È un quadro apparentemente tranquillizzante quello che emerge dalle sorveglianze PASSI e PASSI d’Argento (PdA) aggiornate al 2021-2022, redatte dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS): gli italiani in linea generale e per la maggioranza, anche in età avanzata, si sentono bene, in forma, a fronte di una minoranza tra i senior che ha della propria salute una visione negativa, anche prospettica.

Il percepito nazionale

Non osiamo il massimo, ma gli italiani nella quasi totalità dichiarano di sentirsi complessivamente bene. Un dato positivo, se si considera che ad affermarlo sono anche gli ultra 65enni: il 91% dei senior giudica positivo il proprio stato di salute, il 45% lo stima discreto e il 46% riferisce di stare bene o molto bene. A fronte di un 9% che invece dà un giudizio più che critico della salute, ritenendo che vada da male a molto male, sottendendo in molti casi a contesti di pluripatologie, spesso croniche.

Fra la popolazione adulta italiana – 75 persone su 100 – paiono godere di condizioni generali più che soddisfacenti, almeno nel percepito e secondo quanto riportano i risultati delle ultime sorveglianze PASSI e PdA. Queste affrontano tutti gli spaccati: PASSI, nella popolazione adulta, ha indagato tra le abitudini e stili di vita: attività fisica, mobilità attiva, obesità e sovrappeso, consumo di frutta e verdura, di alcool, abitudine al fumo, consumo di sale, e in ambito puramente clinico, fra le patologie quelle cardiovascolari, diabete, depressione, gli screening ed altro.

Specularmente, la stessa indagine/analisi sul percepito di salute è stata condotta da PdA, ma considerando il target di popolazione sono stati fatti dei focus anche sulla sicurezza stradale, gli incidenti domestici, l’uso di farmaci ed altro ancora. I risultati sono consultabili nel dettaglio nel sito dell’ISS alle pagine dedicate.

L’uso dei farmaci

Interessante è, ad esempio, la rilevazione della sorveglianza PdA in merito all’uso dei famaci. Emerge che, nel biennio 2021-2022, l’87% degli italiani senior ha assunto terapie nella settimana precedente l’intervista e quasi la metà (39% del campione totale) almeno di 4 diverse tipologie.

L’uso di farmaci, e in particolare di 4 o più diversi medicinali, cresce con l’età (28% fra i 64-74enni, 45% fra i 74-84enni e 61% fra gli ultra 85enni), è più frequente fra le persone con difficoltà economiche (53% vs 33% di chi non ne ha) e con più bassa istruzione (51% vs 32%), senza significative differenze di genere (uomo-donna).

Sono in politerapia, il 44% di coloro che riferiscono una patologia cronica e il 72% di italiani con comorbidità, ad esempio cardiopatie, ictus o ischemia cerebrale, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, malattie croniche del fegato e/o cirrosi, insufficienza renale. Non emergono, circa l’uso di farmaci, differenze importanti tra le tre aree geografiche Nord-Centro-Sud).

Depressione

Confrontando, invece, un tema comune alle due sorveglianze come la depressione, il PdA stima che 10 ultra 65enni su 100 soffrano di sintomi depressivi: questi percepiscono compromesso il proprio benessere psicologico per una media di 17 giorni nel mese precedente l’intervista, con un impatto anche sulla salute fisica, tanto da avere vissuto mediamente 15 giorni in cattive condizioni fisiche (vs 3 giorni riferiti dalle persone libere da sintomi depressivi) e circa 13 con limitazioni alle attività quotidiane abituali (vs 2 giorni riferiti dal resto della popolazione ).

Fra i depressi la gran parte riferisce di sentirsi “male o molto male” (40%) o appena “discretamente” (47%) con sintomi che si rilevano più frequenti all’avanzare dell’età (raggiungono il 14% dopo gli 85 anni), nella popolazione femminile (13% vs 6% negli uomini), tra le classi socialmente più svantaggiate per difficoltà economiche o bassa istruzione, tra chi vive solo (15%) e/o con diagnosi di patologia cronica.

Dai dati PASSI, invece, sembrerebbe che solo una piccola quota di adulti (poco più del 6%) riferisca sintomi depressivi e percepisca compromesso il proprio benessere psicologico per una media di quasi 16 giorni nel mese precedente l’intervista (vs meno di 2 giorni per le persone senza sintomi depressivi), con un impatto comunque evidente anche sulla condizione fisica.

I sintomi depressivi in chi li ha vissuti si sono tradotti in media in quasi 9 giorni in cattive condizioni fisiche e in quasi 8 con limitazioni alle abituali attività quotidiane, restano simili variabili e fattori rischio anche nel cluster degli adulti: i sintomi depressivi sono più frequenti con l’avanzare dell’età, fra le donne (8%), le classi socialmente più svantaggiate per difficoltà economiche (17%), precarietà lavorativa (9%) o bassa istruzione (11%), fra chi vive solo (8%) e fra le persone con patologia cronica (12%).

Fonte

Rapporto sorveglianze PASSI e PdA .