Sono un rischio per la salute e per l’ambiente. Eppure, gli effetti dannosi delle microplastiche, comprovati da studi di letteratura, sono ancora sottovalutati e misconosciuti.

La Società Italiana di medicina interna (Simi) fa il punto sui possibili danni che si allargano a gran parte dell’organismo e suggerisce un vademecum di azioni da adottare a tutela degli importanti rischi indotti.

Le microplastiche e i loro dannosi effetti

Minuscole particelle, in genere invisibili a occhio nudo, e forse anche per questo sottostimate, le microplastiche in realtà sono presenti in ogni dove: in acque di fiumi e oceani, dunque nella catena alimentare, nell’aria e negli indumenti. Rappresentano una minaccia per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente.

«Le microplastiche – spiega Giorgio Sesti, presidente della Simi – sono particolarmente insidiose anche per la loro capacità di accumulare sostanze tossiche come pesticidi, metalli pesanti e altri inquinanti che, di conseguenza, contaminano l’ambiente, fino a insediarsi nella catena alimentare, dal cibo all’acqua consumati quotidianamente. L’ingestione di microplastiche è causa, ad esempio, di disturbi gastrointestinali, di danni al microbiota, problematiche riproduttive, effetti cancerogeni, problemi neurologici generati dalla capacità di compromissione delle microplastiche dell’integrità della barriera emato-encefalica e di malattie cardio-vascolari».

I danni non si fremano qui: vi è evidenza della loro presenza nei vasi, isolate ad esempio all’interno delle placche di aterosclerosi dove possono aumentare il rischio di infarti e di ictus, nei polmoni tramite l’aria resporata, inducendo possibili problemi respiratori e/o aggravando condizioni come asma e bronchite.

Il vademecum, le dieci azioni da intraprendere

In funzione degli effetti documentati, Simi raccomanda l’importanza di adottare azioni e comportamenti individuali per limitare l’esposizione alle microplastiche e la messa in atto di politiche preventive, anche a livello internazionale, per la tutela della collettività. A tal fine la Società ha messo a punto un vademecum di dieci azioni pratiche: 

  • Ridurre il consumo di plastica monouso, ricorrendo a alternative come bottiglie/borracce termiche in acciaio inossidabile, contenitori di vetro, borse della spesa in tessuto.
  • Preferire indumenti in fibra naturale, ad esempio in cotone, lana, viscosa e canapa, rispetto a materiali sintetici come poliestere, poliammide, polipropilene e nylon che rilasciano microplastiche durante la produzione e il lavaggio.
  • Installare filtri nelle lavatrici in grado di catturare le microplastiche rilasciate dai tessuti durante i cicli di lavaggio, impendendone così l’accesso nel sistema idrico.
  • Evitare l’uso di cosmetici contenenti microplastiche, quali i polimeri insolubili come Pe (polietilene), Pmma (polimetil metacrilato), Pet (polietilene tereftalato) e Pp (polipropilene): ingredienti rilevabili dall’etichetta che deve citare tutte le sostanze presenti all’interno dei prodotti.
  • Consumare acqua filtrata, ovvero depurata dalla presenza di microplastiche e/o di altri contaminanti grazie all’installazione di adeguati sistemi difiltrazione dell’acqua in caso si prediliga bere l’acqua del rubinetto, o scegliendo acqua minerale e bibite in bottiglia di vetro, evitando quanto più possibile quelle di plastica.
  • Ridurre al minimo l’acquisto di cibi confezionati in imballaggi e contenitori di plastica, optando anche in questo caso per prodotti conservati in recipienti in vetro, acciaio inossidabile, silicone o in sacchetti di carta. Conservarli, anche in frigorifero, in contenitori diversi da plastica e pellicole.
  • Optare/prediligere cibi freschi e integrali piuttosto che processati e confezionati che potrebbero contenere livelli più alti di contaminazione da microplastica, oltre ad essere meno sani per la salute.
  • Acquistare prodotti ittici provenienti da fonti sostenibili e ridurre i consumi di pesce e frutti di mare a rischio di contaminazione da microplastiche e altri inquinanti.
  • Fare un corretto smaltimento dei rifiuti, separando la plastica quando possibile e gettandola nei bidoni designati.
  • Contribuire individualmente a informare circa gli effetti dannosi delle microplastiche per la salute dell’uomo e dell’ambiente e a sensibilizzare all’adozione di buone pratiche che ne limitino l’uso.

 

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