Tosse, raffreddore, congestione nasale e mal di gola. I sintomi associati alle infezioni respiratorie potrebbero essere prevenuti o ridotti, a favore di una ripresa più rapida dalla malattia, con una integrazione a base di zinco. È quanto emerge da una review (“Zinc for the prevention or treatment of acute viral respiratory tract infections in adults: a rapid systematic review and meta- analysis of randomised controlled trials”) pubblicata su Bmj Open, rivista open access del gruppo British medical journal, condotta da ricercatori americani, australiani e canadesi. Si tratta di prime evidenze comunque meritevoli di studi di approfondimento.

Lo studio è di ampie proporzioni. Sono stati infatti riesaminati 28 studi clinici, pubblicati in 17 database Inglesi e Cinesi tra Aprile e Agosto 2020, che hanno coinvolto oltre 5.400 adulti, allo scopo di valutare il possibile impatto dello zinco nella prevenzione o trattamento delle infezioni respiratorie, con particolare riferimento a Covid-19, seppure nessun trial riguardasse specificatamente questa patologia. L’attenzione allo zinco si associa alla sua implicazione in diversi processi organici, quali risposta immunitaria, stati infiammatori con azione inibente, riparazione tissutale, regolazione della pressione e ipossia. Azioni che hanno portato lo zinco all’attenzione come possibile supporto nella gestione, prevenzione e trattamento di Covid, mentre al riguardo sono stati avviati studi dedicati.

Zinco e infezioni respiratorie, cosa emerge dalla review

I 28 studi considerati hanno fatto ricorso allo zinco formulato compresse/capsule, spray nasali, gel contenenti zinco acetato o gluconato con dosi variabili a seconda della tipologia di somministrazione e della finalità dell’impiego, in prevenzione o in trattamento di infezioni respiratorie. Nello specifico, la formulazione orale e intranasale ha consentito di prevenire 5 infezioni del tratto respiratorio in 100 persone al mese; sensibili i benefici anche in caso di trattamento.

In relazione alla formulazione spray o sublinguale, si è osservata la risoluzione della sintomatologia due giorni prima rispetto a placebo, mentre l’uso di zinco sublinguale o nasale durante la prima settimana di malattia ha evidenziato una probabilità di guarigione doppia rispetto al gruppo placebo. I benefici maggiori si sono registrati in generale a partire dal terzo giorno dalla comparsa dei sintomi. Di contro, non si sarebbero evidenziati vantaggi dall’impiego di zinco sulla comparsa di raffreddore dopo inoculazione di rhinovirus. Unici effetti collaterali derivanti da trattamento: nausea, irritazione di bocca e naso nel 40% dei casi e nessun evento avverso grave.

Integrazione di zinco, prospettive future

In conclusione, l’integrazione di zinco, somministrata anche in assenza di carenza specifica, sembrerebbe efficace in via preventiva, riducendo il rischio di contrarre un’infezione delle vie respiratorie. Impiegata a scopo terapeutico favorirebbe l’attenuazione della gravità dei sintomi a partire dal terzo giorno di comparsa, a vantaggio di una più rapida ripresa di guarigione. Anche in relazione alla scarsità di effetti collaterali gravi (quelli medio-lievi potrebbero comunque condizionare la compliance al trattamento), vi sarebbero le premesse per considerare l’integrazione di zinco una possibile alternativa/supporto alle terapie per infezioni del tratto respiratorio.

Restano tuttavia da chiarire con ulteriori indagini l’efficacia associata alle diverse formulazioni e ottimizzazione dei dosaggi. In merito, nello specifico, a Covid-19, dovranno essere avviati studi dedicati, attualmente assenti.

Fonte:

  • Hunter J, Arentz S, Goldenberg J et al. Zinc for the prevention or treatment of acute viral respiratory tract infections in adults: a rapid systematic review and meta- analysis of randomised controlled trials. BMJ Open 2021;11:e047474. doi:10.1136/bmjopen-2020-047474