L’impatto della pandemia Covid-19 sulla salute e sul disagio di bambini e adolescenti e le possibili risposte offerte dalla medicina omeopatica sono stati i temi al centro del 10° Congresso Internazionale CEDH. Un’occasione di arricchimento, confronto e scambio di esperienze cliniche tra oltre 500 professionisti provenienti da 22 diversi Paesi
Si è tenuto a Roma il 21 e 22 ottobre scorsi il 10° Congresso Internazionale CEDH – Centre d’Enseignement et de Développement de l’Homéopathie.
Un’occasione di arricchimento, scambio e confronto di esperienze cliniche di oltre 500 professionisti della salute, provenienti da 22 Paesi, in merito all’impatto che la pandemia da Sars-Cov-2 ha avuto sulla salute di bambini e adolescenti e sulle possibili risposte che può offrire la medicina omeopatica.
Il Congresso è stato anche l’occasione per celebrare i 50 anni del CEDH, fondato nel 1972, che rappresenta il maggiore centro di formazione in omeopatia del mondo. L’ambizione del CEDH è quella di consentire a tutti i professionisti della salute di integrare l’omeopatia nella loro pratica quotidiana. Da 50 anni, i 162 medici docenti del centro hanno difatti formato circa 45 mila professionisti.
I temi al centro del Congresso
Tanti i temi trattati nel corso dell’intensa e partecipata due giorni. La giornata di venerdì 21 si è aperta con una relazione sui nuovi codici per curare bambini e adolescenti nel XXI secolo, seguita da diversi interventi relativi al disagio psicologico degli adolescenti, ai problemi del sonno, fino ai comportamenti a rischio e le dipendenze che possono colpire i teenager e le possibili risposte che l’omeopatia può offrire loro.
La sessione pomeridiana si è quindi concentrata sul delicato tema dell’oncologia pediatrica, ponendo l’attenzione sull’adeguata intercettazione dei sintomi, in quanto la diagnosi precoce modifica in maniera estremamente significativa la prognosi del paziente, per poi passare ai trattamenti più adeguati in relazione alla patologia oncologica e alle cure chemio o radioterapiche cui il giovane paziente viene sottoposto.
La seconda giornata di lavori ha affrontato, invece, i disturbi ginecologici dell’adolescente, le fobie scolari, la sindrome dermo-respiratoria e i possibili sviluppi futuri della medicina omeopatica.
Il Congresso ha inteso soprattutto evidenziare l’importanza dell’omeopatia nella presa in carico complessiva dei pazienti, senza tuttavia dimenticare l’importante ruolo della ricerca e degli studi clinici nello specifico settore omeopatico.
Il ruolo delle evidenze scientifiche per il futuro dell’omeopatia
L’Homeopathy Research Insitute (HRI) di Londra ha dedicato un approfondimento allo stato dell’arte e alle prospettive future di ricerca in ambito omeopatico: «L’omeopatia è controversa e può generare un acceso dibattito. Chi l’attacca spesso sostiene che non esistono studi scientifici per dimostrarne il meccanismo d’azione e che, tutt’al più, le si può attribuire un effetto placebo. Eppure, esistono dati significativi a sostegno di prove scientifiche. La ricerca in omeopatia è un campo relativamente nuovo, che si avvale di metodi scientifici rigorosi. Si tratta di un campo in piena ascesa che suscita grande interesse» è stato ribadito.
Il futuro dell’omeopatia, difatti, va di pari passo con l’avanzamento della ricerca, una ricerca che deve raccogliere e campionare esperienze nei 5 Continenti. Un primo e importante passo sarebbe quello di aderire agli studi per mettere a disposizione di tutti, e dei ricercatori in particolare, informazioni che possano essere condivise, rappresentando, con ciò, una fonte di arricchimento. L’esperienza di Clificol è stata lungimirante in tal senso: avere dati disponibili consente un intervento più tempestivo e una risposta più adeguata in tempi brevi.
Altro discorso è quello dei finanziamenti: si va dai 3-400 mila euro per uno studio di piccole dimensioni ai 3-4 milioni per uno studio di medie dimensioni, fino ad oltre 6 milioni di euro per una ricerca di più ampio respiro. Appare quindi di tutta evidenza l’importanza di fare squadra, trattandosi di cifre considerevoli, per la costituzione di veri e propri team finalizzati alla messa in cantiere di progetti di ricerca strutturati.