Il dibattito è ancora aperto sull’opportunità di inserire a pieno titolo anche gli insetti nella dieta, sebbene possano essere già trovati, anche in Italia, in alcuni negozi specializzati o della grande distribuzione. Certo è che gli insetti commestibili sono alimenti potenzialmente “buoni” per l’elevato contenuto proteico e nutrizionale, tanto da favorire anche il benessere del microbiota. Sono le conclusioni cui giunge uno studio americano dell’Università statale del Colorado e dell’Università del Wisconsin, pubblicato su Nature Food (Chitin and omega-3 fatty acids in edible insects have underexplored benefits for the gut microbiome and human health).

Il valore (proteico) “aggiunto”

La ricchezza degli insetti commestibili sarebbe rappresentata da alcune particolari sostanze: la chitina e i grassi Omega-3, un elevato contenuto di proteine, molteplici altre sostanze nutritive come amminoacidi essenziali, necessari per l’alimentazione umana, tra questi triptofano e lisina, spesso carenti nelle diete a base di cereali e legumi.

Inoltre, rispetto ad altri alimenti di origine animale, gli insetti commestibili apporterebbero anche fibre alimentari, queste ultime particolarmente benefiche per il benessere intestinale e, dunque, per la salute del microbiota.

Un recente studio americano fa osservare che, indipendentemente dalla variabilità del valore nutritivo associato alla specie di insetti, allo stadio di sviluppo, al mangime con cui sono stati allevati o si sono nutriti, al metodo di lavorazione, forniscono in ogni caso un buon apporto proteico. Un ingrediente indiscutibilmente presente in questa “specialità alimentare”.

Lo studio americano avrebbe inoltre rilevato negli insetti commestibili un’elevata percentuale e presenza di grassi, diversi in qualità e quantità, dipendente ancora una dalla tipologia di insetti: grilli domestici e vermi della farina, per esempio, contengono tra il 17% e il 31% di grassi in peso secco, altre specie sarebbero più ricche di acidi grassi essenziali, con profili lipidici composti in prevalenza da acidi grassi polinsaturi a catena lunga (PUFA). Diversamente gli insetti entomofagi che mangiano altri insetti apporterebbero vitamine del gruppo B tra cui folati, biotina, piridossina, riboflavina, acido pantotenico, niacina e B12, e altri micronutrienti come potassio, rame, magnesio, manganese, selenio, fosforo, ferro e zinco.

Le prospettive

Secondo le ricercatici, autrici dello studio, gli insetti commestibili potrebbero costituire, soprattutto nel prossimo futuro, un alimento prezioso per l’elevato valore nutrizionale in grado di soddisfare i fabbisogni di popolazioni e territori in evidente carenza alimentare con un impatto economico contenuto. Al pari, in relazione ai dati di letteratura, potrebbero essere impiegati nell’eventuale gestione di stati afferenti all’ambiente intestinale e/o nella modulazione del microbiota.

Il tutto non prima di avere condotto studi sull’uomo su più popolazioni, di diverse etnie e zone geografiche, che ne attestino la reale efficacia e l’impatto degli insetti commestibili sulla salute intestinale.

Fonte:

  • Stull VJ, Weir TL. Chitin and omega-3 fatty acids in edible insects have underexplored benefits for the gut microbiome and human health. Nat Food. 2023 Apr;4(4):283-287.