Le malattie cardiovascolari restano un problema di sanità pubblica a livello mondiale, per diffusione e letalità, collocandosi al primo posto per causa di morte con 18 milioni di decessi all’anno, di cui 230 mila solo in Italia.

Le stime sono destinate a crescere, complice l’invecchiamento globale della popolazione e lo stato di emergenza sanitaria che ha ritardato le diagnosi e l’approccio alle patologie cardiovascolari, con le implicazioni che ne conseguono.

Allo studio da parte del mondo scientifico e accademico potenziali opzioni terapeutiche per ridurre il trend di incidenza e mortalità: tra queste il crespino, che agirebbe sul controllo della pressione, tra i principali fattori di rischio per patologie cardiovascolari.

Il crespino

I numeri, anche in Italia, giustificano l’attenzione alle patologie cardiovascolari. Secondo i dati dell’EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità la cardiopatia ischemica, da sola, è causa del 44% di tutte le morti; gli accidenti cerebrovascolari lo sono nel 13% dei casi, posizionandosi dopo i tumori.

Prevenzione e cura sono dunque prioritarie per invertire il trend ed è auspicato anche il ricorso a rimedi complementari. Tra questi desta interesse il crespino viola-nero, nome scientifico Berberis integerrima. Si tratta di una pianta medicinale della medicina tradizionale iraniana che è stata impiegata in via sperimentale nella gestione nella pressione sanguigna in un ristretto gruppo di pazienti, con risultati interessanti pubblicati in uno studio sul BMC Complement Med Ther.

Ne emergerebbe la capacità del crespino di agire con effetti benefici sui fattori cardiometabolici, nello specifico la pressione sanguigna, grazie all’azione di alcune sue naturali componenti: la berberina e gli antociani (da cui il colore violaceo della pianta stessa).

Lo studio

Per testare l’efficacia della pianta, in particolare sui lipidi plasmatici e sui biomarcatori infiammatori e/o altri fattori aggiuntivi di rischio cardiovascolare, un gruppo di ricercatori iraniani, di Teheran, ha avviato uno studio controllato randomizzato, in singolo cieco, di 8 settimane in cui 85 pazienti ipertesi, con esposizione (almeno di un fattore) al rischio cardiovascolare e in trattamento con farmaci anti-ipertensivi.

I partecipanti randomizzati sono stati assegnati in modo casuale a un gruppo in trattamento con crespino o placebo. La somministrazione prevedeva l’assunzione di 10 g di crespino nero essiccato macinato e 1 g di saccarosio o, nel gruppo di controllo, di 9 g di maltodestrina, 1 g di acido citrico, 1 g di saccarosio e colorante alimentare rosso. Il trattamento, in entrambi i casi, è stato assunto una volta al giorno, per 2 mesi. I pazienti sono stati sottoposti alla misurazione della pressione sistolica, diastolica e arteriosa media, valutata con monitoraggio ambulatoriale prima e dopo 2 mesi di trattamento, mentre i livelli di assunzione di sodio e potassio sono stati rilevati in campioni urinari delle 24 ore.

Parimenti, al basale e alla fine dello studio, sono stati raccolti i profili lipidici plasmatici inclusi colesterolo totale (TC), colesterolo lipoproteico ad alta densità (HDL-C), colesterolo lipoproteico a bassa densità (C-LDL), trigliceridi (TG), LDL-piccola densità. Sono stati determinati anche C (sd-LDL-C), non-HDL-C e TC/HDL-C, nonché biomarcatori infiammatori tra cui la proteina C-reattiva (CRP) e l’interleuchina-6 (IL-6).

I risultati

Lo studio è stato completato da 68 partecipanti con un’età media di 54,12 +/- 10,32 anni e BMI (Indice di Massa Corporea) di 27,93+/-2,22 kg/m2. I due gruppi in studio sono risultati omogenei per peso corporeo e attività fisica, introito alimentare, così come per l’escrezione urinaria di sodio e potassio. È stato possibile osservare, dopo due mesi di trattamento, una sensibile riduzione della pressione arteriosa sistolica (-4.71+/-6.68 mmHg) e media (-2.25+/-4.13 mmHg) nel gruppo trattato con crespino (p=0,015 e p=0,008, rispettivamente), mentre in quello di controllo non sono state registrate variazioni della pressione sanguigna.

Dopo l’aggiustamento per i valori basali, si emersa una diminuzione significativa dei livelli plasmatici di TG, TC, C-LDL, C-sd-LDL, C-non-HDL e TC/HDL-C (p <0,001, p = 0,011, p = 0,015, p = 0,019, p = 0,004 e p = 0,039 rispettivamente) e CRP (p = 0,020) nel gruppo in trattamento con crespino rispetto al gruppo placebo.

Sebbene lo studio sia piccolo e vada validato su numeri più ampi, gli autori ritengono che esistano le premesse per ritenere che il consumo di crespino viola-nero sia in grado di agire sul controllo dei livelli plasmatici di CRP, migliorando il profilo lipidico nei soggetti con fattori di rischio cardiovascolare, ovvero tale da poter essere una opzione potenzialmente efficace per la gestione della pressione sistolica in pazienti in trattamento con anti-ipertensivi.

Fonte

  • Emamat H, Zahedmehr A, Asadian S et al. The effect of barberry (Berberis integerrima) on lipid profile and systemic inflammation in subjects with cardiovascular risk factors: a randomized controlled trial. BMC Complement Med Ther, 2022, 22(1):59.