Nel 1988 fu pubblicato su Nature un articolo molto interessante a firma di Jacques Benveniste dal titolo: “Degranulazione dei basofili umani attraverso un anti siero anti IgE ad alte diluizioni”. L’eco che questo lavoro determinò si sparse per tutto il mondo: l’acqua poteva conservare un ricordo, un’impronta, delle sostanze che sono transitate in essa. Il seguito è conosciuto, frammisto tra cronaca e polemica giornalistica: la definizione di memoria dell’acqua è rimasta negli annali a nome di una sintesi giornalistica mai utilizzata da Benveniste, ma coniata solo per la derisione. Comunque negli anni successivi varie pubblicazioni scientifiche hanno seguito alcune possibili vie per validare sperimentalmente la realtà di un’intera classe di nuovi fenomeni chimico-fisici riguardanti l’acqua liquida. Infatti, è davvero possibile ottenere delle informazioni chimico-fisiche che dipendono dalla “storia” recente o remota di un campione di acqua. Sempre più indiscutibile sta diventando la capacità dell’acqua, dopo essere stata influenzata, seppure da minime variazioni, che esse siano meccaniche o di natura elettromagnetica (importante è il lavoro svolto dal Prof. Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina 2008), di allontanarsi dal suo stato iniziale di equilibrio e passare a un’altra condizione, rientrando in uno dei paradigmi assolutamente accreditati dalla comunità scientifica, quale quello della Termodinamica dei Processi Irreversibili, dovuto al Premio Nobel (1977) per la Chimica Ilya Prigogine.
Il gruppo di lavoro di Vittorio Elia (Dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II di Napoli), in questi ultimi anni, in compagnia anche del compianto Prof. Emilio Del Giudice, ha affrontato tale questione, studiando sul piano chimico-fisico alcune proprietà dell’acqua dopo che essa è stata sottoposta alla procedura della classica “succussione” omeopatica. Questa metodica, ripetuta per centinaia o migliaia di volte, induce a creare un “terreno” nuovo del liquido acquoso.
La “nuova acqua” risulta essere diversa dallo stato precedente: le metodologie sperimentali più proficue per la validazione di questi studi (la spettroscopia infrarossa, la spettroscopia ultravioletta/visibile, la microscopia a fluorescenza e la microscopia a forza atomica) hanno permesso di determinare nanostrutture visibili e organizzate in sistemi ben definiti. Tali studi danno la possibilità di varcare una nuova soglia della fisica e della chimica, declassando i vecchi principi della termodinamica.
Gianfranco Di Paolo