Un regime alimentare sano ed equilibrato – coadiuvato da periodiche visite di controllo – costituisce sicuramente un elemento fondamentale per la prevenzione dell’infertilità maschile e per assicurare una buona qualità degli spermatozoi: una metanalisi pubblicata nel 2017 su Human Reproduction Update, sottolinea l’importanza nella dieta maschile di cibi ricchi di vitamine (E, C, D e folati, di cui sono ricche le verdure a foglia verde), pesce, molluschi, cereali, vegetali, frutta e latticini a basso contenuto di grassi; bassi livelli di acidi grassi saturi sono inversamente associati con una bassa qualità del liquido seminale.
Al contrario, si consiglia di limitare carni lavorate, patate, latticini grassi, latte intero, caffè, alcol e bevande zuccherate, che hanno mostrato effetti negativi sulla qualità del liquido seminale.
Il pomodoro: un valido alleato
Un ortaggio fondamentale ai fini della fertilità maschile è il pomodoro, grazie al suo contenuto in licopene (un carotenoide presente anche in papaya e ananas), che sembra svolgere (se assunto in quantità elevate) un ruolo nella prevenzione del carcinoma prostatico, mostrando effetti positivi anche in pazienti con tumore prostatico (HGPIN): la somministrazione di licopene di 40 mg due volte/die per 1 anno, ha portato a una riduzione della massa tumorale pari al 66%. Grazie a questi dati, il licopene è considerato un efficace agente chemoprotettivo, ben tollerato e privo di tossicità.
Uno studio pubblicato su Asia Journal Clinical Nutrition ha preso in esame un gruppo di uomini con bassa concentrazione spermatica (meno di 20 x 10 6 ml) e/o una motilità inferiore al 50%. I soggetti erano divisi in 3 gruppi: al primo gruppo era prescritta una lattina di succo di pomodoro (con 30 mg di licopene), il secondo doveva assumere una capsula di antiossidanti (600 mg di vitamina C, 200 mg di vitamina E e 300 g di glutatione), mentre il terzo costituiva il gruppo di controllo.
Dopo 12 settimane, i soggetti che avevano assunto regolarmente succo di pomodoro presentavano meno globuli bianchi nel seme e un aumento significativo della motilità.
Terapia antiossidante
Ai soggetti con parametri seminali alterati possono essere somministrati anche supplementi antiossidanti, al fine di sopperire a carenze dietetiche.
A pazienti con fertilità idiopatica possono essere prescritti carnitina, coenzima Q10, vitamine del gruppo B ed L-arginina insieme alla vitamina C, che consentono di mantenere a un livello fisiologico i radicali liberi, i quali svolgono una funzione fisiologica essenziale nella produzione degli spermatozoi: contribuiscono infatti alla loro maturazione, allo svolgimento delle modifiche delle membrane necessarie a penetrare nell’ovocita maturo e alla reazione acrosomiale che avviene nei pressi dell’ovocita.
Se presenti in quantità eccessiva, però, i radicali liberi possono assumere un ruolo patologico, danneggiando le cellule attraverso meccanismi biologici, che vanno dalla perossidazione dei lipidi fino al danneggiamento del DNA o, addirittura, all’apoptosi della cellula.
Per contrastare l’eccesso di radicali liberi tipico di alcune condizioni patologiche correlate negativamente alla produzione di spermatozoi (obesità, infiammazioni, esposizione a sostanze inquinanti, fumo di sigaretta) l’organismo produce sostanze antiossidanti endogene, che agiscono a livello del liquido seminale: la catalasi, ad esempio che funge da scudo all’azione dell’acido nitrico, la glutatione perossidasi, che previene i danni al DNA e la perossidossina, che svolge un ruolo fondamentale nell’attivazione degli spermatozoi.
Gli spermatozoi hanno anche un elevato contenuto di PUFA (che svolgono un ruolo fondamentale nel concepimento), pertanto la ricerca si sta concentrando sull’importanza dell’assunzione nella dieta maschile di acidi grassi omega 3 per contrastare i problemi di infertilità.
Alla luce di quanto detto, sarà comunque appannaggio dell’andrologo decidere, caso per caso, quali integratori prescrivere.