Ventuno professori ordinari di varie Facoltà di Medicina italiane, con ambiti ed expertise di diversa estrazione: fra cui patologia clinica, fisiologia umana, endocrinologia, ostetricia e ginecologia, reumatologia. Sono la rosa di esperti a confronto che hanno animato contenuti e discussione del Symposium “Medicina dei sistemi, modelli di integrazione nella prassi clinica e nuove soluzioni terapeutiche” (5 maggio 2022, Università degli Studi di Milano), realizzato in collaborazione da WHO Collaborating Center for Integrative Medicine dell’Università degli Studi di Milano e dalla International Academy of Pysiological Regulating Medicine (PRM), con il supporto non condizionante di Guna S.p.a. L’evento ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Salute e di FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri).

In un’ottica di sistema

La visione sistemica, tanto in Biologia quanto in Medicina, ha permesso negli ultimi vent’anni un vero e proprio cambio di prospettiva: guardare all’uomo non solo e strettamente in un’ottica biometrica e specializzata della fisiologia umana e delle malattie, ma in maniera olistico. Ovvero all’uomo, e dunque anche al malato, come un network di corpo e mente che risente dell’interazione con l’ambiente, gli altri esseri viventi, il vissuto e le espereimze.

«La Medicina dei Sistemi – spiega Umberto Solimene, Direttore del Centro e Moderatore dell’evento – rappresenta un modello fra i più convincenti nell’interpretazione medica di salute e di malattia, quale risultato anche della collaborazione tra strutture scientifiche Istituzionali, come Università’e Aziende Ospedaliere, e private come Associazioni Scientifiche e GUNA». La Medicina dei Sistemi prende in carico il malato nella sua globalità psicosomatica cui offre cure personalizzate, tenuto conto dell’aspetto ezio-patogenico della malattia, della componente fisica, emozionale, mentale, socio-culturali della persona, dei bisogni del paziente-persona, a fronte di condizioni cliniche sempre più caratterizzate da cronicità e multimorbilità.

La Medicina dei Sistemi si avvale anche di strumenti di medicina predittiva e di precisione nel rispetto di una visione personalizzata di ogni singolo paziente. «Abbiamo bisogno di una medicina meno paternalistica – dichiara Marco Del Prete, presidente PRM – che ponga il paziente e non la malattia al centro delle nostre attenzioni e lo veda parte attiva del processo di cura. Soprattutto deve avvalersi di strumenti sempre meno descrittivo, ove possibile sempre più predittivi e prospettici».

I contenuti del Simposio

Stimolanti, innovativi, al contempo di rottura e di una nuova, differente apertura. È la lettura che si può dare ai tanti spunti di riflessione emersi dalle relazioni e dai dibattiti del convegno.

Di interesse sono state, ad esempio, le considerazioni riguardo l’impatto ambientale e la (rel)azione con l’organismo. L’ecosistema, ad esempio, risente dell’inquinamento idrico da PF (prodotti farmaceutici) e da PTS (metaboliti dei farmaci e prodotti delle trasformazioni biotiche o abiotiche) che si producono dallo scarico di effluenti provenienti dagli impianti di trattamento di acque reflue urbane, dallo spandimento degli effluenti di allevamento animale, come anche dallo scarico da impianti di produzoine. Gli stessi PF e PTS possono agire sull’organismo come interferenti endocrini con effetti dannosi in particolare durante l’età dello sviluppo o indirettamente come conseguenze della diffusione della resistenza ai farmaci anti-batterici.

Di rilievo anche il ruolo dell’infiammazione nel promuovere e mantenere alcune patologie, anche di natura cronica, come l’artrite reumatoide causa di disabilità in circa il 30% dei pazienti e elevati costi sociosanitari, Patologia oggi trattabile efficacemente con farmaci biologici ma dall’elevato costo elevato e dalla progressiva perdita di efficacia nel tempo, invita a valutare nuovi strumenti terapeutici, in prevalenza farmaci, in grado di mantenere la remissione o l’LDA (Low Dosease Activity), tra cui l’uso delle citochine.

Non ultimo, l’esplorazione del concetto di “One Health”, un modello sanitario promosso dall’Istituto Superiore di sanità, basato sull’integrazione di discipline diverse e sul riconoscimento che la salute umana, animale e dell’ecosistema siano legate indissolubilmente: concetto che ben si adatta a una visone di “Medicina dei Sistemi”

L’approccio alla Medicina dei Sistemi vuole proporsi come una svolta anche in ambito di politica sanitaria per un ripensamento dell’intero setting e la costruzione di modelli sanitari più efficienti e economicamente più sostenibili.