Le reti sociali, un investimento per la salute dell’anziano

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Avere una rete solida di relazioni ed essere parte attiva del tessuto sociale favorisce un invecchiamento sano, aumenta la percezione di salute e benessere psicofisico, aiuta nella gestione delle differenti situazioni del quotidiano, indipendentemente dalla condizione socioeconomica della persona. Ovvero le relazioni interpersonali, tanto più se all’interno di contesti associativi, sono promotrici di salute.

Sono i risultati emersi dallo studio “Tapas (Time and Places and Spaces) in Aging”, progetto biennale (2019-2021) coordinato dall’UOC Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, in collaborazione con AUSER Regionale Lombardia.

Anziani, socialità e salute, lo studio

Lo studio è stato condotto tra gennaio 2020 e giugno 2021, in Lombardia, su un campione di 431 residenti (209 uomini e 222 donne), di età media 70 anni (51-83 anni), prevalentemente pensionati, grazie a un finanziamento di Fondazione Cariplo.

L’obiettivo era quello di acquisire informazioni valide e affidabili sull’invecchiamento, nonché sui determinanti di salute e disabilità nel contesto italiano e nello specifico in Regione Lombardia, in merito ai 5 obiettivi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in tema di abilità funzionali necessarie a un invecchiamento in salute:

  • essere in grado di soddisfare in autonomia i bisogni quotidiani di base;
  • avere l’opportunità di continuare ad imparare e prendere decisioni;
  • potersi muoversi all’interno del proprio ambiente di vita;
  • avere la capacità e l’abilità di costruire e mantenere relazioni;
  • disporre delle condizioni strutturali per continuare a contribuire alla società.

Obiettivi che sono favoriti in chi vive in maniera integrata, proattiva, il tessuto sociale, sia esso collettivo (con un investimento nel mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza a familiari, fare i nonni) o personale (con attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica), scegliendo liberamente gli ambiti nei quali impegnarsi e in cui usare il proprio tempo a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni, in spazi adeguati che permettano di sentirsi sicuri o di incontrarsi in sicurezza.

L’investimento nel sociale

Stare in rete, in “connessione” con gli altri, anche grazie alle nuove tecnologie è un efficace strumento di prevenzione per un invecchiamento in salute. La salute in età avanzata si associa a diversi fattori: all’eredità genetica e all’ambiente fisico e sociale in cui la persona anziana vive, riferibile dunque a opportunità, relazioni e comportamenti. Sono le conclusioni dello studio Tapas, da cui si evince che le persone che possono contare su un buon supporto sociale hanno qualità di vita e livelli di funzionamento migliori, secondo quanto inteso nel contesto del modello bio-psico-sociale, e come al contrario, l’aumentare della solitudine e la diminuzione della capacità di muoversi in autonomia (“mobility”) siano predittivi di più alti livelli di disabilità.

In funzione di queste evidenze si profila la necessità di un dialogo fattivo con le Istituzioni (Regioni, Ministeri, società civile, ricerca, ecc.) ai vari livelli nazionale, regionale e locale per l’implementazione di interventi e buone politiche in materia di invecchiamento attivo e in salute. «La popolazione anziana – dichiara Ersilia Brambilla, presidente di Auser Regionale Lombardia – è un capitale sociale, non solo un costo di spesa sanitaria o assistenziale

Un “invecchiamento in salute” deve coinvolgere tutti i livelli e i settori istituzionali, stabilendo politiche e programmi per intervenire ad esempio su alloggi senza ascensore, spazi verdi, luoghi di socialità, trasporti e mobilità a piedi, favorendo soprattutto un accesso alle cure prossimo al luogo di residenza. “Domiciliarità”, anche in funzione del costante invecchiamento della popolazione, deve diventare la parola chiave del futuro».

Secondo una visione che sia inclusiva anche delle variabili di spazio e tempo: «Due coordinate – aggiunge Guido Agostoni, presidente del Dipartimento Welfare di ANCI Lombardia – attorno cui devono esprimersi anche i Comuni: vicini ai cittadini e sempre presenti, in sinergia con gli altri protagonisti, dalle aziende sanitarie alle realtà del Terzo Settore anche grazie agli strumenti della co-programmazione e co-progettazione, da potenziare nei nuovi piani di zona».

Azioni, tutte, che concretizzano gli obiettivi sia della Carta dei Diritti degli Anziani e dei Doveri della Società in cui si sottolinea il rispetto della dignità della persona anche nella terza età, di un’assistenza responsabile e di una vita attiva di relazione, sia del “Decennio per l’Invecchiamento Sano”, presentato dall’OMS nel gennaio 2021, e inaugurato con il “WHO Baseline Report on Healthy Aging”, uno studio mondiale sulle condizioni di invecchiamento e buone pratiche cui hanno contribuito 100 differenti organizzazioni, con 350 casi di studio in 55 Paesi in tutto il mondo. A breve, per potenziare le aspettative e gli esiti di un invecchiamento in salute, partirà un altro progetto di ricerca, italiano: AMPEL, condotto dagli stessi attori di “TAPAS”, con l’Università Bicocca, finanziato sempree da Fondazione Cariplo.