“Soluzioni” naturali, estratte da funghi endofiti che crescono nelle foreste di mangrovie, in particolare ottenute dalla specie Setosphaeria rostra, potrebbero contribuire a contrastare in parte l’infiammazione cronica.
Sono le evidenze emerse da un lavoro di ricerca thailandese, pubblicato su Molecules, profilando queste sostanze come una potenziale opzione terapeutica nella gestione e trattamento di questa condizione clinica, invalidante e pesantemente impattante sulla persona e il sistema.
Una (re)azione a catena
L’infiammazione cronica, una risposta importante e perdurante agli stimoli infiammatori, non è una problematica a sé stante. Ad essa si associa infatti la (re)azione e coinvolgimento nell’insorgenza di diverse condizioni cliniche, ad elevato impatto, in cui l’infiammazione è trigger determinante: tra queste cancro, artrite, malattie cardiovascolari, asma e malattie neurodegenerative.
La ricerca è al lavoro per trovare anche soluzioni complementari, da affiancare alle terapie farmacologiche, che possano contribuire a ridurre i livelli di infiammazione.
Sembrano destare attenzione un pool di estratti ricavati da funghi endofiti che crescono nelle foreste di mangrovie cui sono riconosciute importanti proprietà antinfiammatorie, appunto, correlate all’elevato contenuto di metaboliti bioattivi.
Un gruppo di ricercatori thailandesi dopo avere preso in considerazione 13 ceppi fungini isolati da Ipomoea pes-caprae e un estratto grezzo etilacetato sviluppato sulle foglie del fungo Setosphaeria rostrata, avrebbe identificato quest’ultimo come “possessore” di una importante efficacia antinfiammatoria.
Tali proprietà si legherebbero in particolare a cinque nuove isocumarine, le setosfamarine A–E, a quattro composti estratti dal fungo Setosphaeria rostrata già noti, e soprattutto a uno xantone, composto chimico organico eterociclico, derivato chetonico dello xantene, che costituisce il nucleo delle molecole di alcuni pigmenti delle piante e di vari coloranti sintetici.
Le nuove isocumarine
Le strutture dei nuovi composti sono state analizzate con indagini spettroscopiche ed i composti stessi valutatati singolarmente in termini di attività antinfiammatoria, monitorando la potenza sulla produzione di NO, cioè dell’ossido nitrico, fattore infiammatorio altamente reattivo, nelle cellule macrofagiche attivate da lipopolisaccaridi.
Le analisi hanno fatto osservare che tali composti svolgono effetti antiinfiammatori, di cui l’azione più potente è attribuibile alla ravenelina, uno xantone.
Inoltre, uno studio meccanicistico dettagliato ha dimostrato al capacità di quest’ultima anche di sopprime l’espressione di iNOS, ovvero di NOS inducibile (una delle tre forme di NOS) e di COX-2 (cicloossigenasi), coinvolti in diversa misura nella risposta infiammatoria, in particolare in quella neuronale.
Fonte
Koopklang K, Choodej S, Hantanong S et al. Anti-inflammatory properties of Oxygenated Isocoumarins and Xanthone from Thai Mangrove-Associated Endophytic Fungus Setosphaeria rostrata. Molecules. 2024; 29(3):603. Doi: https://doi.org/10.3390/molecules29030603