Acidi grassi Omega 3, assunti attraverso alimenti o integratori, possono contribuire a controllare l’ipertensione in persone con diagnosi accertata? In quali quantità sono garanti di efficacia? Se lo sono chiesti un gruppo di ricercatori della Queen’s University di Kingston, in Canada, pubblicando i risultati del loro lavoro sul Journal of the American Heart Association

Tre grammi al giorno – né di più né di meno – di Omega 3, nello specifico di acido docosaesaenoico (DHA) e acido eicosapentaenoico (EPA), assunti nella dieta con attraverso il consumo di pesci grassi, e tra questi salmone, tonno, sardine, trota, aringa e ostriche, ma anche noci, semi di lino e/o di chia, alcune verdure a foglia verde e altri alimenti, o tramite integratori specifici possono contribuire a ridurre di 4,5 mmHg la pressione sistolica in adulti con patologia. Le stime quantitative ottimali derivano dalla messa a punto, da parte di ricercatori canadesi, dei dati di 71 trial clinici condotti nel mondo tra il 1987 e il 2020, e che hanno coinvolti in totale 5 mila persone tra 22 e 86 anni, senza problemi di ipertensione o colesterolo.  Ovvero studi di valutazione sui potenziali effetti sul controllo della pressione sia sistolica che diastolica degli acidi grassi Omega 3, DHA ed EPA, assunti per un periodo di 10 settimane da soli o in combinazione, da fonti alimentari ricche di omega 3 o da integratori. Ad oggi solo il National Institutes of Health consiglia una dose giornaliera di 1,1- 1,6 grammi di omega 3 ma limitatamente a persone sane e adulte; lo studio attuale invece identifica benefici, in contesti patologici, ma va detto ascrivibili sono a soggetti con diagnosi conclamata di ipertensione, escludendo quindi finalità preventiva in persone sane.

I risultati

Comparando i dati dei vari studi è stato possibile per i ricercatori osservare una correlazione tra il consumo di 2-3 grammi di Omega 3 al giorno e la riduzione della pressione massima minima, di circa 2 punti, con punte di 4,5 in soggetti con di ipertensione. Un dosaggio che appare ottimale e “fisso”, ovvero non si sarebbero registrati benefici aggiuntivi dall’assunzione di quantità superiori di Omega-3. Infatti con 5 grammi al giorno, la pressione sistolica risultava diminuita in media di quasi 4 mm Hg negli adulti ipertesi e di meno di 1 mm Hg nei partecipanti esenti da patologia. Alcun beneficio aggiuntivo si sarebbe rilevato con consumi a dosi più elevate.

L’apporto dalla dieta

Indicativamente, circa 300 grammi di salmone di allevamento forniscono 3 grammi di acidi grassi omega 3, mentre un integratore di olio di pesce ne contiene circa 300 mg per pillola, con dosi variabili da prodotto a prodotto. Gli integratori sono più largamente utilizzati per raggiungere le quantità di assunzioni di omega 3 ottimali e, dunque, su di essi si basa anche la gran parte degli studi ad oggi attuati. A conclusione, dunque, sembrerebbe ipotizzabile pensare che gli integratori possano rappresentare una valida alternativa al consumo di specifici cibi non necessariamente graditi alle persone con pressione alta. I dati emersi dallo studio risulterebbero in linea con le raccomandazioni della FDA (Food&Drug Administration), secondo cui gli acidi grassi omega-3, EPA e DHA, possono ridurre il rischio di malattia coronarica, grazie alla  riduzione sensibile della pressione sanguigna, specialmente tra le persone con diagnosi di ipertensione.

Fonte

  • Zhang X, Ritonja JA, Zhou N et al. Omega‐3 Polyunsaturated Fatty Acids Intake and Blood Pressure: A Dose‐Response Meta‐Analysis of Randomized Controlled Trials. Journal of the American Heart Association, 2022, doi: https://doi.org/10.1161/JAHA.121.025071