L’integrazione con taurina sembrerebbe in grado di rallentare i marcatori chiave dell’invecchiamento come l’aumento del danno al DNA, il deficit di telomerasi, la compromissione della funzione mitocondriale e la senescenza cellulare. Se da un lato la taurina ovvero un suo deficit e dei suoi metaboliti sembrano implicati in questa serie di processi, dall’altro ci sarebbe evidenza che i livelli della sostanza possono essere aumentati con l’esercizio

I dati emergono dallo studio di laboratorio “Taurine deficiency as a driver of aging”, pubblicato recentemente su Science.

Le prime conferme sono sperimentali

Le concentrazioni ematiche di taurina, un aminoacido prodotto dal nostro organismo e presente in molti alimenti, diminuiscono con il progredire dell’età e rappresentano una causa di innesco potenziale di malattie dell’invecchiamento

Un gruppo di ricercatori americani ha condotto studi su modelli animali, in particolare topi, ma anche scimmie e altre specie per validare questa tesi, in parte, già sostenuta da precedenti lavori di ricerca. È stato così avviato un esperimento su 250 topi (C57Bl/6J wild-type), femmine e maschi di 14 mesi, che corrispondono a circa 45 anni per l’uomo, suddividendoli in due gruppi: il primo destinato a ricevere una volta al giorno, fino a fine vita, un supplemento/bolo di taurina. L’altro, il gruppo di controllo, un placebo o una diversa soluzione neutra. 

È stato possibile osservare nei topi alimentati con taurina, di entrambi i sessi, un aumento della vita media dal 10 al 12% e una crescita dell’aspettativa di vita a 28 mesi superiore di circa 18-25%. La sopravvivenza, inoltre, si correlava anche a benefici generali di salute: l’integrazione con taurina avrebbe favorito nei topi un miglioramento del funzionamento di ossa, muscoli, pancreas, cervello, grasso, intestino e sistema immunitario. Dunque, una vita più duratura e in salute, ecco l’assioma. 

Gli esperimenti sono stati estesi anche ad altre specie animali: scimmie, in cui si sarebbero registrati risultati simili ai topi, vermi, in cui si sarebbe osservato un prolungamento della vita, mentre, nei vermi multicellulari e lieviti non si sarebbero rilevati benefici.

Nell’uomo

Alcuni studi, meritevoli di ulteriori conferme e approfondimenti, sembrerebbero suggerire effetti positivi anche sulla nostra specie. 

Un’analisi di associazione dei fattori di rischio clinico dei metaboliti che ha tenuto conto di 50 parametri di salute studiati su 12 mila europei di età pari o superiore a 60 anni, mostrerebbe che concentrazioni inferiori di taurina, ipotaurina e N-acetiltaurina correlano a un aumento dell’obesità addominale, ipertensione, infiammazione e prevalenza del diabete di tipo 2

D’altra parte, un secondo studio farebbe osservare che l’esercizio fisico può contribuire a mantenere alte le concentrazioni di metaboliti della taurina nel sangue, a favore anche di una azione anti-aging.

Nuovi studi

Dovranno avvalorare queste ipotesi nuove ricerche. Tuttavia, secondo i ricercatori le permesse sembrano essere promettenti e aprono la potenziale via a opzioni terapeutiche che tengano conto del contrasto all’invecchiamento anche della taurina, le cui concentrazioni ematiche possono essere elevate con una corretta integrazione e l’esercizio fisico.

Fonte

Singh P, Gollapalli K, Mangiola S et al. Taurine deficiency as a driver of aging. Science, 2023, Vol. 380, Issue 6649.