Terapie tradizionali e complementari, tra queste aumentano da parte delle pazienti le richieste di rimedi e/o farmaci omeopatici a supporto dei trattamenti gold standard e/o come strumento per alleviare il dolore e gli effetti collaterali indotti dalla chemioterapia, potenziando aderenza e compliance terapeutica.
Oggi ci si spinge oltre: è di attenzione Arnica montana (Arn), omeopatico noto nel classico impiego in contesti traumatici per gli effetti antinfiammatori, testato da un gruppo di ricercatori indiani anche come possibile agente chemioterapico nel tumore del seno. Lo studio è stato pubblicato su Homeopathy.
Il “protocollo”
I ricercatori hanno allestito un estratto etanolico di Arn (tintura madre, TM) secondo le raccomandazioni/indicazioni della Farmacopea Omeopatica Indiana, caratterizzandolo successivamente con il ricorso a specifiche analisi e strumenti, quali il gas cromatografia-spettroscopia di massa (GC-MS); analisi computazionali in silico, un’analisi biochimica, alternativa simulativa, condotta mediante docking molecolare, ovvero una simulazione al computer che calcola la posizione più conveniente che un legando può assumere all’interno del sito attivo di un enzima, e che si contrappone agli approcci sperimentali classici in vitro e in vivo. Obiettivo dell’analisi era “caratterizzare” ed estrapolare composti specifici in grado di legarsi e modulare l’attività delle proteine coinvolte sia nella sopravvivenza sia nella progressione del cancro al seno.
Analisi parallele sono state condotte al fine di confermare i risultati osservati in silico, quali un esperimento controllato con cellule di cancro al seno (clone MCF7) trattate in vitro con Arn e stima di eventuali effetti citotossici sviluppati. Esiti poi valutati con citometria di flusso, microscopia a fluorescenza, scratch assay, potenziale clonogenico e analisi dell’espressione genica.
I risultati
Grazie alla caratterizzazione fitochimica di Arn mediante GC-MS (gascromatografia accoppiata alla spettrometria di massa), i ricercatori hanno potuto identificare i composti utili alle varie indagini. In particolare: l’ossido di cariofillene e il 7-idrossicadalene per studi di docking molecolare cui è stata identificata un’affinità di legame selettiva per alcuni bersagli riconosciuti dalle proteine del cancro al seno. Tra questi il recettore estrogenico alfa (ER-alfa), il recettore progestinico (PR), il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), l’mTOR (bersaglio meccanicistico della rapamicina) e la E-caderina: tutti target di (chemio)terapie mirate tradizionali.
In quest’ottica un potenziale contributo potrebbe essere dato anche da Arn: studi in vitro sembrano far osservare l’apoptosi nelle cellule MCF7 trattate con l’estratto, come anche un effetto inibitorio della migrazione e colonizzazione delle cellule tumorali.
Gli orientamenti successivi
Gli esiti degli studi in vitro sulle cellule tumorali trattate con Arn promuovono l’applicazione anche in modelli in vivo, quale risposta concerta alla richiesta della popolazione femminile di utilizzo di un approccio omeopatico nel trattamento del tumore del seno.
Fonte: Basu N, Narad P, Guptasarma ML et al. Computational and In Vitro Approaches to Elucidate the Anti-cancer Effects of Arnica montana in Hormone-Dependent Breast Cancer. Homeopathy, 2022, 111(4):288-300