Raffreddore e terapie complementari: un’interessante panoramica del National Center for Complementary and Integrative Health

Il raffreddore è uno dei più comuni malanni di stagione. Per curarlo spesso si fa ricorso a terapie complementari: la rivista Clinical Digest riassume le evidenze scientifiche ad oggi disponibili relativamente all’assunzione di varie sostanze tra cui ad esempio echinacea, zinco e vitamina C. La pubblicazione è realizzata dal National Center for Complementary and Integrative Health (Nccih), un’agenzia governativa americana che si occupa di studiare le terapie alternative e complementari.

Partiamo proprio dalla vitamina C: Nccih riporta i risultati di una revisione Cochrane del 2012 relativa a 29 studi clinici che hanno interessato più di 11.000 soggetti. Secondo la revisione, l’assunzione regolare di vitamina C (circa 0,2 grammi/die) non riduce l’incidenza del raffreddore in generale, ma può essere utile per i soggetti che sostengono sessioni di allenamento fisico intenso (ad esempio maratoneti e sciatori). In alcuni studi si è evidenziata una correlazione tra l’assunzione di vitamina C e la riduzione di intensità e durata del raffreddore (risultati non replicati da studi successivi). Un’altra review, del 2012, indica che l’assunzione di vitamina C riduce lievemente i sintomi del raffreddamento su adulti e bambini, non sortendo effetto rilevante però sulla sua incidenza. L’assunzione di vitamina C è considerata sicura: solo in dosi eccessive può causare crampi addominali, nausea e diarrea.

Nell’elenco delle sostanze più utili per combattere i malanni da raffreddamento, si trova lo zinco: l’assunzione orale di compresse può ridurre la durata di un comune raffreddore, se iniziata entro 24 ore e proseguita per un periodo inferiore alle 2 settimane. La somministrazione intranasale, invece, se eccessiva, sembrerebbe essere correlata a una potenziale perdita dell’olfatto (anosmia), pertanto dovrebbe essere evitata; nel 2009 la FDA americana ha diramato un’allerta ai consumatori, avvertendoli di non utilizzare troppi spray nasali allo zinco commercializzati come rimedi per il raffreddore, proprio per questa loro possibile correlazione all’insorgenza di anosmia. Il Nccih spiega che anche l’assunzione orale di zinco può indurre effetti collaterali: le più comuni sono nausea e problematiche al tratto gastrointestinale; l’uso prolungato, inoltre, può indurre carenza di rame e problemi all’apparato urinario.

C’è poi l’estratto di geranio (Pelargonium sidoides), che sembra utile per alleviare i sintomi di bronchiti e sinusiti acute e del comune raffreddore, in adulti e bambini, ma la qualità delle evidenze è debole. La sua assunzione è in genere ben tollerata dalla maggior parte dei soggetti.

Vengono citati anche aglio e miele (di grano saraceno): relativamente al primo, una recente revisione Cochrane ha decretato che ad oggi le evidenze cliniche circa gli effetti sul raffreddore sono insufficienti; è molto basso il numero di studi relativo all’effetto degli integratori a base di aglio sul raffreddore. Vengono inoltre sottolineati aspetti relativi alla sicurezza: sebbene, infatti, in genere l’aglio sia ben tollerato come alimento, quando assunto come integratore può causare rischio di emorragia (particolare attenzione dovrebbero porre i pazienti sotto terapia anticoagulante) e può ridurre l’efficacia di alcuni farmaci. Relativamente al miele, le ricerche ne evidenziano un’efficacia superiore al placebo nel ridurre la frequenza del raffreddore, calmare la tosse e migliorare la qualità del sonno nei bambini (di età non inferiore a 1 anno).

Altra sostanza oggetto d’interesse è l’echinacea, correlata da diverse ricerche con la riduzione e la prevenzione del raffreddore, ma anche in questo caso le evidenze sembrano essere deboli. I prodotti a base di echinacea, inoltre, variano molto, contengono diverse parti e specie della pianta, pertanto anche gli studi relativi sono molto variegati, in termini ad esempio di prodotto studiato o metodo di ricerca. In genere ben tollerata, può in alcuni casi scatenare allergia; in uno studio del 2003, inoltre, il consumo di Echinacea purpurea è stato associato con aumento del rischio di rash cutaneo.

Il ruolo dei probiotici contro il raffreddore non è ancora chiaro: l’esiguità delle ricerche in merito non è dirimente e si sa ancora poco, inoltre, sugli effetti della loro assunzione a lungo termine. Secondo una revisione Cochrane del 2015 potrebbero portare più benefici del placebo nella prevenzione di infezioni del tratto respiratorio superiore, tuttavia l’evidenza è debole.

Per le infezioni del tratto respiratorio superiore, sembra essere utile anche l’esecuzione di lavaggi nasali con soluzione salina; secondo una review del 2012, inoltre, i lavaggi possono essere utili nel corso dei malanni di stagione per ridurre l’arrossamento della gola e le secrezioni nasali, oltre che per migliorare la respirazione, riducendo la necessità di utilizzare decongestionanti nasali e mucolitici.

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