Stando ai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, i disturbi del neurosviluppo interessano fino al 20% dei minorenni, con un esordio sempre più precoce per numerose condizioni neuropsichiatriche, tra cui primeggiano i disturbi del comportamento alimentare.
Tuttavia, oltre 100mila minori non vengono assistiti in reparti pediatrici, stando al Libro Bianco della Federazione delle Società Scientifiche e delle Associazioni dell’Area Pediatrica – FIAPERD.
Alla luce di tutto questo, lo scorso 18 luglio è stato promosso un convegno sul tema “Dall’età evolutiva all’età adulta: transizione e tutela della salute mentale – percorsi interdisciplinari e presa in carico”, organizzato da Fondazione Onda ETS con la Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia – SINPF, con il patrocinio della Società Italiana di Pediatria – SIP, la Società Italiana Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza – SINPIA, la Società Italiana di Psichiatria – SIP, la Società Italiana della Medicina generale e delle Cure primarie – SIMG e con la Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze FeDerSerD e il contributo non condizionato di Otsuka Italia.
Si è trattato di un’occasione di confronto e dibattito in cui Fondazione Onda ETS ha individuato una serie di elementi su cui puntare per ottimizzare prevenzione e una corretta presa in carico di questi pazienti, assicurando al contempo una continuità assistenziale dall’età evolutiva all’età adulta.
Una situazione acuita dalla pandemia
«I giovani di oggi vivono un grande disagio, complice anche il ruolo della pandemia. Se da un lato, è fondamentale che esprimano a gran voce questo disagio in modo tale che i genitori vengano informati e si possa, di conseguenza, intervenire tempestivamente, dall’altro si deve garantire che il servizio di presa in carico sia efficace, non dispersivo e non lasci indietro nessuno. Al compimento della maggiore età, i giovani non si devono perdere all’interno del sistema proprio perché laddove sia ottenibile la guarigione, possono essere adottati interventi efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze. Oltre a ciò, stigma e mancanza di informazioni nei confronti della malattia mentale contribuiscono al ritardo nell’inquadramento diagnostico», ha sostenuto Francesca Merzagora, Presidente di Fondazione Onda ETS.
Italia fanalino di coda per i fondi dedicati alla salute mentale
A ciò si aggiunge l’esiguità dei fondi dedicati alla salute mentale che fanno del nostro Paese un fanalino di coda, con un allocamento di risorse inferiore al 3%, una cifra irrisoria rispetto a Germania e Francia, Paesi in cui la spesa supera il 10% del Fondo Sanitario.
Ne consegue che a livello nazionale la risposta territoriale appare carente e frammentata. Stando al libro bianco FIAPERD, oltre 100mila minori vengono assistiti in reparti non pediatrici a fronte di una saturazione di posti in reparti di neuropsichiatria infantile conseguente alle crescenti richieste.
Necessaria una più sinergica collaborazione tra professionisti
Per fornire risposte efficaci, gli esperti volgono lo sguardo innanzitutto ad una più sinergica collaborazione tra professionisti – neuropsichiatri, pediatri di libera scelta e i medici di Medicina generale – così da delineare un percorso verso i servizi di riferimento a supporto alle famiglie, favorendo così la transizione ai servizi dell’età adulta.
Puntare su screening, prevenzione e approccio coordinato
Estremamente efficaci in tal senso le dichiarazioni del Co-Presidente della Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia, Claudio Mencacci: «I primi impegni per le patologie mentali in età pediatrica e adolescenziale sono le strategie di prevenzione, screening e diagnosi precoce, secondariamente occorre garantire nella transizione dai 15 ai 24 anni una continuità di cura in collaborazione con la psichiatria-neuropsichiatria-dipendenze e la transizione dal pediatra al medico di Medicina generale. Di fatto si rende necessario un approccio coordinato, multidisciplinare, integrato dei servizi, una comunicazione efficace e un reale e appropriato supporto alla famiglia. Le Società Scientifiche condividono sempre più una visione comune e una unità di intenti, latita ancora la risposta istituzionale e l’assenza di un prioritario investimento in servizi e programmi di salute mentale a livello nazionale. Purtroppo, continua a mancare una visione di insieme, sono stati facilitati interventi spot come il bonus psicologico o lo psicologo di base in assenza di una visione di sistema, di un coordinamento sinergico ed efficace come l’istituzione di una Agenzia Nazionale per la salute mentale che possa garantire equità e condivisione sul territorio nazionale al tempo della nuova autonomia differenziata. Un Paese che non investe sulla salute mentale dei giovani non potrà crescere, cambiare e credere nel futuro.»
Le criticità ancora presenti
Tuttavia, nella pratica clinica si riscontrano ancora diverse criticità, tra cui un accesso significativo di pazienti in Pronto Soccorso.
Per garantire la continuità delle cure è anzitutto necessaria la condivisione di informazioni tra ospedale e territorio; non esiste ad oggi tuttavia un dossier condiviso.
Permane inoltre il problema di fissare una soglia di età per il passaggio dai servizi dedicati all’infanzia e adolescenza a quelli dell’adulto. Per garantire continuità, è necessario rimettere al centro la persona attraverso integrazione, confronto e un network di operatori in rete.