Il 6 e il 7 febbraio scorsi si è svolto a Milano il convegno nazionale Celiachia e altri disordini Glutine Correlati: Update 2020, teso a fare il punto su questa patologia in costante crescita. Promosso dal Centro per la prevenzione e diagnosi della malattia celiaca della Fondazione IRCCS Cà Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano, il congresso è stato diretto dal Prof. Maurizio Vecchi Docente di Gastroenterologia all’Università di Milano e dal dott. Luca Elli, Resposabile Centro Celiachia, Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano e ha visto la partecipazione di 550 specialisti, tra gastroenterologi, internisti, biologi, nutrizionisti, dietisti, psicologi e infermieri e operatori sanitari.
La celiachia negli ultimi trent’anni ha subìto una brusca impennata: si è passati da un caso ogni 2000 individui a uno su 150. La sua prevalenza nel mondo si aggira tra lo 0,5 e l’1,5%, quindi statisticamente 1 individuo su 150. I più colpiti sono i bambini tra i 4 e gli 8 anni e gli adulti tra i 25 e i 35 anni. Solo il 30% dei casi riguarda l’età pediatrica, il restante 70% si manifesta invece in età adulta. Una malattia che colpisce prevalentemente il sesso femminile, con un rapporto 3:1.
600mila i casi evidenziati dagli screening e cospicuo il sommerso, come spiega il Prof. Maurizio Vecchi, Direttore del Convegno e direttore dell’Unità operativa di gastroenterologia del Policlinico di Milano: “I numeri della celiachia parlano da soli: 600mila i casi evidenziati dagli screening, pazienti in cospicuo aumento e sommerso in costante impennata. Sono infatti oltre 400mila i pazienti che oggi rappresentano la porzione nascosta di questa malattia autoimmune “accesa” dal glutine e segnata da difficoltà diagnostiche. Un quadro che la scienza sta modificando: sia per la definizione precoce della patologia, sia per il controllo della stessa. A fronte dell’incremento della malattia celiaca assistiamo a una forte spinta scientifica che sta radicalmente cambiando sia la fase diagnostica che di controllo di questo tipo di patologie. Da qui, l’intensa richiesta di aggiornamenti tecnici: serve più conoscenza e un approccio multidisciplinare per gestire al meglio la malattia celiaca nella quotidianità clinica“.
“La malattia celiaca – prosegue il professor Vecchi – può essere contraddistinta da paradigmi aspecifici e asintomatici. Da qui, il problema delle diagnosi sfuggenti. Alle prime avvisaglie sospette – come diarrea persistente e gonfiori addominali costanti, anemia e difficoltà di assorbimento delle vitamine – ci si dovrebbe sottoporre al test. La celiachia è forse l’unica malattia che, attraverso dei marcatori sierologici, ci permette di arrivare a una diagnosi certa al 99%. La lotta al sommerso parte proprio da qui, dall’aderenza al test. Soprattutto per tutti quei soggetti geneticamente predisposti”.
Numeri importanti dunque, la cui variazione è imputabile a un duplice aspetto: una maggiore facilità nella diagnosi e un radicale cambiamento nel nostro stile di vita, come spiega il dott. Luca Elli, Resposabile Centro Celiachia, Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano: “Le ragioni per cui, negli ultimi trent’anni, è avvenuto tale cambiamento sono principalmente due. In primis oggi è molto più semplice diagnosticare la celiachia, facendo facilmente emergere il sommerso. Inoltre, secondo punto, esiste una tendenza reale all’aumento di questa patologia autoimmune, dovuto a molteplici cause, molte ancora teoriche. Ad esempio il cambiamento nella coltivazione degli alimenti, molto più intensiva e fertilizzata, lo stile di vita, l’uso di antibiotici anche nell’età pediatrica, il controllo su alcune malattie infettive”.
Dal punto di vista terapeutico, nel corso dell’ultimo congresso internazionale sulla Celiachia tenutosi a Parigi lo scorso settembre, si è annunciata l’interruzione della ricerca per un vaccino; sempre maggiore la tendenza verso terapie ad hoc, mirate sul singolo paziente, come chiarisce il dott. Luca Elli: “La tendenza che probabilmente potrà verificarsi, invece, si riferisce ad una terapia sempre più personalizzata in favore dei pazienti. Questi potranno reintegrare nella loro dieta alcuni alimenti con glutine. Nei prossimi anni, infine, arriveranno anche delle molecole che aiuteranno il paziente a convivere con la malattia”.
Oggi, inoltre, gli specialisti hanno a disposizione nuovi test di monitoraggio, in grado di indicare il livello di detezione del peptide del glutine nelle urine e nelle feci dei pazienti. Uno strumento che permette il monitoraggio reale e costante della malattia, apportando le giuste correzioni dove necessario.
Conclude il dott. Luca Elli: “Grazie a questi test è possibile capire se si stia mangiando in maniera occulta qualunque alimento con glutine e se questi possono essere eventuali cause dei sintomi che potrebbe provocare. Si tratta di strumenti che sono già a disposizione, al momento esclusivamente presso la Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano. Allo stato attuale non abbiamo dati riguardanti la situazione italiana, il primo trial è attualmente in corso. Eppure, secondo studi internazionali, circa il 20% del campione mangia occultamente qualche alimento con il glutine senza saperlo.
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