L’attività fisica fa la differenza, anche nel caso della steatosi epatica non alcolica (NAFLD). Uno studio americano, della Pennsylvania State University di Hershey, pubblicato su The American Journal of Gastroenterology, dimostra che 150 minuti settimanali di esercizio fisico sono in grado di produrre un miglioramento significativo in termini di riduzione del grasso epatico.

La NAFLD

Il problema è di rilevanza clinica anche in Italia, dove la prevalenza della NAFLD registra un tasso variabile tra 22,5% e il 27% nella popolazione generale, con una prevalenza del 2% di fibrosi avanzata NAFLD-associata. Vi sono, tuttavia, alcuni contesti che favoriscono questa condizione, ad esempio può manifestarsi con maggiore frequenza in presenza della sindrome metabolica e/o di altre malattie metaboliche, in caso di obesità (54-90%) e in pazienti con diabete di tipo 2 (70-80%). Nel tempo, la NAFLD può portare a cirrosi e tumore, con l’aggravante che non ci sono trattamenti approvati o una cura efficace per questa patologia: da qui la necessità di trovare soluzioni e azioni terapeutiche che possano contribuire al contrasto.

L’attività fisica sembra una di queste, come dimostrerebbe un recente lavoro americano (Exercise Training Is Associated With Treatment Response in Liver Fat Content by Magnetic Resonance Imaging Independent of Clinically Significant Body Weight Loss in Patients With Nonalcoholic Fatty Liver Disease: A Systematic Review and Meta-Analysis”) che ha messo a confronto studi controllati randomizzati su adulti con NAFLD, di cui alcuni sottoposti a allenamento fisico e altri a nessun allenamento fisico. Fine ultimo, valutare il raggiungimento dell’endpoint primario definito nella riduzione relativa ≥30% del grasso epatico misurato con la risonanza magnetica (soglia richiesta per il miglioramento istologico dell’attività della steatoepatite non alcolica, la risoluzione della steatoepatite non alcolica e lo stadio della fibrosi epatica).

Lo studio

I ricercatori con questo obiettivo hanno considerato quattordici studi, per un totale di 551 soggetti che rispondevano ai criteri di inclusione, ovvero età media 53,3 anni, indice di massa corporea 31,1 kg/m2. È stato così possibile osservare, nei due gruppi a confronto, che soggetti che si allenavano avevano maggiori probabilità di ottenere una riduzione relativa ≥30% del grasso epatico misurato con la risonanza magnetica (odds ratio 3,51, intervallo di confidenza 95% 1,49-8,23, P = 0,004) rispetto a quelli nel gruppo di controllo.

In un’analisi secondaria i ricercatori hanno inteso stimare quale fosse la quantità minima ottimale per raggiungere la riduzione del grasso epatico, definita poi in una dose di esercizio di ≥750 equivalenti metabolici del compito min/settimana tradotta nella pratica in 150 min/settimana di camminata veloce. Un impegno fisico sufficiente a determinare una risposta significativa al trattamento (rapporto di probabilità di risposta MRI 3,73, intervallo di confidenza 95% 1,34-10,41, P = 0,010) non ottenibile invece con quantità inferiori di esercizio fisico. Valora aggiunto: la risposta al trattamento è risultata essere indipendente dalla perdita di peso corporeo clinicamente significativa (>5%).

In conclusione

Indipendentemente dalla perdita di peso, l’esercizio fisico si associa a probabilità 3 volte e mezza superiori nel favorire la riduzione del grasso epatico misurato con la risonanza magnetica rispetto alle cure cliniche standard. Tali risultati fanno ipotizzare che l’esercizio fisico in quantità pari a 150 minuti settimana possa essere adottato nella gestione del paziente con NAFLD.

Fonte:

  • Stine JG, DiJoseph K, Pattison Z, Harrington A, Chinchilli VM, Schmitz KH, Loomba R. Exercise Training Is Associated With Treatment Response in Liver Fat Content by Magnetic Resonance Imaging Independent of Clinically Significant Body Weight Loss in Patients With Nonalcoholic Fatty Liver Disease: A Systematic Review and Meta-Analysis. Am J Gastroenterol. 2022 Dec 23.