La tecnologia nella società moderna sta prendendo sempre più il sopravvento e fa ormai parte della quotidianità di ciascuno di noi. Anche la medicina, inevitabilmente, si è avvicinata alla scienza e alla tecnica, basti pensare alla scoperta dei raggi X e lo sviluppo della diagnostica strumentale che ne è conseguita, che hanno trasformato in modo radicale la medicina e l’hanno consegnata definitivamente nelle mani delle macchine.
Le opinioni dei medici sull’utilizzo dei macchinari, però, sono discordanti; c’è chi, come Osvaldo Sponzilli, medico agopuntore di Roma, non ha un buon rapporto con le macchine e favorisce l’approccio tradizionale e spiega: «nell’attività quotidiana prediligo i test manuali a quelli meccanici, anche se sul piano terapeutico, invece, se necessario, mi avvalgo anche delle macchine, come ad esempio nella medicina anti-aging». Invece Alessandro Formenti, medico veronese specialista in Scienza dell’alimentazione e in Idrologia Medica, è dell’idea che «la medicina vincente è quella integrata. Una diagnosi per essere precisa non deve disdegnare l’utilizzo di questi strumenti che, nella maggior parte dei casi, sono poco invasivi e di grande utilità». E dell’opinione che la giusta soluzione sia nel mezzo è anche Carlo Maria Rezzani, medico del SSN di Como, infatti, spiega che «come medico, cerco di ascoltare e comprendere i miei pazienti, ma non disdegno neppure di inviarli, se necessario, a fare una TAC o un’angioplastica coronarica se ne avessero davvero bisogno. Sarebbe insensato non porre al centro della medicina il paziente sempre e comunque». Chi non ha dubbi è il direttore della Scuola di Agopuntura CSTNF di Torino Piero Ettore Quirico, secondo il quale questa disputa non dovrebbe neppure sussistere: «Non dovrebbe mai essere una questione ideologica – ha spiegato – ma sempre e solo una scelta dettata dal quadro clinico del paziente. In alcuni casi un esame diagnostico può risultare molto utile per la prognosi e la cura del paziente, in altri contesti, invece, essere inutile o rischioso per il malato». Anche per Attilio Speciani, immunologo e direttore scientifico di Eurosalus, i macchinari possono essere strumenti di estrema utilità per il medico, in diversi ambiti. «Il computer, per esempio, consente di conservare traccia della storia clinica del paziente – spiega Speciani –. Permette di confrontare la bibliografia e la letteratura internazionale reperibile in internet anche in merito a particolari casi clinici di cui si cerca conferma».
Dunque la verità, a quanto pare risiede nel mezzo, e anche in medicina, come nella vita di tutti i giorni, stare al passo con i tempi e di conseguenza con la tecnologia, può risultare indispensabile e di vitale importanza. Spesso i macchinari aiutano a salvare la vita e ad individuare particolari patologie non visibili all’occhio umano, poi si sa che, anche il medico in sé farà la sua parte.