Lo studio ha evidenziato come il consumo di olio fritto aumenti l’infiammazione intestinale, aggravi il tumore al colon e peggiori la permeabilità intestinale, consentendo la fuoriuscita di batteri o sostanze batteriche tossiche.
I ricercatori hanno testato su modelli animali l’effetto dell’olio fritto, dividendoli in due gruppi: al gruppo sperimentale hanno somministrato mangime in polvere mescolato a olio fritto e olio crudo, mentre i soggetti del gruppo di controllo hanno consumato solo mangime in polvere e olio crudo. Nel gruppo sperimentale si è osservato un peggioramento dell’infiammazione e della sintomatologia da IBS; in questi individui, inoltre, le dimensioni del tumore al colon, quando presente, risultavano doppie rispetto a quelle dei soggetti del gruppo di controllo.
L’ipotesi dei ricercatori era che l’ossidazione degli acidi grassi polinsaturi – che avviene quando l’olio viene riscaldato – in qualche modo fosse collegata con l’infiammazione e le sue conseguenze: perciò hanno isolato i composti polari dall’olio fritto, somministrandoli ai topi: i risultati sono stati molto simili a quelli ottenuti nei topi alimentati con olio fritto, supportando la tesi che siano proprio tali composti polari a sostenere i processi infiammatori.
Guodong Zhang, professore associato e co-autore dell’articolo, sottolinea “il nostro messaggio non vuole comunicare che consumare cibi fritti causi tumore al colon, piuttosto, esso può esacerbare condizioni infiammatorie già esistenti“. E continua: “Negli USA molte persone soffrono di questi disturbi, ma continuano a mangiare cibi fritti. In persone affette da IBS o cancro al colon, il consumo di olio fritto potrebbe peggiorare la patologia, rendendola più aggressiva“.
Saranno sicuramente necessari studi di approfondimento, ma per i ricercatori è importante che venga compreso l’impatto che questi alimenti possono avere sull’organismo.
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