Nei soggetti obesi o in sovrappeso, steatosi epatica e acido urico possono avere un forte impatto sulla prognosi.
Il 25% degli adulti (la frequenza raddoppia tra i soggetti obesi o diabetici) è affetto da steatosi epatica, una condizione che – in 1 caso su 3 – può evolvere in NASH, che a sua volta può condurre a fibrosi e a cirrosi epatica.
I soggetti affetti da NAFLD corrono un rischio di morte superiore a quello della popolazione generale, soprattutto a causa di patologie cardiovascolari.
Le alterazioni a carico del metabolismo indotte dall’acido urico, invece, rappresentano un potenziale collegamento tra peso in eccesso, NAFLD e malattie cardiovascolari.
L’iperuricemia è coinvolta nella patogenesi di diverse patologie: insulino-resistenza, diabete mellito, steatosi epatica, ipertensione arteriosa, patologie cardio- e cerebro-vascolari, insufficienza renale.
Diversi nutraceutici svolgono un’azione favorevole sulle alterazioni metaboliche e sono efficaci nel miglioramento della salute cardiovascolare: grazie a queste caratteristiche essi potrebbero rivestire un ruolo nel trattamento di steatosi epatica e dismetabolismo dell’acido urico, rappresentando un valido complemento terapeutico alle necessarie modifiche allo stile di vita.
Steatosi epatica
Si riscontrano miglioramenti nella sensibilità all’insulina ed effetti protettivi sul fegato grazie all’assunzione di silimarina – una miscela di antiossidanti (flavo lignine e flavonoidi) estratte dal cardo mariano – che svolge un’azione antiossidante, antinfiammatoria, antiapoptotica e antibiotica.
Studi preclinici suggeriscono un effetto protettivo nei confronti del fegato per l’astaxantina (un potente antiossidante di origine marina) per il coenzima Q10 e per la vitamina E.
Nei soggetti affetti NAFLD è spesso presente un deficit di vitamina D, la cui supplementazione, quindi, potrebbe svolgere un ruolo positivo.
Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 (EPA e DHA) potrebbero esercitare un’influenza positiva sulla NAFLD, grazie alla loro azione anti-trigliceridi e antinfiammatoria.
Questi pazienti potrebbero trarre beneficio anche dall’assunzione di berberina (in virtù dei suoi effetti ipocolesterolemizzanti e insulino-sensibilizzanti), di curcumina (un estratto dalla Curcuma longa) e di resveratrolo.
Infine, si prospetta positivo l’esito di studi sulla supplementazione di probiotici (L. bulgaris e S. Thermophilus).
L’uso dei nutraceutici sopracitati, associato a opportune correzioni degli stili di vita, potrebbe dunque essere valutato nei soggetti affetti da steatosi epatica.
Iperuricemia
Elevati livelli di acido urico possono essere ridotti grazie alla somministrazione di vitamina C, che svolge un’azione protettiva nei confronti del danno cellulare da stress ossidativo e riduce la produzione di acido urico.
Anche alcuni prodotti imidazolici (L-istidina, carnosina, anserina) contenuti nell’estratto di tonno possono ridurre i livelli di acido urico nei soggetti con iperuricemia, non gottosi. L’associazione di riso rosso fermentato, fitosteroli e L-tirosolo, contribuisce a ridurre i livelli di acido urico e a migliorare il profilo lipidico nei soggetti che non rispondono alla sola dieta.
In uno studio, la combinazione fissa di campferolo (estratto dalle foglie di Ginkgo biloba), baicalina (estratto di radice di Scutellaria), rutina, acido clorogenico e caffeina, ha ridotto in maniera significativa i livelli di acido urico nel corso di 2 mesi.