Studi clinici illustrati al congresso della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie a Firenze dimostrano l’efficacia di probiotici per l’ipercolesterolemia moderata o lieve.

Il benessere del nostro cuore passa anche dall’intestino, o meglio dall’equilibrio del suo ecosistema. Lo dimostrano studi recenti, presentati durante l’ultimo congresso della SIMG, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, a Firenze, nel simposio “Ruolo, scelta e appropriato uso degli integratori nel trattamento dell’ipercolesterolemia e nel rischio cardiovascolare basso e moderato”.
Le ricerche rivelano che specifici probiotici, se assunti in quantità adeguate, possono portare benefici evidenti all’organismo e soprattutto evitare che si creino degli squilibri a livello intestinale tali da determinare la progressione dei fattori di rischio cardiovascolare.
Edoardo Felisi, docente del master Prodotti Nutraceutici, dipartimento di Scienze del Farmaco, dell’Università degli Studi di Pavia, spiega:
«I probiotici sono microorganismi vivi e vitali e, aggiunti ad alimenti o a integratori, devono essere assunti in quantità adeguate, così da garantire l’eubiosi, cioè l’equilibrio della composizione qualitativa del microbiota intestinale. Questo permette di far funzionare correttamente l’organismo. Al contrario, la disbiosi è la perdita di questo equilibrio, determinato da una variazione qualitativa e quantitativa del microbiota intestinale».
Intervenendo sul microbiota si possono controllare anche diverse patologie sistemiche, come:
- diabete di tipo 2,
- obesità,
- sindromi metaboliche,
- malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale.
Studio sul Bifidobacterium Longum BB536 associato a Monacolina K per la riduzione dell’ipercolesterolemia e del rischio cardiovascolare
In particolare, uno studio ha dimostrato l’importanza dell’assunzione di un probiotico specifico che agisce sulla riduzione dell’ipercolesterolemia e quindi del rischio cardiovascolare.
Paolo Magni, docente di Patologia Clinica, dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari, Università degli Studi di Milano commenta:
«È stato condotto uno studio clinico con un nutraceutico contenente un probiotico e riso rosso fermentato in una popolazione con modesta o moderata ipercolesterolemia e quindi soggetta a rischio cardiovascolare. I risultati rivelano che il nutraceutico, rispetto al placebo, riduce il colesterolo cattivo (LDL) del 26%. Si è inoltre osservato che il colesterolo non HDL (colesterolo aterogenico) si riduce del 24%. Questo è un importante effetto sulla riduzione del rischio cardiovascolare, in quanto la colesterolemia totale viene ridotta del 17%».
Entrando nel dettaglio, Paolo Magni specifica:
«Un particolare nutraceutico, il Bifidobacterium Longum BB536 (uno dei ceppi ad attività probiotica più studiati) rende insolubile il colesterolo, che non viene di conseguenza riassorbito a livello intestinale e pertanto non raggiunge il fegato, ma viene eliminato nelle feci».
«Secondo lo studio clinico citato, l’azione sinergica del probiotico, efficace nella riduzione dell’assorbimento del colesterolo, e di un prodotto naturale che riduce la produzione di colesterolo, come la Monacolina K, ottenuta dal processo di fermentazione del riso rosso, si è rivelata altamente efficace – conferma Gerardo Medea della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure primarie in Area metabolica. – Studi come questo sono un elemento fondamentale per i medici di Medicina Generale nella scelta quotidiana del prodotto, in questo caso del probiotico più adatto ai pazienti con basso o moderato rischio cardiovascolare, purché non abbiano bisogno di farmaci».