È cresciuto il consumo di droghe in Italia nel biennio 2020-2022, in particolare nei grandi centri urbani, da Nord a Sud del paese, isole comprese. Lo rileva uno studio nazionale dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, sviluppato con finanziamenti del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha valutato i consumi delle “polveri bianche” misurandone i residui nelle acque reflue, nell’ambito di un progetto dedicato. I dati sono stati resi noti e presentati nella Relazione Annuale al Parlamento.
Le droghe
Cocaina, amfetamina, ecstasy, metamfetamina, eroina e cannabis, ovvero alcune delle sostanze psicoattive maggiori, e altre nuove sostanze psicoattive (NPS) sono state oggetto di uno studio italiano, volto a indagare i livelli dei consumi delle droghe nella loro variabilità sull’intero territorio nazionale.
Ne emerge un quadro poco confortante che conferma come cannabis e derivati restino le sostanze stupefacenti fra le più (ab)usate, con un consumo medio nazionale di 51 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti, cui seguono con largo distacco cocaina, con circa 11 dosi ed eroina pari a circa 3 dosi. Ancora inferiori sono i consumi di metamfetamina, ecstasy e amfetamina, intorno allo 0,1 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti.
Lo studio ha messo, inoltre, in rilievo come le preferenze dei consumi di droghe varino a seconda delle città/nuclei urbani: ad esempio la cannabis va per la maggiore a Nuoro, Bologna, Fidenza, Cagliari, Trento e Trieste con mediamente 100 dosi al giorno per 1.000 abitanti a fronte di solo 12 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti a Belluno.
La cocaina, invece, è preferita a Pescara, Montichiari, Venezia, Fidenza, Roma, Bologna, Merano con consumi medi di 20 dosi – il tasso più elevato – al giorno ogni 1.000 abitanti, rispetto a 1-4 dosi al giorno per 1.000 abitanti, i dati più bassi, rilevati a Belluno e Palermo.
In temine di aumento dei consumi, cannabis e cocaina sono sensibilmente cresciuti nel 2021, raffrontati al 2020, mentre l’ecstasy registra una crescita nella seconda parte del 2021 rispetto alla primavera 2021 e al 2020, presumibilmente associate alla ripresa delle attività ricreative dopo la pandemia.
Il progetto “Acque reflue”
Ha sviluppato una rete di rilevamento nazionale comprendente 33 centri urbani equamente distribuiti in 20 regioni italiane, con l’intento di misurare i consumi di sostanze stupefacenti nella popolazione italiana attraverso l’epidemiologia delle acque reflue, una particolare metodica che analizza i residui metabolici, cioè i prodotti di scarto umani, delle sostanze stupefacenti nelle acque reflue urbane arrivate ai depuratori, mappando così qualità e quantità delle sostanze complessivamente consumate dalla popolazione generale.
La metodologia delle acque reflue è una tecnica originale, creata e messa a punto dal Mario Negri di Milano nel 2005 poi adottata e applicata a cadenza annuale anche in Europa per l’elevato valore scientifico, sempre nell’obiettivo di definire i trend di consumo delle principali sostanze stupefacenti.
Grazie al finanziamento istituzionale è stato possibile applicare la metodologia, per la prima volta, anche in Italia a livello nazionale, potendo misurare oltre agli stupefacenti più tradizionali, anche i consumi delle NPS, risultate molto più contenute e, anche in questo caso specifiche variabilità. E’ stata, infatti, registrata in misura maggiore la presenza si catinoni sintetici, stimolanti del sistema nervoso centrale in grado di imitare gli effetti della cocaina, amfetamina o MDMA (ecstasy), a fronte dell’assenza di derivati sintetici del fentanile, farmaco oppiaceo derivato dalla morfina, altamente pericolosi pertanto attenzionati con riguardo nello studio.
I dati sembrerebbero indicare che i consumi di fentanili sintetici, più specificatamente di fentanil (che ha un utilizzo anche farmacologico) e del suo metabolita norfentanil su cui si è concentrata l’analisi nelle acque reflue, siano piuttosto ridotti e/o occasionali, diversamente da quanto osservato negli Stati Uniti negli ultimi anni.
L’uso di ketamina, infine, si riscontra in quasi tutte le città analizzate con carichi medi nazionali attorno a 5 mg al giorno per 1.000 abitanti, con consumi sopra la media nazionale a Bologna, Cagliari, Firenze, Milano, Torino e Venezia, con un trend di crescita più rapido in alcune città: a Milano passato, nel periodo di osservazione, da 6 a 14 mg al giorno ogni 1.000 abitanti, Bologna con un saldo quasi doppio da 12 a 22 e Firenze con valori da 8 a 18 mg.
In conclusione
L’epidemiologia delle acque reflue si conferma un approccio di rilevazione complementare ai metodi tradizionali di ricerca epidemiologica, efficace e efficiente, in grado di collezionare la tipologia di sostanze maggiormente utilizzate sul territorio, ma anche di monitorare i consumi “oggettivi” e “in tempo reale”, valutandone l’evoluzione sul lungo periodo.