullo sviluppo del tumore e controllarlo facendo prevenzione sull’identificazione del virus che lo induce.

Un intervento di medicina sociale

Non solo educazione a parole, occorre anche accompagnare nei fatti le donne in un percorso di sensibilizzazione al fine di ridurre gli interventi spontaneistici senza controlli precisi e guidarle verso uno screening organizzato, consolidato e articolato nel tempo in strutture certificate con l’obiettivo di combattere il cervicocarcinoma.

«Lo screening organizzato – dichiara Andrea Gianatti, Direttore del Dipartimento di Medicina di laboratorio e dell’Unità di Anatomia patologica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII – è la vera soluzione nella prevenzione del cervicocarcinoma. Gi screening sono poco impegnativi e poco costosi e consentono di ottenere dei risultati sorprendenti per la salute, aspetti sui quali la popolazione, tutta, deve essere (in)formata con la collaborazione e il coinvolgimento delle stesse donne, medici, operatori sanitari e strutture pubbliche che possono garantire un processo tecnicamente di alto livello e organizzativamente corretto».

Cogliere l’opportunità

«Il periodo finale della pandemia – prosegue l’esperto – è il momento migliore per sensibilizzare i cittadini: il Covid ha insegnato che le malattie, soprattutto se indotte da virus, possono essere sconfitte grazie allo sforzo e all’impegno comune. Questo vale anche per gli screening: ricondurre i pazienti nelle strutture pubbliche per esami e test organizzati richiede uno sforzo comune di tutta la rete, ma è un significativo passo di sanità sociale con benefici per tutto il sistema».

In quest’ottica, Fondazione Onda Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, sostenuta da Hologic Italia, nella H-Open Week sulla Salute delle Donne, all’interno degli ospedali Bollini Rosa (www.bollinirosa.it) dal 20 al 26 aprile promuove una serie di attività clinico-diagnostiche con l’obiettivo di fare (in)formazione in tema di prevenzione e la cura al femminile.

Bibliografia

  1. EpiCentro, Dati PASSI 2017-2020
  2. Ministero della Salute, I Numeri del Cancro in Italia 2021