Un recente studio polacco, al quale ha partecipato anche un gruppo di ricerca tedesco, valuta l’azione del selenio in donne con tiroidite di Hashimoto, date le sue proprietà di regolatore del sistema immunitario. In particolare il lavoro si concentra sulla relazione tra assunzione di selenio e produzione di particolari citochine in donne con tiroidite di Hashimoto:
- interferone γ,
- fattore di necrosi tumorale α,
- chemochina CXCL10,
- interleuchina 4,
- interleuchina 1β,
- interleuchina 17,
- fattore di crescita trasformante,
- proteina C-reattiva.
Questa è una delle patologie autoimmuni più diffuse nella popolazione e, stando ai dati riportati da Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità, sembra colpire tra il 5% e il 15% della popolazione femminile e dall’1% al 5% di quella maschile, con una incidenza che cresce con il progredire dell’età. Altri dati indicano la sua prevalenza nel sesso femminile, con un rapporto di 6:1 rispetto al maschi. Inoltre, questa è senza dubbio l’infiammazione tiroidea più diffusa al mondo. Importante sottolineare anche il ruolo della famigliarità, che è preminente e richiede quindi di monitorare la possibile comparsa della malattia nei figli e nelle figlie di chi ne è già colpito.
Funzionalità tiroidea compromessa
Non è chiaro il motivo per il quale il sistema immunitario di questi individui inizi ad aggredire il tessuto tiroideo, ma il risultato è nella maggioranza dei casi una riduzione della funzionalità di questa importante ghiandola endocrina. Tuttavia, solo la distruzione del 90% della ghiandola porta a un ipotiroidismo franco, eventualità nella quale è necessaria una terapia sostitutiva con L-tiroxina. In tutti gli altri casi, occorre tenere sotto controllo annualmente gli ormoni tiroidei. Inoltre, è opportuno ravvicinare i controlli in caso di gravidanza, situazione che può peggiorare la patologia, almeno per un certo periodo di tempo.
I particolari della ricerca
I numerosi parametri, dettagliati in precedenza, sono stati misurati all’inizio e alla fine dello studio, insieme a quelli relativi allo stato del selenio. Ventinove le pazienti incluse nello studio, tutte di nuova diagnosi: queste hanno assunto per 6 mesi una dose di selenio giornaliera pari a 100 µg; diciassette hanno utilizzato anche L-T4 alle dosi adeguate alla propria condizione.
L’effetto su interferone γ e interleuchina 1β
Il lavoro evidenzia cambiamenti nella produzione di due particolari citochine, a seguito della supplementazione: l’interferone γ e l’interleuchina 1β. Il primo passa da una concentrazione di 6,25 ± 4,98 pg/mL a 4.47 ± 2,02 pg/mL, mentre il secondo da 8,39 ± 6,62 pg/mL a 11,46 pg/mL. Le successive analisi cercano di individuare le cause di questo cambiamento, anche se non raggiungono certezze: è tuttavia chiaro che il risultato della supplementazione di selenio è interdipendente da altri fattori, come il grado di disfunzione tiroidea della singola paziente e lo sviluppo della tiroidite di Hashimoto stessa. Si capisce quindi che questo è solo il primo passo di una ricerca che deve continuare per capire meglio il ruolo specifico del selenio nell’equilibrio del sistema immunitario in questa patologia autoimmune e anche il significato dei cambiamenti osservati nelle citochine in seguito alla sua supplementazione. Lo studio è pubblicato su Nutrients.
Studio: Kryczyk-Kozioł, J.; Prochownik, E.; Błażewska-Gruszczyk, A.; Słowiaczek, M.; Sun, Q.; Schomburg, L.; Ochab, E.; Bartyzel, M.; Zagrodzki, P. Assessment of the Effect of Selenium Supplementation on Production of Selected Cytokines in Women with Hashimoto’s Thyroiditis. Nutrients 2022, 14, 2869.